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Web side story. Smascherati i falsi profili Instagram di quattro collezionisti

Frame tratto dal film "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore Frame tratto dal film "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore
Frame tratto dal film "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore
Frame tratto dal film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore
Leggo su Arteconomy del Sole 24 Ore che, grazie all’intelligenza e alla tigna di Federico Vavassori, il più brillante dei giovani galleristi italiani sulla scena, si sono smascherati i falsi profili Instagram di quattro collezionisti.

Insospettito dalla pubblicazione sulla pagina di uno di questi dell’opera, evidentemente falsa, di un artista rappresentato dalla sua galleria, Vavassori ha dato il via a una piccola indagine che ha portato appunto allo smascheramento dei quattro falsi collezionisti sulla piattaforma web.

L’inganno era ben orchestrato: tra foto di location prestigiose e ristoranti stellati i quattro, interagendo fra di loro con tag e like e con collezionisti veri e riconosciuti e financo istituzioni, erano riusciti a ritagliarsi un’identità credibile e apprezzata.

Al di là degli aspetti probabilmente fraudolenti che la vicenda nasconde, simile in fondo ai mille inganni che si celano sul web, l’episodio mi pare riveli la fragilità non solo tecnologica ma anche culturale del magico mondo dell’arte. Spesso la fama di collezionisti ed artisti era costruita su un birignao salottiero, oggi mi pare prevalga un chiacchiericcio allargato da consierge.

Del resto alla concettuale sparizione dell’opera è seguito lo svaporamento delle menti, dalla duchampiana Air de Paris, ai peti en boîte, venduti a caro prezzo su Instagram, dell’influencer Stephanie Matto, recentemente ricoverata per eccesso di gas nello stomaco dovuta all’alimentazione assunta per “lavoro”.

Aulentissimi saluti

L.d.R.

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