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Boro. Le opere indossabili di Matteo Messori, la loro “presenza” a Milano

PhFabiolaCatalano-Spalliera

Dal 28 aprile al 26 maggio 2022, lo spazio Miori Showroom (via Macedonio Melloni 75, Milano) ospita la mostra Boro, personale di Matteo Messori (Reggio Emilia, 17 agosto 1993). L’esposizione, organizzata e promossa da State Of in collaborazione con Galleria Ramo e Atelier Florania, sarà accompagnata dal testo critico di Rossella Farinotti che esplorerà la poetica dell’artista emiliano attraverso una multiforme selezione delle sue più recenti opere.

Il titolo della mostra è liberamente ispirato dalla tecnica “Boro”, particolare forma di rammendo artistico utilizzata nella cultura giapponese che identifica capi di abbigliamento rattoppati con piccoli pezzi di tessuto sovrapposti e cuciti con piccoli punti (sashiko). Il tessuto jeans, per il fatto di evocare visivamente gli antichi kimoni giapponesi orditi, secondo il metodo tradizionale, con una tela in cotone o canapa in tinta cerulea, si presta meglio di qualsiasi altro materiale per la realizzazione di questa tecnica.

L’esposizione propone opere inedite, tra cui video, pitture e sculture indossabili, creando così un dialogo diretto tra esse e gli spazi dello showroom di moda che le ospita. Ciò che attraversa le opere, pur presentandosi tra loro eterogenee e formalmente differenziate, è il costante rimando al concetto di “crisi della presenza” sulla scorta delle teorie dell’ antropologo Ernesto de Martino.

De Martino si sofferma sulle condizioni diverse in cui  l’individuo, posto di fronte a particolari circostanze quali la morte, la crisi dei valori in cui si rispecchia o la caducità della propria vita, sperimenta un disagio tale da mettere in dubbio la realtà stessa del proprio essere storico, attraverso una crisi inevitabile i cui prodromi risiedono nella sua incertezza esistenziale.

Attraverso le installazioni, le sculture e le pitture, si aprono scenari di crisi emotiva consentendo così al fruitore di empatizzare con il corpus di opere, riconoscendo in specifici elementi un potere destabilizzatore, per poi offrire un’occasione di catarsi.

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Nel contesto della mostra, Messori si sofferma sul concetto di “Presenza”, traendo spunto da un’altra teoria di De Martino: la capacità di conservare nella coscienza le memorie e le esperienze necessarie per rispondere in modo adeguato ad una determinata situazione storica, partecipandovi attivamente attraverso l’iniziativa personale che vede nell’azione individuale il naturale sviluppo dell’intero processo. “Presenza” indica dunque “l’esserci” in quanto individui dotati di senso, in un contesto anch’esso significativamente determinato. Occorre enfatizzare il nesso che lega termini quali “presenza”, “crisi”, “riscatto” al processo di destorificazione del negativo operato dallo status di superamento del trascendimento. L’immaginazione simbolica collettiva è la realizzazione autentica del Trascendentale, inteso come mito di fondazione per il senso di appartenenza o la sacralizzazione dell’”oggetto” per scopi espiatori, rende possibile il superamento di una crisi, della “presenza” in quanto soggetto che opera nella natura. 

“Vi è dunque un principio trascendentale che rende intellegibile l’utilizzazione e le altre valorizzazioni, e questo principio è l’ethos trascendentale del trascendimento della vita nel valore: attività dunque, ma ethos, dover-essere-nel-mondo per il valore, per la valorizzante attività che fa mondo il mondo, e lo fonda e lo sostiene.”

Ernesto De Martino, Antropologia e marxismo, in La fine del mondo – Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, Einaudi, 2019, p. 483

Messori immagina opere indossabili facenti parte del nostro immaginario collettivo pensando ad abiti invisibili che l’essere umano inconsciamente veste nel suo quotidiano.

Questo tema è evidente nell’opera “Ruck” creata con l’ausilio del tessuto denim, direttamente ispirata alle armature che i gladiatori romani utilizzavano per difendersi nei combattimenti corpo a corpo nell’arena. Questo riferimento viene ripreso nel video girato dal regista Giuseppe Raia nel campo da rugby dove Messori ha giocato per anni e grande fonte d’ispirazione per tutta la mostra. 

Boro

Milano, Miori Showroom (via Macedonio Melloni 75)

29 aprile – 26 maggio 2022

La mostra è visitabile su appuntamento

Opening: giovedì 28 aprile, dalle 17 alle 21

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