Informale
Tendenza pittorica di tipo astratto non geometrico che caratterizzò l’avanguardia artistica degli anni Cinquanta del Novecento nata in linea con l’espressionismo astratto americano. Il termine «informale» fu coniato negli anni ’50 dal critico francese Tapié. A questa etichetta sono state variamente attribuite, e poi negate, molte ricerche di quegli anni. La caratteristica dell’«informale» è di essere contrario a qualsiasi «forma». Oggi si tende a individuare, nell’ambito dell’informale, due correnti principali: l’informale gestuale e l’informale materico. Ma a queste due tendenze vanno di certo uniti altri due segmenti: quello dello spazialismo e quello della pittura segnica.
L’informale, rifiutando il concetto di forma, si differenzia dalla stessa arte astratta, costituendone al contempo un ampliamento. Questo ampliamento non è da intendersi solo come possibilità di creare immagini nuove, ma anche come allargamento del concetto stesso di creatività artistica in quanto l’informale produrrà in seguito una notevole serie di tendenze che finiscono per sconfinare del tutto dalle tradizionali categorie di pittura e scultura. L’informale è pertanto da considerarsi una matrice fondamentale di tutta l’esperienza artistica contemporanea.
L’informale gestuale, anche definito «action painting» proviene soprattutto dagli Stati Uniti, e coincide di fatto con l’espressionismo astratto. Suo maggior rappresentante è Jackson Pollock. La sua tecnica pittorica consisteva nello spruzzare o far gocciolare (dripping) i colori sulla tela senza procedere ad alcun intervento manuale diretto sulla superficie pittorica. Le immagini così ottenute si presentano come un caotico intreccio di segni colorati, in cui non è possibile riconoscere alcuna forma.
Ocean Greyness 1953, Jackson Pollock, Solomon R. Guggenheim Museum, New York
L’Informale materico è la tendenza che maggiormente si manifesta in Europa. La poetica della “materia” è alla base della pittura materica. L’artista applica sul quadro strati spessi e rugosi di colore, spento e scialbo. Talora mescola altri materiali, come colla, stoffa, sabbia, sassi, affinchè l’effetto ottenuto può assumere il carattere di una solidità quasi scultorea. In generale, si tratta di un tipo di pittura dal procedimento più lento rispetto ad altri indirizzi dell’Informale. L’artista, infatti, calcola attentamente l’equilibrio compositivo del quadro, cerca di valorizzarne al massimo le caratteristiche della superficie. Il suo interesse non è rivolto tanto alla forma rappresentata o al gioco delle tinte. Si focalizza piuttosto sulla trama e il colore della materia, cercando nel contempo di salvaguardare l’armonia complessiva dell’immagine. Attraverso questo procedimento l’artista sonda le potenzialità energetiche ed evocative della materia nuda e cruda, del tutto autonoma, svincolata da un’immagine. Le concrezioni di materia pittorica, che sembrano sospese nel vuoto, diventano quindi metafora di una ricerca esistenziale. Una ricerca volta a scoprire qualcosa di autenticamente genuino, da poter opporre alla desolante mancanza di certezze.
Il movimento spazialista, detto anche movimento spaziale, arte spaziale e spazialismo, è un movimento pittorico nato nel 1946, fondato da Lucio Fontana in Argentina in gemellaggio con la Galleria Il Cavallino di Venezia.
Concetto spaziale, Attesa, 1966, Lucio Fontana, collezione privata
Si definisce segnica quell’esperienza pittorica che si realizza in una sorta di scrittura, così da creare dei nuovi alfabeti individuali. La pittura segnica coincide spesso con la pittura di gesto, in quanto trascrizione immediata di impulsi gestuali in segni; talora è invece frutto di un’operazione meno istintiva ed automatica, anzi lucidamente controllata.
Sacco 5P 1953, Alberto Burri, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
I quadri informali sono pertanto la negazione di una conoscenza razionale della realtà, ossia diventano la rappresentazione di un universo caotico in cui non è possibile porre alcun ordine razionale. In tal modo l’esperienza artistica diventa solo testimonianza dell’essere e dell’agire. E in ciò si lega molto profondamente alle filosofie esistenzialistiche di quegli anni, che proponevano una visione di tipo pessimistico della reale possibilità dell’uomo di realizzarsi nel mondo. Nell’informale di gesto il risultato che si ottiene è del tutto automatico: deriva non da scelte formali coscienti ma da gesti compiuti secondo movenze in cui la gestualità deriva dalla liberazione delle proprie energie interiori.
Uno dei grandi fascini di quest’arte risiede proprio nel suo farsi. Da essa infatti possiamo far derivare tutte quelle esperienze successive, quali il comportamentismo, la body art o le performance, in cui il risultato estetico non risiede più nell’opera compiuta, ma solo nel vedere l’artista all’opera. L’informale si riallaccerà inoltre anche al Dadaismo per il rifiuto della tradizione culturale ed accoglierà anche suggestivi spunti dal Surrealismo per l’esaltazione dell’inconscio.
Ingrabam 1989, Georges Mathieu, collezione privata
Tra gli artisti più importanti ricordiamo Alberto Burri, Emilio Scanavino, Lucio Fontana, Marcel Duchamp, Jackson Pollock, Vassily Kandinskij, Piet Mondrian, Franz Kline, Antoni Tàpies, Jean Dubuffet, Jean Fautrier, Alfred Pauletto, Georges Mathieu, Hans Hartung.
Black Reflections 1959, Franz Kline, The Metropolitan Museum of Art, New York
Hans Hartung, P59-19-D-20, 1959, Tate London
Antoni Tàpies 1984 , ‘Vermell Damunt Diari’
Link utili:
https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_informale
http://www.francescomorante.it/pag_3/315.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/arte-informale_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/