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Lotman e la semiotica, lineamenti di cine-estetica: “il cinema ci parla”

Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica Jurij Michailovič Lotman Una donna sposata (Une femme mariée, 1964, Jean-Luc Godard)
Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica Jurij Michailovič Lotman
Una donna sposata (Une femme mariée, 1964, Jean-Luc Godard)

In libreria l’edizione aggiornata di Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica di Jurij Michailovič Lotman: “il cinema ci parla”

Torna in libreria in una versione aggiornata di uno dei testi fondamentali di Jurij Michailovič Lotman, Semiotica del cinema e lineamenti di cine-esteticauno dei più importanti studiosi di semiotica (fondatore della Scuola semiotica di Tartu) che nell’arco della sua carriera ha contribuito ad allargare il campo di studi di questa materia verso l’arte, la cultura, la religione e il mito. Dagli anni ’60 i suoi lavori hanno spaziato dalla poetica dell’arte alla letteratura, dalla poesia al cinema, andando a indagare tutto ciò che a livello strutturale può essere definito come testo, ovvero come un sistema di segni.

«Ogni innovazione tecnologica è un’arma a doppio taglio: destinata a scrivere il progresso e il benessere sociale, è impiegata spesso con fini opposti. Non fa eccezione […] la comunicazione tramite segni. Destinati a fornire informazioni, i segni sono stati spesso usati come mezzi di disinformazione».

Cinema: lingua o linguaggio? Luciano Ponzio nella sua introduzione a questa nuova edizione del testo di Lotman (Mimesis) fa un breve ma accurato excursus (certosino, si potrebbe dire) sulla storia sui protagonisti che hanno contribuito a rendere vivo il dibattito attorno alla natura teorica del fenomeno cinematografico.

Il cinema, accolto immediatamente come un’arte innovativa, ha destato gli interessi dei formalisti russi fin dal ’19, Roman Jakobson in particolare ne aveva colto le potenzialità quale “potente mezzo di propaganda ed educazione”. Tynjanov, Ejchenmbaum, Šklovskij configurarono la costruzione semiotica del cinema in relazione con le teorie sull’arte e Jakobson si chiede: “davvero il cinema è un particolare tipo di arte?”. Lotman guarda quindi ai formalisti russi, dai quali eredita l’approccio strutturale del testo, ma anche alla linguistica strutturale della Scuola di Praga.

Quando si parla di cinema è più corretto parlate di lingua o linguaggio? Una vecchia diatriba che risale ai famosi Convegni pesaresi, luogo di incontro e di confronto con interventi di Roland Barthes, Christian Metz, Umberto Eco e Pier Paolo Pasolini. Christian Metz, per esempio, è stato uno dei protagonisti che in Francia – assieme a Gilles Deleuze (L’Immagine-movimento e L’Immagine-tempo, ovviamente) – ha contribuito all’analisi, alla comprensione e all’interpretazione del fenomeno cinematografico. 

Umberto Eco nella sue relazione (Sulle articolazioni del codice cinematografico) metteva in discussione la possibilità di ridurre l’immagine a un codice e di ricondurla così ai meccanismi di una “lingua”. In quest’ottica il cinema viene inquadrato nella dimensione del linguaggio, che più correttamente lo identifica.

Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica Jurij Michailovič Lotman
Una donna sposata (Une femme mariée, 1964, Jean-Luc Godard)
Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica Jurij Michailovič Lotman
Una donna sposata (Une femme mariée, 1964, Jean-Luc Godard)

L’edizione originale russa di Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica è del 1973, tre anni dopo viene tradotto negli Stati Uniti e nel 1979 arriva la prima edizione italiana, in due traduzioni, una dall’edizione originale russa e una dalla traduzione inglese. Il contributo di Lotman sulla teoria del cinema quindi arriva in Italia con un po’ di ritardo rispetto a quegli anni in cui nel nostro Paese era accesso il dibattito in marito alla natura del cinema come lingua o linguaggio.

«Comprendere il linguaggio di un film è il primo passo per la comprensione per la funzione artistica e ideologica del cinema, l’arte del XX secolo maggiormente diffusa a livello di massa».

Lotman in questo libro vuole dare allo spettatore gli strumenti per leggere il linguaggio del cinema, non diversamente da come si può fare nell’approccio allo studio di una lingua straniera, non separatamente da tutte le possibili stratificazioni culture, storiche e sociali che la caratterizzano.
Lo studioso desidera fornire allo spettatore l’idea dell’esistenza di un linguaggio cinematografico per stimolarne la capacità di osservazione e di riflessione in questo campo.

Attraverso 14 capitoli lo studioso spiega come linguaggio cinematografico (in quanto linguaggio artistico) è un sistema costituito da un assieme dinamico di opposizioni che, per questo, si configura su più livelli.
Le inquadrature, la velocità, l’illuminazione, il colore, la parola (grafica, parlata, diegetica, extradiegetica), etc. formano per Lotman un modello semiologico di lettura del fenomeno cinematografico.
Con un approccio diverso, ma in linea con gli scritti di Christian Metz,  Lotman ha offerto una lettura (e un’analisi) alternativa rispetto a quelle di Kracauer e dei Cahiers.

Per Lotman il linguaggio cinematografico è caratterizzato da una polifonia di elementi, e in questo libro li identifica, li descrive e li analizza. Nel cinema si alternano e si sovrappongono discorsi grafici, discorsi sonori e discorsi verbali, l’icona (nella fattispecie della fotografia) assume nel cinema le stesse proprietà – che di partenza non le sono proprie – della parola.

In quest’ottica Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica non si occupa quindi di cinema, ma piuttosto del funzionamento del testo cinematografico, studiandone e analizzandone i meccanismi e gli elementi che vanno a configurarne il “linguaggio”, rivelandosi tutt’oggi come uno studio profondamente moderno e funzionale alla comprensione di quanto avviene sullo schermo.

Semiotica del cinema e lineamenti di cine-estetica Jurij Michailovič Lotman

 

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