Arte concettuale
Arte concettuale non è solo il nome di uno tra i più recenti e probabilmente radicali movimenti artistici, ma è un termine che attira l’attenzione su un mutamento generale dell’arte. Le prime esperienze “concettuali” furono rappresentate dai movimenti Dada e Minimal Art tra gli anni cinquanta e sessanta. L’arte concettuale, nata degli anni ’60, ebbe un’eredità grandiosa nel ventennio successivo, continuando ad influenzare le procedure artistiche attuali. Spesso i suoi esponenti puntarono alla riflessione critica sul fatto stesso di fare arte, producendo opere autoreferenziali, scevre da quel sentimento o da quella spontaneità che funge da pregiudizio stereotipato in un lavoro artistico.
Il maggior esponente di questo pensiero è stato sicuramente Joseph Kosuth, che con i suoi saggi filosofici raccolti in “Art after philosophy” dichiara apertamente come il compito dell’artista consista nell’interrogare la natura dell’arte, come ben presenta nella serie intitolata One and Three.
One and Three Chairs, 1965, Joseph Kosuth, The Museum of Modern Art, New York
Da una collaborazione di artisti concettuali ha origine Art & Language che ha subito molti cambiamenti da quando è stata creata alla fine degli anni ’60. Il gruppo è stato fondato da artisti che condividevano il desiderio comune di combinare idee e preoccupazioni intellettuali con la creazione di arte. Il primo numero del giornale del gruppo, Art-Language, è stato pubblicato nel novembre 1969 in Inghilterra e ha avuto un’influenza importante sull’arte concettuale negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Map to Not Indicate 1967, Art & Language Terry Atkinson & Michael Baldwin, Tate London
Rolf Wederer che insieme a Konrad Fischer curò la mostra “Konzeption/Conception” inaugurata nell’ottobre del 1969 allo Stadtisches Museum di Leverkusen, mostra che fu la prima rassegna museale precisamente dedicata al tema dell’arte concettuale. Rolf Wederer nel suo testo alla mostra scriveva che “la designazione di arte concettuale apre a forme artistiche che non possono essere giudicate e comprese sulla base di creazioni concrete e manifeste, ma che si basano –così come avviene per altri media- su procedure e processi. In altre parole, il cambiamento che questo termine introduce non riguarda solo la forma e il soggetto dell’arte, ma la stessa struttura”
L’eredità del concettuale, la cui principale influenza si identifica nel permanere di un atteggiamento critico capace di rimettere in discussione le sue stesse premesse, ha continuato a dimostrarsi determinante anche dopo il 1980, e può essere individuata in molte delle declinazioni attuali del video, della performance, della Land Art, dell’Arte povera, della Body Art, della Narrative Art, dell’arte pubblica e relazionale.
Se ci atteniamo alla definizione stretta di “arte concettuale”, restringendone anche il campo geografico, allora il vero colpo di genio fu quello di Seth Siegelaub, l’uomo che di fatto si inventò il concettuale nella galleria aperta a New York nel giugno del 1964 e chiusa appena tre anni dopo, non prima però di aver radicalmente cambiato le sorti dell’arte contemporanea. Scrittore, critico, collezionista, gallerista, mercante, curatore, imprenditore, ma soprattutto pubblicitario, Siegelaub fu il vero deus ex machina di un’arte che voleva scalzare il mercato e nello stesso tempo sfruttarlo, allevare una generazione di nuovi collezionisti, sbarazzarsi dell’arte del passato, assecondare il nascente “capitalismo avanzato” con tutti i suoi vizi, irretire le imprese e le industrie per farne nuovi mecenati, piegare l’arte a buona pubblicità per consolidare l’immagine delle aziende e accrescere il valore delle azioni e allo stesso tempo delle opere stesse.
L’arte concettuale è un tentativo molto serio e profondo – oserei dire necessario – che molti artisti hanno fatto per costringere i fruitori a riflettere insieme, cioè non solo da artisti ma anche da spettatori, sullo statuto dell’arte, su cosa essa sia e cosa dovrebbe essere per un grande pubblico.
Sol LeWitt, Wall Drawing 280 1976, San Francisco Museum of Modern Art
Senza titolo 1961, Giulio Paolini, Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino
Nel gruppo di artisti concettuali possono essere inclusi oltre ai già citati Joseph Kosuth e Art & Language, gli americani Bruce Nauman, Sol LeWitt e Lawrence Weiner, il tedesco Joseph Beyus, l’italiano Giulio Paolini ed altri.
I Like America and America Likes Me, Performance, Joseph Beyus
Bruce Nauman, Untitled (Hand Circle) 1996, Tate, UK
Link utili:
https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_concettuale
http://www.francescomorante.it/pag_3/317.htm
https://www.fotoartearchitettura.it/storia-arte-contemporanea/arte-concettuale.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/arte-concettuale