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La violenza dell’Espressionismo svizzero arriva in Italia

Albert Pfister, Mele cotogne su un panno rosso, 1906, olio su tela, 77,8 x 77,5 x 3

Il Museo Archeologico Regionale di Aosta presenta al pubblico per la prima volta in Italia la mostra Espressionismo svizzero, frutto della collaborazione scientifica con uno dei più importanti musei d’arte elvetica, il Kunst Museum di Winterthur. Fino al 23 ottobre 2022. 

Riunire la straordinaria varietà di tendenze stilistiche e forme espressive legate all’Espressionismo svizzero del primo Novecento in un’unica mostra. Per la prima volta in Italia sono esposte importantissime opere di una delle avanguardie più significative del XX secolo, mai uscite prima d’ora dal territorio elvetico. Dove? Al Museo Archeologico Regionale di Aosta.
La mostra è diretta dal curatore del Kunst Museum Winterthur, David Schmidhauser, in collaborazione con Daria Jorioz, dirigente della Struttura Attività espositive e promozione identità culturale della Valle d’Aosta.
Grazie ai prestiti provenienti dal Kunst Museum di Winterthur e da una serie di importanti nuclei collezionistici museali e privati svizzeri, la rassegna riunisce per la prima volta capolavori provenienti da tutta l’area geografica elvetica, includendo sia il Ticino sia la zona della Svizzera francese, fino ad ora poco conosciuti dal grande pubblico.
Albert Müller interno con tre donne , 1924, olio su tela, 127×134,5
Nei primi anni del Novecento furono numerosi gli artisti di provenienza elvetica che trovarono nell’estetica cruda e nei colori forti e simbolici tipici dell’Espressionismo piena espressione di sé e del tempo in cui vivevano. Il movimento si sviluppò gradualmente, dagli inizi alla prima metà del Novecento, in diverse aree geografiche del paese, tanto da definire approcci espressivi e tendenze stilistiche molto diverse tra loro che portarono alla definizione di numerosi gruppi di artisti, per cui si può parlare di ‘plurilinguismo elvetico’.
Se da un lato l’influenza del vicino Fauvismo francese si manifestava nei lavori dell’artista solettese Cuno Amiet, precursore dell’Espressionismo svizzero, e a Ginevra nelle intense gamme cromatiche del gruppo Le Falot interessato all’estetica del colore, dall’altro l’esperienza tedesca del Die Brücke ebbe riscontro nel gruppo lucernese Der Moderne Bund e in quello basilese dei Rot-Blau, più interessati al valore simbolico del colore. Ad Ascona, inoltre, si formò il gruppo dell’Orsa Maggiore, rivolto alla rappresentazione dell’idilliaco paesaggio ticinese.
Johannes Robert Schürch, Autoritratto, 1909, olio su tela, 57×48
Tuttavia, furono numerosi anche quegli artisti che perseguirono una ricerca individuale senza aderire ad alcun gruppo e affrontando i temi più vari: dalla politica alle questioni sociali, dalla sofferenza della guerra alla rappresentazione paesaggistica. Non mancano straordinarie figure femminili come quella di Alice Bailly, che verranno valorizzate nel percorso espositivo mostrando ancora una volta un aspetto poco esplorato delle avanguardie europee del Novecento. Il pubblico avrà l’opportunità di ammirare capolavori quali Il grande carosello di Louis Moilliet, Paesaggio a Mendrisiotto di Hermann Scherer, e opere dall’inconfondibile tratto crudo tipico della stagione espressionista come Interno con tre donne di Albert Muller o La lettrice di Hans Berger e il celebre Primavera Grigia di Alice Bailly.

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