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Il più intimo Fabio Mauri: le riflessioni su carta del grande artista in mostra a Milano

Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48x32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48x32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri
Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48x32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri
Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48×32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri
Fino al 1 Aprile 2022 la Galleria Viasaterna, in collaborazione con Hauser&Wirth e Studio Fabio Mauri, ospita nel suo spazio milanese la mostra FABIO MAURI. Opere dell’Apocalisse, a cura di Francesca Alfano Miglietti. La mostra vede come protagonisti alcuni dipinti e disegni su carta dell’artista Fabio Mauri (1926-2009) provenienti dall’archivio dello stesso.

La parola fine sembra costituire la parabola della mostra FABIO MAURI. Opere dell’Apocalisse ospitata dalla galleria Viasaterna di Milano dove, per la prima volta, disegni inediti risalenti agli anni ’80 hanno la possibilità di dialogare con altri già conosciuti. La fine non come punto di arrivo, bensì intesa come spirito guida che apre il sipario della pura esplorazione. Attraverso lo spettro della fine e del caos veniamo condotti a riflettere – come suggerisce il titolo – sul mistero dell’Apocalisse, vale a dire dello svelamento, e a scontrarci con la complessità tutta: ideologica, intellettuale, spirituale, umana, artistica.

La chiave di lettura di questo viaggio nella complessità è immediatamente data all’osservatore una volta varcata la soglia della galleria. In un’armonica e potente dialettica sono stagliate sulle pareti d’ingresso dello spazio di Viasaterna, percorrendone i due livelli, alcune delle opere-esponenti delle serie di disegni presenti in mostra: L’Apocalisse, gli Scorticati e i Dramophone. L’esperienza quasi epifanica dello svelamento non riguarda infatti solo la serie dell’Apocalisse ma, con diverse sfumature, abbraccia anche la serie di disegni degli Scorticati e dei Dramophone.

Se i primi svestono per così dire l’essere umano della propria integrità, rivelandone fragilità e debolezze; nei secondi – i Dramophone – la rivelazione sta nella ferma e conscia presa di posizione di Mauri che, con declinazione a tratti fatalista, percepisce il destino del mondo e dell’umanità come già predeterminato, già registrato esattamente come un disco. A conferire al dialogo più monumentalità sono anche presenti i già celebri schermi di Mauri, i The End (1960-2005), sempre su carta. La fine appunto, che nel momento in cui si palesa davanti ai nostri occhi nella sua dicitura cinematografica, ci fa accedere inaspettatamente ad un nuovo inizio, liberando la nostra immaginazione.

Il disegno costituisce per un’artista la dimensione più intima: è espressione di ciò che risiede nella profondità, la traslazione su carta di un pensiero ponderato. Il disegno è rivelazione per l’artista stesso; è il tentativo di dare corpo alle visioni dell’intelletto; è il mezzo di cui l’artista si serve per pensare. Nella trinità del processo artistico del disegno, ovvero nel compiersi dell’idea-movimento-segno (pensiero-mano-disegno) l’artista conquista la sostanza ben prima della forma.

Fabio Mauri, Senza titolo 11, 1980, tecnica mista su carta, cm 48x32,6, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri
Fabio Mauri, Senza titolo 11, 1980, tecnica mista su carta, cm 48×32,6, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri

La serie dei disegni dell’Apocalisse -come quella degli Scorticati e dei Dramophone – potremmo dire, estremizzando, che da una parte è autoreferenziale – in quanto la rivelazione è in sé e di per sé nell’atto stesso del disegnare e non solo in ciò che si sta disegnando- e dall’altra è generosamente universale – in quanto si ricollega al senso più originario e assoluto dell’umanità, a quella perenne ricerca dei significati primi della vita. I disegni di Mauri vibrano di vitalità: i colori accesi e generosamente pastosi scorrono veloci sulla carta, mossi da un’imperativa urgenza che, come sempre per Mauri, consiste nl rendere visuale e concreto un dilemma morale.

Fabio Mauri è sempre stato attratto dagli spigoli della nostra Storia, dalle sottigliezze e dalle ambiguità che ne derivano. Per questo nel percorso espositivo proposto da Viasaterna e curato da Francesca Alfano Miglietti, risulta di fondamentale importanza la dialettica che si instaura tra opere come i The End, i Dramophone, gli Scorticati e l’Apocalisse. Perché è solo facendo comunicare ed esprimere tra loro  – prima che con l’osservatore – le suddette opere, che è possibile coglierne tutte le sfaccettature.

Solo così può avvenire quel cortocircuito capace di sviscerare e di rendere chiare le differenze proprie di ciascuna serie. I disegni di Mauri parlano infatti la stessa lingua ma ciascuna delle serie pone un accento diverso sulla Storia e sul mondo. La mostra è necessaria a comprendere a pieno, dall’interno, non solo l’universo Mauri ma la nostra società: chi eravamo e chi siamo, per poi infine chiederci chi vogliamo essere.

Quello offerto dalla Galleria Viasaterna è un percorso intimo in negativo: parte dalle tenebre e affronta le ombre per poi risalire nella luce. É uno di quei viaggi difficili ma, proprio per questo, fondamentali: di quelli a cui ripensi ancora dopo molto tempo e dei quali provi nostalgia. Mauri, l’artista e l’uomo che ha sfidato l’Ideologia, colui che non ha mai osservato niente con superficialità, rappresenta oggi più che mai ciò di cui avremmo bisogno: la forza di un pensiero critico che ha il coraggio di confrontarsi direttamente con le insidie e le dinamiche più oscure della società.

Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48x32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri
Fabio Mauri, Senza titolo, 1985, tecnica mista su carta, cm 48×32.8, courtesy Viasaterna, Hauser and Wirth and Studio Fabio Mauri

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