Futurismo
Il Futurismo fu il primo movimento d’avanguardia italiano, nacque ufficialmente nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del futurismo da parte di Marinetti sul giornale parigino “Le Figaro”. Vi si mescolavano elementi ideologici ripresi da Nietzsche, Bergson, Sorel, D’Annunzio, Zola ed altri ancora. Contro le tendenze della pittura tradizionale e contro il passatismo borghese, Marinetti inneggiò alla nascita di un’arte fortemente caratterizzata in chiave dinamica, espressione di una nuova società urbanizzata e industrializzata, capace di fornire nuovi miti portatori di una nuova bellezza: la velocità. I soggetti principali del movimento furono “le grandi folle agitate dal lavoro e dalla sommossa” le rivoluzione delle capitali moderne, il fervore notturno dei cantieri incendiati dalle violenti luci elettriche, le automobili da corsa, i piroscafi e gli aeroplani, tutto ciò che rappresenta il ritmo frenetico della trasformazione della società contemporanea compresa la lotta violenta e la guerra rigeneratrice.
Nel 1911 a Milano i pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo firmarono Il Manifesto Tecnico della pittura futurista.
Carlo Carrà, Il Cavaliere Rosso 1913, Milao, Museo del Novecento
Gino Severini, Il gatto nero 1911, National Gallery of Canada
Luigi Russolo, “Dynamism of a Car” (1912 – 1913)
Per esprimere i ritmi frenetici della vita moderna tutti i soggetti dei quadri e l’ambiente vennero deformati e resi attraverso la compenetrazione di piani, volumi e visioni. In queste opere scomparve la differenza fra oggetti e spazi, fra elementi immobili e dinamici. Inoltre i futuristi avranno un ruolo di primo piano tra gli interventisti e i fascisti: l’atteggiamento aggressivo non sarà più riferito solamente alla loro produzione letteraria e artistica ma anche alle loro posizioni politiche e ai loro comportamenti. Spinti dal culto per l’azione su posizioni interventiste, allo scoppio della prima guerra mondiale alcuni futuristi partiranno per il fronte. Tra di essi Umberto Boccioni, che morirà a Verona nel 1916 per una caduta da cavallo. Dopo la sua morte Giacomo Balla diventerà il protagonista del movimento.
Velocità astratta + rumore, 1913-14, Giacomo Balla, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Essi infine furono contrari sia all’immagine della donna idealizzata dalla poesia amorosa, sia alla donna moderna, partecipe del mondo della produzione, dichiarandosi nemici del femminismo e proclamando “il disprezzo della donna”.
Per la scultura Boccioni invece puntò sul dinamismo e scrisse: “Il dinamismo è l’azione simultanea del moto caratteristico particolare dell’oggetto, con le trasformazioni che l’oggetto subisce coi suoi spostamenti in relazione all’ambiente mobile o immobile”. Egli proclamò la compenetrazione dei piani secondo la visione che egli definì del trascendentalismo fisico. Asserì che nella scultura non fosse possibile il rinnovamento se non cercando lo stile del movimento, cioè “rendendo sistematico e definitivo come sintesi quello che l’impressionismo ha dato come frammentario, accidentale, quindi analitico”.
Development of a Bottle in Space, 1913, cast 1950, Umberto Boccioni, Metropolitan Museum of Art, New York
La scultura futurista pertanto scaturirà dalla sistematizzazione delle vibrazioni delle luci e delle compenetrazioni dei piani. Affermò quindi la necessità di distruggere il nudo sistematico , il concetto tradizionale della statua e del monumento per dare posto alla scultura d’ambiente la quale potrà modellare l’atmosfera che circonda le cose. Nel 1912, lo stesso Boccioni pubblica il Manifesto tecnico della scultura futurista. Punto di arrivo di questa ricerca può essere considerato Forme uniche della continuità nello spazio, del 1913: l’immagine, applicando le dichiarazioni poetiche di Boccioni stesso, è tutt’uno con lo spazio circostante, dilatandosi, contraendosi, frammentandosi e accogliendolo in sé stessa.
Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio 1913, The Museum of Modern Art, New York
All’architetto Antonio Sant’Elia si deve il “Manifesto dell’architettura futurista”. Egli affermava che gli artisti contemporanei dovessero trovare ispirazione nel mondo meccanico, voleva combattere le linee perpendicolari e orizzontali, le forme cubiche e piramidali, che sono statiche, per opporvi le linee oblique ed ellittiche che sono dinamiche. Propugnava poi una rivoluzione nell’uso dei materiali volgendosi verso il vetro, il cartone, la fibra tessile, i surrogati del legno, il cemento armato nel segno di una caducità e transitorietà dell’arte.
Antonio Sant’Elia, La centrale elettrica, Parte della serie La Città Nuova, 1914.
Voleva infine che l’architettura futurista armonizzasse l’ambiente con l’uomo.Il 27 gennaio 1934 fu pubblicato l’ultimo manifesto futurista relativo a temi architettonici, il Manifesto dell’Architettura Aerea, redatto da Marinetti, Angiolo Mazzoni e Mino Somenzi, che spostava il tema della nuova progettazione verso una scala urbanistica seppur in chiave visionaria.
Sul terreno della musica poi Russolo teorizzò l’enarmonismo capace di realizzare qualsiasi frazione di tono e più precisamente il divenire di un tono in un altro, che è appunto la continuità dinamica diversa dal dinamismo intermittente e frammentario del sistema diatonico cromatico. La rappresentazione grafica di questa continuità sarebbe stata data non più dal punto che normalmente segna le note, ma dalla linea che svolgendosi sul pentagramma avrebbe segnato l’alzarsi e l’abbassarsi del tono dei suoni-rumori. Così nel “Manifesto tecnico” della musica futurista redatto da Balilla Pratella leggiamo che “il contrappunto e la fuga, ancor oggi considerati come il ramo più importante dell’insegnamento musicale, non rappresentano altro che ruderi appartenenti alla storia della polifonia” e che invece “l’enarmonia ci rende possibili l’intonazione e la modulazione naturali ed istintive degli intervalli armonici, presentemente infattibili data l’artificiosità della nostra scala a sistema temperato, che noi vogliamo superare”.
Anche su questo terreno dunque si punta al rivoluzionamento totale di tutti i principi e al rifiuto di tutta la tradizione, per cui i musicisti futuristi concludevano dicendo: “Bisogna concepire la melodia quale sintesi dell’armonia considerando le definizioni armoniche di maggiore, minore, eccedente e diminuito, come semplici particolari di un unico modo cromatico atonale” e che bisognava “dare l’anima musicale delle folle, dei grandi cantieri industriali, dei treni, dei transatlantici, delle corazzate, degli automobili e degli aeroplani. Aggiungere ai grandi motivi centrali del poema musicale il dominio della Macchina ed il regno vittorioso della Elettricità”.
A seguito della morte di Marinetti (1944), principale animatore e mecenate, e della fine della seconda guerra mondiale (1945), il movimento futurista si dissolse, subendo per qualche decennio una sorta di ostracismo culturale a seguito delle sue connessioni con il regime fascista, mentre suoi membri continuarono la loro attività su autonomi percorsi artistici.
Link utili:
https://it.wikipedia.org/wiki/Futurismo
http://www.treccani.it/enciclopedia/futurismo/
http://www.francescomorante.it/pag_3/310.htm