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Dadaismo

Intorno al 1916, in piena Prima guerra mondiale, nacque a Zurigo il Dadaismo. Sorse non a caso in territorio neutrale, come reazione contro la guerra e contro i nazionalisti imperanti, per iniziativa di alcuni artisti, quali lo scrittore tedesco Hugo Ball (1886-1927), lo scultore alsaziano Hans Arp (1887-1966), il pittore rumeno Marcel Janco (1895-1984) e il poeta rumeno Tristan Tzara, espressione dell’omonimo circolo culturale al quale partecipava saltuariamente anche James Joyce, residente in quegli anni a Parigi.

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Euphoria Dada 1917, Marcel Janco, collezione privata
Risultati immagini per opere di hans arp

Hans Arp, Planche à œufs del 1922, Belgio, collezione privata

Nel 1917-18 uscì la rivista Dada. Il termine dada riflette tutti gli atteggiamenti che stanno alla base del Dadaismo: non-senso e casualità, incoerenza, ironia e libertà, anarchismo. Dada è una parola scelta a caso e che non significa di per sé nulla; suggerisce l’idea di un espressione uscita dal nulla che abbraccia tutte le questioni supreme. Esso si caratterizza come avanguardia radicale, polemica anche nei confronti delle precedenti avanguardie, giudicate troppo prudenti e ancora borghesi.

Convenzionalmente l’inizio del Dadaismo si fa coincidere con l’apertura il 1° febbraio 1916 a Zurigo, in Svizzera (Paese neutrale), del Cabaret Voltaire, dedicato al grande illuminista francese, che credette nei valori della ragione dell’uomo, valori che in quegli anni appaiono travolti dall’irrazionalità della Prima guerra mondiale.

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Una targa con dedica al dadaismo presso il Cabaret Voltaire, Zurigo

Il Cabaret Voltaire divenne il luogo di incontro di artisti e intellettuali europei trasferitisi nella città elvetica, isola di pace nell’Europa in guerra. Tra questi il poeta rumeno Tristan Tzara, artisti ed intellettuali come lo scultore e il pittore alsaziano Hans Arp, lo scrittore e filosofo tedesco Hugo Ball e gli artisti francesi Picabia e Duchamp.

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Francis Picabia. La Ville de New York aperçue à travers le corps 1913, The Museum of Modern Art, New York

Tristan Tzara ha così definito lo stato d’animo del gruppo: «Disgusto e rivolta… Noi eravamo risolutamente contro la guerra senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. L’impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l’assurdo superavano di gran lunga i valori estetici…».

I dadaisti mescolano pittura, scultura, grafica, fotografia e sperimentano le infinite possibilità estetiche offerte dai materiali e dalla loro combinazione. È dal concatenarsi casuale di forme e oggetti che nasce l’opera d’arte, un puro atto estetico, privo di valore economico e di qualsiasi funzione pratica. L’avanguardia dadaista gioca con gli oggetti e le parole in totale libertà; ama esporre con la solennità dell’arte tradizionale i ready mades (oggetti d’uso comune), realizzati dal francese Marcel Duchamp e dallo statunitense Man Ray con ruote di bicicletta, spago, scatole ecc..

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Marcel Duchamp, Fountain 1917, Tate Britain

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Man Ray, Cadeau, 1921, Tate Britain

Diffusosi rapidamente in Europa, il Dadaismo può ritenersi concluso nel 1924, quando il gruppo (Breton, Eluard, Aragon) che gravitava attorno alla rivista Littérature e che per qualche anno aveva collaborato con Tzara se ne stacca e dà vita al Surrealismo.

 

Link utili:

https://it.wikipedia.org/wiki/Dadaismo

http://www.treccani.it/enciclopedia/dadaismo_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

http://www.francescomorante.it/pag_3/312.htm

http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/arte/L-arte-del–900/Dadaismo-e-surrealismo/Dadaismo.html

 

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