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Dogman, Matteo Garrone e Marcello Fonte tra dolcezza e pazzia

Dogman, Matteo Garrone e Marcello Fonte

Dogman, Matteo Garrone e Marcello FonteMarcello Fonte tra dolcezza e pazzia. In sala Dogman di Matteo Garrone

Dieci minuti di applausi al Festival di Cannes. Dogman di Matteo Garrone ha da poco trionfato all’ultima kermesse cinematografica francese, con Marcello Fonte insignito del prestigioso Prix d’Interprétation Masculine.
La nuova pellicola del regista romano prende spunto da un fatto della cronaca nera italiana del 1988, noto come il delitto del Canaro della Magliana, ovvero l’omicidio del delinquente e pugile fallito Giancarlo Ricci per mano di Pietro de Negri.

Il regista confessa però di essersi solo ispirato a questi fatti e che personaggi e tempo in realtà sono di altra ambientazione. I due protagonisti portano infatti altri nomi: Marcello e Simone chiamato ‘Simoncino’. Il primo, interpretato dal sopracitato Marcello Fonte, è un innocuo toelettatore per cani che vive nella periferia di Roma. Passa le sue giornate tra le visite della figlia, le gite con lei sott’acqua, i suoi amici e impensabilmente come spacciatore di cocaina. È proprio quest’ultima occupazione che lo porta a stringere un particolare rapporto di amicizia con Simoncino (Edoardo Pesce) l’ex pugile che tormenta con atti di violenza e assidui crimini tutti gli abitanti.Dogman, Matteo Garrone e Marcello Fonte

A cambiare le dinamiche del film sarà la decisione estrema di Simone alla quale l’indulgente protagonista non potrà ribellarsi. Il delinquente decide infatti di svaligiare il negozio di oreficeria attiguo a quello di Marcello, abbattendo il muro di cartongesso che li separa. Marcello viene incolpato e sceglie un anno di galera piuttosto che denunciare il suo complice, convinto che dopo la prigione Simone lo ripagherà della sua parte. Scontata la pena, torna in un posto che sembra non appartenergli più. Il lavoro va male, gli abitanti lo emarginano e Simoncino non ha soldi.

Medita così un’amara vendetta. Marcello, la stessa persona che riempie di dolcezza lo spettatore chiamando “amore” i propri cani, decide di ingabbiare, torturare, e uccidere Simoncino, con una crudezza che sconvolge.Dogman, Matteo Garrone e Marcello Fonte Nel finale, Marcello torna se stesso. Cammina nella periferia romana con il corpo bruciato di Simoncino sulle spalle. Vuole mostrarlo agli amici, come fosse un trofeo. Riesce però solo a immaginarli, senza mai trovarli. Magro, debole, sottomesso arriva a suo modo alla libertà. La nona pellicola di Matteo Garrone è nelle sale ora, nonostante il regista abbia affermato di aver iniziato questo progetto dal 2006 senza mai essere arrivato prima a una conclusione. Estremamente dolce, profondo, senza pietà da parte di Simoncino e anche di Marcello, Dogman è irresistibile.

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