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Gli Sfregi di Nicola Samorì a Bologna. Prime immagini della grande mostra a Palazzo Fava

Nicola Samorì, Sfregi, veduta dell’allestimento, Palazzo Fava, Bologna (Foto Paolo Righi) Nicola Samorì, Sfregi, veduta dell’allestimento, Palazzo Fava, Bologna (Foto Paolo Righi)
Nicola Samorì, Sfregi, veduta dell’allestimento, Palazzo Fava, Bologna (Foto Paolo Righi)
Nicola Samorì, Sfregi, veduta dell’allestimento, Palazzo Fava, Bologna (Foto Paolo Righi)

La ventennale carriera di Samorì in una selezione di 80 lavori di scultura, pittura e grafica nel “Palazzo delle Esposizioni” di Genus Bononiae

Sfregi è l’emblematico titolo della personale di Nicola Samorì ospitata fino al 25 luglio a Bologna e ideata come progetto site specific per le sale di Palazzo Fava. Sebbene su un manuale di Storia dell’Arte la mostra sarebbe definita “una retrospettiva o antologica”, in verità Sfregi è un dialogo con le testimonianze dei grandi maestri, dai Carracci all’Albani passando per Canova. Che Samorì ha incontrato nelle sale di quello che è il Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae. Una sfida, affascinante certamente ma anche un progetto di “regia” così come l’ha definito l’artista forlivese. La cui carriera ventennale è qui cadenzata da una selezione di circa 80 lavori di scultura, pittura e grafica accompagnati dalla curatela di Alberto Zanchetta e Chiara Stefani.

 

Nicola Samorì (Foto Michela Ravaglia)
Nicola Samorì (Foto Michela Ravaglia)

Sfregi, sin dal titolo, evoca una diarchia semantica che rimanda sia alle labirintiche stratificazioni materiche che afferiscono alla ricerca di Samorì sia alla “regalità” intrinseca di tale dialogo, come suggerito da Zanchetta. Che metaforicamente indica di immaginare il percorso espositivo come un labirinto filosofico, laddove il caos primigenio della creazione trova spazio senza timore reverenziale verso i maestri del passato. E piuttosto tenta – riuscendovi – di dar vita ad un confronto che, se da un lato cela un desiderio di sfida, dall’altro sviluppa la centralità del rimando ambiguo e misterico, della feconda tematica dello sguardo, che, nel dettaglio, ben si sviluppa al secondo piano dell’esposizione dove il potere è lasciato alle alchimie materiche che Nicola Samorì porta avanti da sempre.

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Non esiste, in Sfregi, una lettura univoca, poiché le opere sono imperituro interrogare lo spazio, il tempo, le percezioni, le iconografie note e quelle cui lo stravolgimento operato dall’artista, sotto lo sguardo degli affreschi, delle dipinture o dei marmi di un glorioso passato, genera di volta in volta. Nel lavoro di regia che Samorì ha delineato ciò che consegna al pubblico – quando finalmente le normative nazionali permetteranno la riapertura dei musei – è una serie di frames legati da un fil rouge sapiente, colto eppure enigmatico cui spetta ad ognuno saperne stabilire talune valenze, accompagnato dal contributo critico dei curatori e dalla scenografia d’eccezione.

https://genusbononiae.it/mostre/nicola-samori-sfregi/

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