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Rivoluzionario e dissacrante. Gli Uffizi e TikTok, come modernizzare il passato

Uffizi su TikTok

All’improvviso sta cambiando il mondo. La Galleria degli Uffizi su TikTok che prende in giro se stessa, ma anche gli altri, presentando le sue opere d’arte ai ragazzini terribili dell’universo virtuale, non se l’aspettava nessuno. Eppure oggi va così.

Lo storico museo del Rinascimento, simbolo di un’epoca e di un tempo, ma soprattutto tempio e baluardo della propria concezione umanista della vita, ha appena festeggiato con un po’ d’emozione la quota dei 500mila followers su Instagram raggiunta e superata in un batter d’occhio, correndo nel vento con un braccio fuori dal finestrino e la sigaretta in bocca:

Abbiamo praticato la bellezza ed è stato un mezzo per riflettere, commuoversi, difendersi, rafforzarsi. Per rinnovare il nostro amore sconfinato per Firenze, i suoi tesori, i suoi scorci disabitati, illuminati dai cieli azzurri di una splendida primavera”.

Spiega poi di aver raggiunto il tredicesimo posto nella classifica dei musei su Instagram, che a prima vista può non sembrare un risultato così eccezionale. Attenzione alle apparenze, però. Perché la verità è un’altra.

Uffizi su TikTok

L’approdo sui social

Gli Uffizi sono stati fino a poco tempo fa un museo d’arte completamente lontano dal mondo dei social, quasi asserragliato nella sua grandezza aristocratica e addirittura un po’ sprezzante, un luogo di cultura che fino a due anni fa non conosceva nemmeno l’esistenza di internet.

Solo a marzo di quest’anno, dopo la chiusura imposta dal coronavirus, aveva deciso di aprire, quasi con una certa riottosa titubanza, la sua pagina facebook. Eppure, appena sbarcati, hanno fatto 18mila contatti in un solo giorno, un vero e proprio boom, e hanno superato in poco più di un mese la soglia di un milione e 900mila visualizzazioni.

In un lasso di tempo brevissimo, la Galleria di Firenze è passata incredibilmente dagli ultimi posti riservati ai neofiti a quelli in prima fila delle avanguardie.

Uffizi e TikTok

L’approdo su TikTok

Ed è andata così di corsa che è arrivata fra i primi su una piattaforma rivoluzionaria e dissacrante come quella di TikTok, una app cinese al primo posto nel mondo per numero di download nel 2020, con contenuti di intrattenimento più simili a Youtube che a un normale social network, utilizzato da più di mezzo miliardo di utenti di cui oltre il 65 per cento con meno di 18 anni.

Su TikTok, i video sono brevissimi, non più di 15 secondi, tutti veloci, ma soprattutto ironici e scherzosi, sono delle frecce al curaro, come le battute di Spinoza.it.

All’apparenza, il mondo più lontano che esiste dagli Uffizi. E invece, non solo funziona, ma funziona meglio di tutti, dopo aver aperto il nuovo canale con il nome di @uffizigalleries il 28 aprile e in neanche due mesi aver raggiunto più di 21 mila e 700 followers con 87.800 like.

Il Metropolitan Museum di New York ne ha 8.935, il Rijksmuseum di Amsterdam 7339. E il Prado di Madrid è molto più indietro. «Eravamo praticamente all’età della pietra», ha confessato candidamente il direttore Eike Schmidt. Solo che in pochi mesi sono riusciti a sorpassare tutti e a diventare un leader dei museo social.

Uffizi e TikTok

Come è nata l’idea

Fa un certo effetto immaginare questo tempio del Rinascimento, questa istituzione secolare, come un modello giovanile. Ma anche questa improvvisa e fino a ieri impensabile metamorfosi ha un suo segreto. Schmidt racconta che chiacchierando con una certa curiosità sul pianeta per lui forse quasi sconosciuto dei social network, ha sentito Ilda Forgione, 35 anni, una delle più giovani fra le sue collaboratrici, dirigente nel settore amministrativo, parlare benissimo e in maniera molto divertita di questo TikTok.

L’idea è nata da lì. «Vogliamo provare anche noi?», le ha chiesto Schmitd. «Devi organizzare una squadra e poi partiamo». Il problema è che non sono tanti i giovani che lavorano agli Uffizi, mentre quella piattaforma aveva assolutamente bisogno di idee e di linguaggi giovanili, almeno under 20. Così, a cominciare proprio da Ilda Forgione, hanno coinvolto figli, nipoti, anche due cugini di 18 e 19 anni che si sono dannati l’anima a suggerire video irriverenti e allegri.

Come le vignette sulle prime pagine dei giornali, alla stessa maniera un po’ irriguardosa ma intelligente, anche un museo può fare umorismo -sottolinea alla fine Schmidt- Serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello a cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere stesse in una maniera nuova, persino scanzonata”.

Uffizi e TikTok

 

Da Michelangelo a Tiziano

Il nuovo canale è stato inaugurato con quattro opere, il Tondo Doni di Michelangelo, il doppio ritratto dei Duchi di Montefeltro di Piero della Francesca, e la Maddalena di Tiziano. Da quel momento non si sono più fermati. Uno dei primi video mostrava il Cavaliere Pietro Secco Suardo, dipinto attorno al 1500 da Giovanni Battista Moroni, aggirarsi per gli Uffizi con movimenti sincopati sulle note di una canzone di Fedez, Le Feste di Pablo.

In un altro il coronavirus come un cartone animato di Jessica Rabbit danza fra i corridoi della Galleria svuotata dal suo pubblico e a un certo punto si ferma davanti al dipinto di Caravaggio sulla Medusa, figura mitologica che trasformava chiunque osasse guardarla in pietra. E anche adesso la stessa sorte colpisce il pupazzo del Covid che ha sfidato la leggenda e per questo si tramuta in roccia e cade per terra, appena compiuto il sortilegio, spezzandosi al suolo.

Modernizzare il passato non è una operazione semplice. Ma queste immagini così sfrontatamente giovanilistiche nella loro arguzia devono aver colpito nel segno se anche il New York Times ha deciso di occuparsene con un lungo articolo. E dopo aver descritto con un leggero sorriso la Primavera di Botticelli racchiusa in una canzone che sale di ritmo e toni, mentre il video modifica quelle eterne figure del quindicesimo secolo facendole danzare nel tempo, Alex Marshall sottolinea come il museo cerchi di «trasformare la sua immagine da una polverosa casa d’arte rinascimentale a un luogo che adesso vuole attrarre gli adolescenti».

L’arte non è noiosa

Il secondo step che si aspetta adesso il museo è che siano proprio quei giovani richiamati da TikTok a visitare questa galleria di opere d’arte a proporre direttamente i video, in una sinergia perfetta che completerebbe una operazione nata quasi per caso pochi mesi fa.

A volte- dice Ilda Forgione- devi dare alla gente un punto di vista diverso, qualcosa che dice che l’arte non è noiosa. Non è una cosa che si può imparare a scuola. La scopri da solo”.

E in ogni caso se parti con un po’ di geni dalla tua parte è un bel cominciare. L’unica cosa che ha fatto di buono il coronavirus è risvegliare questi geni chiudendoli in gabbia. Senza di lui, gli Uffizi sarebbero ancora fuori dalla porta, senza facebook, senza tiktok, senza web.

L’account ufficiale 

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