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Democrazia e ambiente: le due parole d’ordine del nuovo Bergamo Festival

Roya HEYDARI, Bamian Afghanistan 2019, Colors of a country

Bergamo Festival annuncia la nuova edizione che si svolgerà dal 1 al 3 luglio 2022 e affronterà il tema: “DESTINI INCROCIATI. Le sorti della Democrazia e il futuro del Pianeta”. Il complesso monumentale di Astino si conferma il cuore degli incontri di Bergamo Festival che si svolgeranno all’aperto nei suggestivi spazi del Monastero.

Come ogni anno il Festival propone incontri, lezioni magistrali, dialoghi e percorsi espositivi sul filo rosso di due temi, la democrazia e l’ambiente, inestricabilmente legati al nostro periodo storico, per condividere insieme al pubblico, le riflessioni ispirate alle questioni più attuali e urgenti del dibattito civile.

Debolezza dei sistemi politici, sovranismo e cambiamento climatico sono le tre variabili di questi tempi che alimentano le migrazioni e determinano i conflitti. Il surriscaldamento globale che incombe sul futuro del pianeta non è solo quello delle temperature atmosferiche, ma anche quello delle relazioni internazionali e dei conflitti regionali. Con l’invasione russa in Ucraina, il tema impone un’analisi delle grandi trasformazioni che stiamo vivendo. Spazio quindi all’attuale situazione geopolitica che ha reso evidente come la pace del mondo non sia solo un’invocazione retorica ma un’urgenza drammatica del presente alla pressante ricerca di un futuro di pace. Grazie alle parole di scrittori, sociologi, scienziati, giornalisti e politici, il Festival sarà anche l’occasione per capire cosa sta già cambiando nelle nostre vite dopo che un’inattesa guerra ha travolto il mondo producendo uno sconvolgimento epocale e globale.

Fatimah Hosseini, pearl in the oyster

Tra i protagonisti di questa edizione, personalità della cultura internazionale come lo scrittore spagnolo Manuel Vilas e la cineasta afgana Sahraa Karimi, prima donna alla guida dell’Afghan Film Organization. E ancora; Ermete Realacci, ambientalista e politico, presidente di Symbola; Edoardo Novelli, professore universitario, sociologo e giornalista; Sara Segantin, attivista di Fridays For Future ItaliaGiulio Boccaletti, saggista e climatologo; Matteo Rossi presidente del Distretto dell’economia sociale e solidale bergamascaFrancesca Forno, sociologa.

Tra i moderatori, in dialogo con gli ospiti si alterneranno sul palco: Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos Italia, Gigi Riva, scrittore ed editorialista de “L’Espresso”, i giornalisti Alma Maria Grandin, Capo servizio Rai Tg1, Carlo Dignola, Capo servizio L’Eco di Bergamo e Giulio Brotti, saggista.

Come sempre, l’obiettivo della manifestazione è offrire nuovi sguardi sul presente, ponendo a confronto esperti di diversi ambiti in un colloquio capace di attraversare i confini disciplinari e di proporre letture inedite del mondo che ci circonda.
Tutti gli incontri saranno gratuiti, a numero chiuso previa iscrizione on line sul sito internet www.bergamofestival.it.

L’immagine guida scelta per rappresentare l’identità e l’anima dell’edizione di quest’anno è l’opera: “Planisfero politico” dell’artista Emilio Isgrò, uno dei grandi maestri dell’arte contemporanea, celebre per i suoi interventi sulle parole e le cancellature esposte nelle collezioni di tutto il mondo.

Zahra Khodadadi, Family Photo, Aman Sedaqat and Raihana, Live in Kabul, Afghanistan, 2020

Corrado Benigni, Presidente di Bergamo Festival: «La democrazia è indispensabile per la transizione ecologica da cui dipende il futuro delle nostre esistenze? È intorno a questa questione che ruota il tema dell’edizione 2022 di Bergamo Festival, arrivato al terzo anno della sua edizione rinnovata. Le sorti della democrazia e del pianeta appaiono sempre di più come “destini incrociati”. La prima è uno strumento al servizio della società, che necessita di continue innovazioni e sperimentazioni.

Non ci si deve illudere, infatti, di affrontare questioni come i cambiamenti climatici appoggiandosi esclusivamente su forme di rappresentanza che hanno già dimostrato l’incapacità di farsi carico dell’interesse generale, e ancora meno dell’interesse delle future generazioni. L’immobilismo istituzionale finirebbe per danneggiare la credibilità stessa del modello democratico in sé, a tutto vantaggio dei poteri autoritari, che già rischiano di uscire rafforzati dalla pandemia. Per mettere a fuoco questi grandi temi abbiamo chiesto a importanti esponenti del mondo della cultura, dell’economia, della politica e del terzo settore di prestarci il loro sguardo per mettere meglio a fuoco la complessità del tempo che stiamo vivendo e magari per offrirci una traccia di cambiamento possibile verso un futuro che ci chiama e ci chiede ora di non dare mai per scontata la libertà»

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