La strada per essere un artista è stata “come un cieco che guida un altro cieco”, afferma Ed Ruscha, che è diventato uno degli artisti americani più riconosciuti del XX secolo. Nella video intervista del Louisiana Channel la storia del West Coast Jazz, la sua rottura con l’arte astratta e L.A. negli anni ’60.

Quando Ed Ruscha è entrato nella scena artistica di Los Angeles negli anni ’60, la città pullulava di jazz progressivo e il metodo prevalente per fare arte era l’espressionismo astratto. Ma lo stile intuitivo non si adattava al temperamento di Ruscha. La grande svolta creativa è arrivata quando l’artista si è allontanato dall’astrazione e ha iniziato a lavorare con oggetti riconoscibili, in particolare le parole. “Le parole non erano legate a nessuna dimensione particolare”, spiega Ruscha. “Se vedi l’immagine di una mela, ne conosci le dimensioni, ma una parola non ha dimensioni”.

L’utilizzo di oggetti e parole di uso quotidiano era generale per la generazione di artisti pop con cui Ruscha è stato spesso raggruppato. I giovani artisti dell’epoca trovarono esauriti l’espressionismo astratto e il minimalismo.

Questi generi erano stati così ben definiti che sarebbe stato difficile affermare qualcosa di più. È stata un’evoluzione naturale muoversi in direzioni diverse. Sono uno di quegli artisti che hanno visto che gli oggetti comuni avevano più fascino su di me che lanciare vernice su una tela.

Ed Ruscha (nato nel 1937) è un pittore, fotografo e regista americano. Considerato una figura centrale nell’arte americana del dopoguerra, il suo lavoro è stato oggetto di retrospettive a New York, Washington, DC, Londra, Parigi e Monaco ed è stato eletto all’American Academy of Arts and Letters nel 2001.

Ed Ruscha è stato intervistato da Marc-Christoph Wagner nel suo studio a Los Angeles, negli Stati Uniti, nel gennaio 2016.

Macchina da presa: Jakob Solbakken
A cura di: Klaus Elmer
Prodotto da: Marc-Christoph Wagner
Copyright: Louisiana Channel, Louisiana Museum for Modern Art

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