Ieri sera (20/11/08) ero all’Accademia di Brera, nella profetica Sala della Passione, parterre des vieux -visto l’argomento!- per la presentazione del bellissimo libro di Jean Clair La crisi dei musei, edito da Skira. Volume ricco e stimolante, non banalmente ascrivibile ad univoche interpretazioni politiche. L’occasione casca a fagiolo visto la polemica che infuria in seguito agli annunci del ministro Sandro Bondi. Non ha perso l’occasione Salvatore Settis, relatore insieme a Daniele Jalla, che ha dedicato la maggior parte dei suoi non proprio amichevoli interventi, condizionando tutta la discussione, al ministro e al famigerato Mr McDonald’s, Mario Resca. La serata ha assunto toni boulevardier con tanto di “ooh!” di stupore da parte del pubblico. Quasi del tutto vani i tentativi degli altri relatori e dell’autore di mantenere la barra sul “pezzo”.
Il tracimante e trascinante Settis ha avuto la meglio, peccato, anzi dommage, che il tutto si sia svolto in assenza totale di contraddittorio, conferendo così alla serata un sapore un po’ amaro. Sic!
E’ stupefacente che il direttore della Scuola Normale di Pisa, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, si lasci andare ad un offensivo e inopportuno sproloquio, dato che eravamo lì riuniti per la presentazione di un libro e non a Porta a Porta, oltretutto senza il destinatario dell’invettiva o di un suo rappresentante.
Volendo essere gentili ed accogliere le tesi di lesa maestà di cui si sente oggetto, invece di strillare vorrebbe avere la bontà, professore, di dirci se Lei è soddisfatto dell’attuale stato di conservazione del patrimonio artistico? Ha niente da dirci circa l’abbandono vergognoso in cui giace Pompei, tanto per citare un caso, e pensa che la gestione dei musei vada bene così e non abbia bisogno di un’aggiustatina? Non si vuole qui sottovalutare la sua giusta preoccupazione per una possibile eccessiva managerializzazione di una materia delicata come la cultura. Ma una razionalizzazione del comparto tesa a semplificare un groviglio di competenze e sovrapposizioni, tutte beatamente irresponsabili, che formano quell’intreccio di competenze invalidanti qualsiasi iniziativa, la vogliamo affrontare oppure no? E’ facile scaldare la platea al grido che se “dobbiamo considerare la cultura in termini di costi e valorizzazioni allora chiudiamo la scuola, che tanto è solo un costo”. Beh, mi perdoni la provocazione, se proprio fa schifo chiudiamola!
Peccato, occasione persa, perché il libro di Jean Clair dava adito ad altre riflessioni ed interrogativi; per esempio su cosa si intenda per cultura, il suo rapporto con la comunicazione e la fruizione di massa, allargando l’orizzonte filosoficamente sui destini del nostro povero “occidente” e non restringendo la visione alla bassa cucina nostrana.
Visto il clima da pochade, perdonatemi la citazione della poesia di Paul Verlaine, Les Dieux:
Vinti, ma non domi, esiliati ma vivi,
Nonostante gli editti dell’Uomo e le minacce,
Non hanno abdicato, e stringono le loro mani tenaci
Su monconi di scettro, e vagano nei venti.
Dal Corano, dai Veda e dal Deuteronomio,
Da tutti i dogmi, pieni di furia, tutti gli dei
Sono usciti allo scoperto: Allarme! E più attenti
a vegliare
il Vostro LdR