Print Friendly and PDF

“All I desire”, inaugurazione allo Spazio Orlandi

Anche quando non se ne è coscienti, il desiderio è l’elemento che più influisce nelle vite dell’uomo, infatti, ogni azione, ordinaria o straordinaria, è finalizzata alla soddisfazione di esso, oppure all’ottenimento di ciò che serve a soddisfarlo. Lo studio dei meccanismi del desiderio porta alla comprensione dei comportamenti umani, dall’individuo alla società.
Il mantenimento dell’ordine sociale, in ogni epoca e luogo, è subordinato al controllo delle necessità e aspirazioni delle masse, veicolate attraverso la propaganda. Nelle dittature come nelle società democratiche, il potere è nelle mani di chi controlla i mezzi di comunicazione. A tal proposito Edward Bernays, uno dei padri delle moderne pubbliche relazioni, nel 1928 scrive: Veniamo governati, le nostre menti vengono modellate, i nostri gusti influenzati, le nostre idee suggerite per la maggior parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare. Questa è la conseguenza logica del modo in cui è organizzata la nostra società democratica.

Per comprendere l’attuale rapporto dell’uomo occidentale con il desiderio, è utile risalire alle radici nella tradizione spirituale: mentre il pensiero religioso orientale, per liberarsi dal dolore terreno e ottenere l’estasi mistica, enfatizza la necessità di sopprimere i desideri, visti come un pesante fardello, le religioni occidentali promettono la salvezza ultraterrena a chi saprà incanalare questa potente forza, utilizzandola con fini non egoistici, quindi addomesticandola per il bene della società.
La Cabala, antichissima forma di conoscenza spirituale, tramandata all’interno della religione ebraica ma nata 5000 anni fa in una Mesopotamia che fu crocevia culturale del mondo antico, insegna che, quando il desiderio egoistico diviene altruistico, inizia a mettersi in atto una profonda trasformazione dell’individuo, che sarà proiettato in una dimensione impersonale d’amore disinteressato. Un insegnamento, quello della Cabala, presente in tutte le religioni occidentali, ma che in essa si arricchisce di un sistema di codici e corrispondenze intelligibili che, spiegando i fenomeni naturali come quelli spirituali, ne fanno una sorta di scienza adattabile ad ogni ambito, rimasta oscura per molti secoli ma oggi divulgata chiaramente. I cabalisti utilizzano i simboli del vaso (Kli) e della Luce (Ohr) per indicare rispettivamente il desiderio e il piacere corrispondente a tale desiderio: la creazione di un vaso con una certa forma, quindi una necessità particolare, attrarrà a sé una Luce corrispondente. Una volta soddisfatto quel particolare desiderio, il piacere verrà meno, e tale vuoto andrà a stimolare la creazione di una nuova necessità, in un frustrante circolo vizioso. Il meccanismo può essere invertito attraverso una correzione, chiamata Tikùn, che trasforma la necessità di ricevere in desiderio di donare, avvicinandosi così alla natura del Creatore. Secondo i Cabalisti l’evoluzione dell’uomo, positivamente spinta dalla necessità di nuovi oggetti del desiderio, ha oggi raggiunto un grado massimo di egoismo, nel quale la saturazione di forme di desiderio crea piaceri sempre più fugaci e vuoti interiori sempre più ampi. In un certo verso l’evoluzione dell’uomo può essere vista come una progressiva discesa negli inferi, come dimostra il dilagare sempre più evidente delle psicopatie.

In psicologia si parla di libido, energia relegata da Sigmund Freud all’ambito sessuale, per poi essere estesa da Carl Gustav Jung all’energia psichica nella sua totalità: spiritualizzabile, tendente al trascendente e quindi alla trasformazione creativa.
Nei Tarocchi, antico catalogo completo di simbologia tradizionale tramandato nella forma di carte da gioco, l’energia psichica della libido è rappresentata nelle sue trasformazioni, come fasi di un percorso iniziatico. L’arcano “La Forza” semplifica in un’unica immagine il rapporto del mondo occidentale con la libido: una donna doma con dolcezza un leone che, pur essendo potenzialmente aggressivo, si lascia aprire le fauci con remissività. Il desiderio, simboleggiato dal leone, pur essendo potenzialmente pericoloso, diviene alleato della volontà trasformatrice, personificata dalla donna sovrastata dal simbolo dell’infinito. L’uomo può quindi addomesticare la natura animale, istintiva e pulsionale, utilizzandola al servizio della propria volontà.
La transizione che porta l’uomo dal piano della natura a quello della cultura, si attua mediante il trasferimento della libido dalle manifestazioni pulsionali immediate a quelle mediate dalla produzione di simboli. Nella religione come nell’arte, è la medesima energia costruire il linguaggio simbolico, a volte in modo più esplicito di altre. Artista è chi trasforma le pulsioni istintive in forme diverse, simboli dei quali l’inconscio legge comunque l’origine, facilitando così l’accettazione e integrazione di ciò che Jung chiama ombra dell’uomo, la sua natura animale. Nella storia dell’arte, le opere pittoriche di Leonardo Da Vinci sono forse il più noto esempio di sincretismo tra narrazione sacra e carnale sensualità, in particolare nell’enigmatica figura androgina del San Giovanni Battista, nella quale il dito indice del santo, rivolto verso l’alto, sembra suggerire l’attitudine del desiderio alla sublimazione.
Se nelle rappresentazioni sacre dell’arte occidentale la sensualità è a volte integrata, ma mai esplicita, nel mondo arabo, come nella tradizione ebraica, il trascendente è rappresentabile solo attraverso dei simboli astratti: il logos divino è desiderio totalmente spiritualizzato.
Le divinità, come esposto da Ludwig Feuerbach già nella sua Teogonia del 1856, sono manifestazioni dei desideri dell’uomo. Mentre il pantheon pagano è formato da divinità psicologiche, cioè proiezioni delle aspirazioni umane nella loro complessità, personificate da figure differenti che interagiscono tra loro nei racconti mitologici, nelle religioni monoteiste la divinità è espressione di un desiderio che sovrasta tutti gli altri fino a sostituirli: l’immortalità. E’ così che, come afferma Jung nella sua frase “le divinità sono diventate malattie”, la rimozione dei desideri, privati della sublimazione corrispondente nel piano trascendente, genera psicopatie e malesseri.

La Cabala e la psicologia junghiana dicono quindi la stessa cosa: la crisi dell’uomo moderno è generata dall’aumento della quantità dei desideri, i quali non vengono più proiettati in un piano trascendente, ma restano bloccati in un circolo vizioso nel quale la dimensione sacra è sostituita dal denaro, nuova divinità collettiva, immateriale simbolo del desiderio di possedere le cose. Avere possibilità economiche illimitate corrisponde a poter avere tutto, come assurgere a una dimensione assoluta. Ed è così che negli ultimi decenni la finanza, dai meccanismi oscuri come misteri teologici, è diventata la nuova religione. La corsa al consumo è incentivata dall’immaterialità dei nuovi oggetti del desiderio, legati allo svago e all’intrattenimento. In particolare il web, rete inesauribile d’informazioni, ci rende onnivori consumatori di immagini, musica, filmati, notizie e quant’altro, alleggerendoci dal peso fisico degli scarti, i rifiuti che sono il segno più tangibile dell’esaurimento del piacere.

In un contesto culturale nel quale, per esigenze di mercato, il gusto del pubblico cambia velocemente, la prerogativa dell’arte è di essere sempre al passo con i tempi, cioè essere contemporanea. La cultura mainstream genera l’aura dell’opera d’arte attraverso l’opinione pubblica: un apparato di riviste di settore, mercanti e spazi espositivi prestigiosi determina cosa è attuale, proponendo un’alternanza di manierismi, di solito derivati dalle diverse avanguardie del novecento, svuotate dell’originario significato per divenire esercizi di stile.
Ne deriva che le sperimentazioni nate fuori dal sistema dell’arte ufficiale, con sentimento di protesta come nel punk degli anni ’70, o semplicemente, com’è più facile oggi, concepite da forti individualità, divengano essenziali per ritrovare slancio vitale e nuove visioni del mondo, spesso successivamente integrate nel sistema dell’arte ufficiale.
Anche quando crea nuove realtà abbandonandosi alle rêverie in altre epoche e luoghi, l’arte interpreta la vita nel presente, rinnovandola con nuove visioni. Se la vita dell’uomo di oggi è dominata dalla necessità di ricevere piacere da stimoli sempre nuovi, gli artisti ne sono influenzati. L’arte diviene cultura del desiderio, o Sottocultura, come il titolo dell’opera di Agnese Guido che ha ispirato il titolo del progetto All i Desire, frase che nel dipinto campeggia sulla raffigurazione di un vassoio per dolci, rimasto vuoto, rendendo così la vacua sensazione che accompagna l’appagamento di ogni golosità.
Il progetto si basa sull’invasione dello spazio espositivo con una moltitudine di sollecitazioni visive, linguaggi differenti che interagiscono in una grande installazione composta dalle opere di trentuno artisti, rappresentazione della polisemia dell’arte attuale. Una mostra aperta alla sperimentazione, laboratorio di idee, contrasti e anche ibridazioni, come nel caso di Stefano Cumia e Silvia Idili, i quali hanno deciso di lavorare insieme ad un’opera dipinta a quattro mani. Un allestimento, quindi, nel quale i limiti dello stile sono valicati in virtù dell’appagamento del desiderio, il quale potenzialmente può estendersi a tutto e non vuole fare a meno di nulla. Un edonismo onnivoro che fa del piacere sensoriale la principale prerogativa, come affermava Gabriele D’Annunzio: La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua.

ALL I DESIRE

A cura di Andrea Lacarpia e Pietro Di Lecce

Luogo: Spazio Orlandi, Via Vespri Siciliani 16/4, Milano, www.spaziorlandi.com

Date: Dal 6 Dicembre al 20 Dicembre 2012

Vernissage: giovedì 6 Dicembre dalle ore 18:30

Orari e Giorni per visitare la mostra: Dal Lunedì al Venerdì dalle 10.30 alle ore 18.30

Ingresso: Libero

Mostra con Catalogo

Testo critico di Andrea Lacarpia

Mostra organizzata da Spazio Orlandi in collaborazione con Dimora Artica e Lobodilattice Magazine

ARTISTI :
Irene Balia, Enrica Berselli, Greta Bisandola, Nicola Caredda, Paolo Carta, Luca Cervini, Diego Cinquegrana, Stefano Cumia, Pasquale de Sensi, Roberto Fanari, Fiorella Fontana, Agnese Guido, Alessio Iacovone, Silvia Idili, Federico Lupo, Bruno Marrapodi, Luigi Massari, Silvia Mei, Piero 1/2Botta, Dario Molinaro, Elena Monzo, Andrej Mussa, Nunzio Paci, Pastorello, Guido Pecci, Polo Pibi, Riccardo Pirovano, Carlo Spiga, Devis Venturelli, Serena Zanardi, Wiliam Marc Zanghi

Commenta con Facebook

leave a reply

*