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Intervista a Roberto Floreani

Ritratto di Ferdinando Cioffi
Ritratto di Ferdinando Cioffi

Nasce a Venezia nel 1956.
Vive e lavora tra Vicenza e Milano.

– Sei uno dei 20 artisti scelti da Beatrice Buscaroli e  Luca Beatrice  per esporre al Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Solo tu e  Davide Nido, gli unici a lavorare sulla ricerca astratta, 2 su 20, un po’ poco, come spieghi questa difficoltà tutta italiana nei confronti della pittura aniconica? 

Fino a qualche anno fa questa difficoltà era più marcata, oggi, sulla scia della grande affermazione internazionale dell’astrazione, sento più attenzione…anche se, per contro, in Italia vi sono sempre stati dei veri appassionati che collezionano solo astrazione e che mi seguono da vent’anni. Credo che il problema nasca dopo il Sessantotto, intransigente verso la pittura in generale, con un recupero successivo della Transavanguardia orientato soprattutto sulle istanze legate alla tradizione figurativa. L’astrazione si è trovata quindi tra due fuochi, ma ha lavorato tranquilla ugualmente. 

Pensando alla diffidenza del pubblico italiano per l’astrazione mi viene in mente il discorso di Marco Meneguzzo nel catalogo della mostra Generazione Astratta: <L’astrazione italiana ha sempre dovuto fare i conti con una pretesa “mediterraneità” che si è sempre voluto credere come figurativa, come erede della classicità, mentre l’astrazione sarebbe figlia del decorativismo nordico, di una astrazione che passa direttamente dalle tombe megalitiche delle brughiere al romanticismo naturalistico e sentimentale mitteleuropeo, progenitore della prima astrazione storica>. Sei d’accordo con questa teoria? Cosa credi che porti il pubblico italiano a sentirsi estraneo nei confronti delle sperimentazioni non figurative?
Penso che bisognerebbe avere più attenzione nei confronti della nostra tradizione. Il futurismo ebbe una grande attenzione verso l’astrazione, esponendo Mario Radice, Manlio Rho e Mauro Reggiani con i futuristi…lo stesso Giacomo Balla, fin dal 1915-16, può essere considerato il caposcuola assoluto di un’astrazione più morbida, indipendente da quella rigorosa di Vasilij Kandinskij. E di questa grande scuola usufruirono, avendo grande successo di critica e di pubblico dagli anni ’50 fino a metà degli anni ‘60, Piero Dorazio, Emilio Vedova, Afro Basaldella, Toti Scialoja, Giuseppe Santomaso, Achille Perilli che figurativi non erano. I problemi sono venuti dopo, come si diceva prima…

Fin dall’inizio della tua carriera hai esposto in Germania, Francia, poi in Slovenia, Croazia e hai partecipato a fiere in nord Europa, come pensi venga percepito il tuo lavoro al di fuori del contesto italiano. Cosa vedi di diverso nell’approccio alla tua arte del pubblico europeo rispetto a quello italiano?
Non vedo grandi differenze. Il pubblico non italiano è semplicemente più pragmatico, forse meno modaiolo, sicuramente meno esterofilo del nostro…quindi da un lato più incline ad apprezzare la ricerca, dall’altro meno generoso nei confronti degli artisti stranieri.

L’Italia di oggi, a differenza del resto d’Europa e degli Stati Uniti, sembra poco accogliente nei riguardi dell’arte non figurativa. Se dovessi dare un consiglio ad un giovane che oggi vuole intraprendere la strada della sperimentazione astratta cosa gli diresti?
Gli astrattisti sono gente tosta, abituata al silenzio e ai tempi lunghi di elaborazione. Il lavoro spesso si svolge per piccoli scarti, con attenzione, senza molte indulgenze. Da Rothko in avanti è “passato” che il messaggio di natura spirituale, ammesso che voglia esserci, dimori nell’opera astratta..io ne sono assolutamente convinto. Un giovane artista deve sentirsi predisposto, incline a questo versante dell’arte, poi accetta tutto.

Tra le personalità artistiche che ti hanno influenzato, in alcune interviste hai citato: Yves Klein, Mark Rothko, Hermann Nitsch e Josef Alberts. Come mai proprio questi quattro? Oltre a questi ‘Grandi’ quali sono gli artisti che per te sono una continua fonte d’ispirazione? 
Ricordo che citai per molti anni l’italianissimo Mario Radice, tra i miei maestri anche da un punto di vista formale. Radice è legato alla pittura e alla spiritualità. Così come le suggestioni di Rothko, o i monocromi di Klein…Albers è il maestro, il costruttore della forma, dell’ordine, autentico contraltare di Nitsch…Nitsch è su un altro versante…quello pagano, più incline al sacrificio, al sangue, al corpo della pittura…Nitsch si avvicina molto al rapporto che ho con la mia tecnica pittorica, con la materia. 

Riporto le parole dell’artista cinese Hsiao Chin: <La creatività nell’arte corrisponde a un mezzo, a un’esperienza molto utile per arrivare al risveglio della coscienza e per raggiungere un dignitoso stato di autocoscienza. Io impiego il medium della pittura e della scultura come altri utilizzano la filosofia, la meditazione, il misticismo, la religione, ecc.[…]>. Per te che pratichi sia le arti marziali che la pittura, che rapporto esiste tra questi mondi? Come le discipline orientali influenzano ed entrano nel fare arte? Come lo cambiano, se lo cambiano? Quali sono le discipline giapponesi e cinesi che pratichi? 
Pratico arti marziali da più di quarant’anni. Vengo da una disciplina di combattimento, il Judo a livello agonistico, poi temperato in età adulta dal Tai Chi Chuan cinese, una sorta di meditazione in movimento, anche se di natura marziale. A buon livello, soprattutto se praticata fin da giovanissimi, l’arte marziale diventa uno stile di vita, un modo di relazionarsi tra sé e sé molto intimo, una disciplina di ascolto molto preziosa. Nella pittura questo è stato importantissimo, anche nella tecnica che impiego, fatta di pazientissime stratificazioni, è fondamentale…al punto che forse, nel tempo, anche la mia tecnica pittorica è diventata una sorta di meditazione. 

Dietro la formula “tecnica mista su tela” si cela un lungo e minuzioso processo compositivo, fatto di molte fasi di lavoro: stesure di colore, asportazioni parziali  del  pigmento, colature, mascherature, etc. Ci puoi descrivere il tuo metodo di lavoro? Come hai sviluppato questo procedimento? Quali sono i materiali che impieghi nelle tue creazioni artistiche?
La materia che impiego per la strutturazione delle opere è di estrazione rinascimentale… una miscela personale composta da una decina di componenti che variano tra loro a seconda dell’effetto che voglio raggiungere. Ci sono strati che assorbono più di altri, altri ancora che crepano, altri che increspano poi le stesure delle terre. Ogni strato ha la sua funzione precisa. In sintesi si tratta di 3-4 strati di preparazione della tela, poi un paio di colature che sono la “griglia” dell’opera. Poi ci sono le tre, quattro applicazioni di nastro di carta, una successiva all’altra, per la definizione del disegno delle geometrie dell’opera, dei concentrici, delle losanghe, delle tracce in rilevo. A questo punto c’è la stesura delle 2-3  basi nere monocrome di fissaggio che creano il supporto cromatico per l’applicazione delle terre, il colore prescelto dell’opera. Poi la stesura delle terre diluite con acqua, che entrano negli interstizi della materia. Dopo l’asciugatura ci sono le fasi di asportazione delle terre dai rilievi, per una loro definizione…poi la sintesi geometrica con gli acrilici brillanti…poi le due-tre mani di fissaggio finale, con le vernici idrorepellenti.

Maurizio Sciaccaluga descriveva la tua pittura come fatta di numerosissimi passaggi, che si completano in un unica figura. Sembrerebbe un processo ripetitivo, quasi un rituale. Fa pensare alle fasi meticolose e lente che portano alla realizzazione dei mandala. Esiste questa ritualità nella tua pittura? Se esiste a cosa conduce?
Si, pur senza dare a questo un’importanza eccessiva, penso possa essere anche una forma di sintesi meditativa. Su di me l’effetto della pittura in studio è assolutamente rigenerante, una sorta di terapia. Per contro dipingo solo quando me la sento..è non è un rapporto sempre agevole.

Uno degli elementi geometrici che ricorre spesso nelle tue composizioni è il cerchio, tanto che hai intitolato un ciclo di dipinti “Concentrici”. Si tratta infatti di cerchi ripetuti in serie uno dentro l’altro come in una spirale. La forma circolare non ha inizio ed è senza fine, si tratta di una figura presente fin dagli albori della storia dell’uomo che ha affascinato molti artisti. Per esempio Jasper Johns e i suoi “Target” o il ciclo del giapponese Natsuyuki Nakanishi intitolato “Behind, Circle” fino alla serie dei“Samurai Tree” di Gabriel Orozco, solo per citarne qualcuno. In molte culture il cerchio ha un significato spirituale: rappresenta l’universo, l’origine di tutte le cose. Nel buddismo zen invece significa illuminazione, perfezione dell’uomo. Tu come sei arrivato ai “concentrici”? Cosa ti ha spinto a realizzarli?
Senza enfatizzare, direi che il “Concentrico” è l’evoluzione del “Mondo sensibile” che lo ha preceduto, un grande cerchio con due assi…gli assi del mondo? Forse. In realtà la forma circolare mi piace e mi somiglia…non so se c’entra, ma nelle arti marziali tutte le trazioni derivano da movimenti circolari ripetuti migliaia di volte…e nelle arti marziali cinesi ci si esercita per ore sul perimetro, interno ed esterno, del Tao…un cerchio..chissà magari è per quello…o per l’Eterno Ritorno, o per lo sviluppo circolare della storia, per una sorta di ritorno al centro, centro dell’energia…forse un po’ di tutto questo..

Le tue tele presentano delle gamme cromatiche che vanno dal grigio, grigio-azzurro, al marrone, nocciola fino al rosato, tutte tonalità basse, alcuni le hanno definite lunari, tu le descrivi come nate da un processo quasi alchemico. Hai usato anche l’aggettivo ‘lacustri’ e le hai associate a quelle di un altro artista di origini veneziane Giuseppe Santomaso che amava questo tipo di cromia. A cosa devi questa scelta di colore? Come è avvenuta questa selezione di tonalità?
Impiego i colori che mi somigliano dentro..non sono per i colori pieni, solari…quando li impiego li faccio esplodere come accensioni subitanee..non come sfondi…lo spleen simbolista? Forse…al liceo mi ci identificavo molto…poi subentrano rapporti con la materia, con le cose che impieghi e che finisci con amare…e le reazioni dei materiali diventano parte di te…alcuni azzurri…colore che non ho mai usato, sono bianchi velati su neri, i rosati reazioni chimiche del bianco umido sul mordente steso sul nero delle basi…e mutano gradualmente..mentre li osservi…mai uno uguale all’altro, eppure controllabili..una  legata alla ricerca della perfezione, del controllo, della misura…e poi il “genius loci” dell’artista, da pittore italiano il Rinascimento, come veneziano il rapporto con l’acqua… 

– Nella serie dei “Finale di partita” si inserisce un nuovo elemento visivo, molto forte, la scacchiera con l’essenzialità e  il contrasto del bianco e nero che fa da contrappunto ad altre figure, come i concentrici. La scacchiera con il bianco e il nero, sembra suggerire l’armonia degli opposti, come Yin e Yang contrari ma complementari tra loro, la loro alternanza determina tutte le cose. Associata a questa concezione c’è il flusso vitale, il Tao, che ha dato origine al Tutto e che scorre ininterrottamente cambiando sempre e restando sempre se stesso. Oltre a questi elementi della composizione però c’è anche il titolo con il riferimento al testo teatrale di Samuel Beckett.  Con il termine ‘finale di partita’ di solito si indica una competizione che è già persa in partenza in cui tutte le mosse dei giocatori sono senza uno scopo perchè il vincitore si conosce già. Così nell’opera di Beckett ogni giorno si sussegue uguale all’altro senza un senso. Quanto contano i riferimenti letterari nelle tue opere? Tu stesso ti sei definito “legatissimo alla lettura, alla necessità di nuovi stimoli” come si esplicita nel tuo fare arte?
I “Finali di partita” sono una serie molto importante, che riporta ad un’ordine interno dell’opera, ad una riorganizzazione del fondale rispetto al “Concentrico”. In molte delle mie opere c’è un intento combinatorio, complementare di bianchi e neri, di alti e bassi con i rilievi e un desiderio inesausto di ricerca d’armonia, di bilanciamento, di risoluzione dell’opera. Sono legatissimo al futurismo, che studio accanitamente da 35 anni, al punto da indentificarmici…movimento artistico di forte estrazione letteraria..se si vuol credere al Karma, sono stato invitato ad una Biennale titolata “collaudi” in onore di Filippo Tommaso Marinetti, nell’anno della celebrazione del centenario del Movimento…io ci credo…la letteratura quindi…Marguerite Yourcenar e i suoi spazi ampi, Ezra Pound e il fango e la vertigine, Samuel Beckett e Paul Celan e l’implosione della parola, Yukio Mishima e il corpo della scrittura, come il corpo della pittura…sono sempre lì, la scaturigine dei miei progetti, che nascono tutti prima da un’idea letteraria.

– Quest’anno la mostra del Padiglione italia, “Collaudi” è un omaggio a Filippo Tommaso Marinetti e al Futurismo. La tua ultima personale alla Galleria Open Art di Prato si intitolava “Manifesto” quasi fosse un tributo  al movimento. Osservando però l’equilibrio e l’armonia delle tue composizioni pittoriche diventa difficile comprendere questa tua vicinanza al Futurismo, che nel suo manifesto predicava l’azione, l’aggressività e la distruzione. Quali sono questi punti di contatto? Cosa condividi del pensiero marinettiano?
L a generosità, la passione, la volontà, l’intelligenza…il Futurismo fu azione, e che azione, fu aggressivo ma guascone, distruttivo solo come premessa indispensabile di un cambiamento radicale…in realtà il messaggio del futurismo fu totalmente anti-nichilista, costruttivo in ogni suo punto, una vera lezione per il disfacimento globalizzato di oggi.   

Puoi dare qualche anticipazione ai lettori di Arslife su quello che presenteraii alle Tese delle Vergini dell’Arsenale di Venezia? Hai spesso realizzato progetti specificatamente pensati per le gallerie e gli spazi espositivi anche in questo caso?
Come ormai caratteristico del mio lavoro, presenterò un progetto (Aurora occidentale) che sarà inserito nel contesto comune “collaudi”…versus il futurismo ho già partecipato al Mart di Rovereto ad una mostra collaterale durante la mostra “Mitomacchina”…con un’opera di grande formato titolata appunto “Concentrico-Mitomacchina”…dove i concentrici davano un’idea dinamica della superficie dell’opera. Il progetto per la Biennale è costituito da cinque opere di grande formato. 

ArsLife è un portale che si occupa di arte e mercato e quindi anche di collezionismo. Nel panorama dell’arte contemporanea internazionale quali artisti viventi acquisteresti? Se fossi un collezionista chi ti metteresti in casa?
Sicuramente una scultura di Umberto Boccioni e una di Constantin Brancusi, una parolibera di Filippo Tommaso Marinetti, una bella foto di Andres Serrano e un’opera monumentale di Anselm Kiefer.

A  giugno esporrai al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, in seguito dove ti vedremo? Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
La mia prima personale a New York in autunno e la costruzione di un nuovo progetto museale per due o tre sedi in Europa per il 2010-2011.

– Libere considerazioni
Rivoluzione e amore…ubi amor ibi oculus est.


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Roberto Floreani
Nasce a Venezia nel 1956.
Vive e lavora tra Vicenza e Milano.
Nella metà degli anni ’70 compie alcuni importanti viaggi in Europa.
Tra il ’77 e il ’79 visita al Centre Pompidou la grande triade di mostre Parigi-Berlino, Mosca, New York, che svolge un importante ruolo formativo sui successivi esiti artistici.

Il 1980 è l’anno della laurea presso l’università agli studi di Padova e della permanenza a New York.

1981 Prima esposizione collettiva al Museo Casabianca di Malo (VI)

1985 Prima esposizione personale a Palazzo Festari di Valdagno (VI)

1986 Premio-acquisto alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia con destinazione dell’opera al Museo di Ca’ Pesaro.
1986 P rimo premio alla Biennale triveneta per artisti sotto i trent’anni di Padova con premio-acquisto di un’opera destinata ai Musei Civici.

1989 Progetto “Itinerari della memoria” alla Galleria Chisel di Genova.
1989 Prima partecipazione alle Fiere Internazionali di Basilea, Madrid, Colonia, Parigi.

1990/93 Permanenza e ciclo di mostre personali in Germania e Svezia.

1992 In questo periodo la ricerca acquista la sua connotazione attuale di ideale punto di contatto tra una cultura fortemente europea e una filosofia del corpo legata all’Oriente. Su queste tematiche realizza il progetto “Sogno d’Acqua” alla Galleria Gariboldi di Milano e alla Ulla Sommers Galerie di Düsseldorf (“Wassertraum”).
Acquisizione di un’opera dal Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) di Milano con destinazione presso le Civiche Collezioni di Palazzo Reale di Milano.

1993 Entra nelle collezioni (3 opere) della Banca Commerciale Italiana e in quelle del Credito Valtellinese.
1994 Perfeziona il progetto “La Casa e il Tempo” (in collaborazione con la Galleria del Credito Valtellinese), che presenta ai Musei Civici di Como, ai Musei Civici di Ravenna e al Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria.Il catalogo è pubblicato dalla Electa Edizioni. Partecipa a due ristrette selezioni museali: presso la Galleria del Credito Valtellinese di Milano (catalogo Mazzotta Editore), e la Galleria d’Arte Contemporanea di Trento (“Emergenze”, a cura di D. Eccher).

1995 Partecipa alla mostra “Titanica” presso il Museo di Stato di S.Marino, curata da V. Coen.
1995 Invito al XVIII Premio Nazionale Città di Gallarate (“Riflessione e ridefinizione della Pittura Astratta” ).

1996 Ottiene una borsa di studio dalla ING Bank di Amsterdam (unica assegnata in Italia) e un piano di sostegno di due anni. Viaggio in Bretagna e permanenza alle isole Tremiti con il M° Li Rong Mei per lo studio del progetto “L’Età della Conoscenza”. Performance alla Galleria Mazzocchi di Parma su invito del M° Fausto Taiten Guareschi del monastero zen Sôtô Shôbôzan Fudenji. Realizza il progetto “L’Età della Conoscenza” per la Galleria Niccoli di Parma. Ottiene il diploma d’istruttore I° Chieh di Tai Chi Chuan

1997 Prima mostra antologica alla Casa dei Carraresi di Treviso curata da Marco Goldin e Beatrice Buscaroli. Catalogo pubblicato dalla Marsilio Editori.
Acquisizione di un’opera dalla Fondazione Cassamarca di Treviso. Entra nelle collezioni del Credito Valtellinese di Lugano. Inizia la collaborazione con Mary de Rachewiltz-Pound per il progetto “Memoria”.

1998 Ripetuta permanenza presso il castello di Brunnenburg, ospite della de Rachewiltz, per gli approfondimenti sull’archivio di Ezra Pound. R ealizza il progetto “Regno di Mezzo” alla Galleria Les Chances de l’Art e al Sudtiroler Kunstlerbund di Bolzano. Entra nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Bologna (GAM). Partecipa alle mostre internazionali “Aniconica” e “Ultime Acquisizioni” presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, su invito del direttore D. Eccher. A cquisizione di un’opera da parte della Fondazione dell’Università di Bologna.

1999 Realizza a Milano per la Galleria di Antonio Colombo il progetto “Vedute”. In Maggio si apre a Milano presso la Galleria del Credito Valtellinese l’esposizione “Memoria”, con un contributo inedito di Mary de Rachewiltz-Pound. Catalogo SKIRA Editore. La città di Vicenza gli dedica un’antologica in Basilica Palladiana.
Entra nelle collezioni della ING Bank. Realizza una installazione permanente per la suite n. 108 del Grand Hotel Greif di Bolzano.

2000 Tiene la conferenza su “Artista e Mercato” in Aula Prodi presso l’Università di studi di Bologna, in occasione dell’apertura di “Bologna capitale della cultura Europea 2000”. Partecipa alla collettiva internazionale “Campi di Oscillazione” curata da Tiziana Conti per la Regione Piemonte. Elabora il progetto “Yule” con il poeta Giuseppe Conte. Il volume, edito dal Circolo degli Artisti di Faenza, è finalista al Premio Nazionale di Poesia di Camaiore. Performance “Hagakure” alla Casa di Ros di San Benedetto Po. Viene incluso nella selezione nazionale “Generazione Astratta”, nell’esposizione alla Fondazione Bandera per l’Arte di Busto Arsizio (MI).

2001 Mostra personale alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di S.Marino. Entra nelle collezioni del Museo di Stato di S.Marino. Realizza il progetto teatrale “Hagakure” su testi di Yukio Mishima, rappresentato al Teatro dei Fabbri di Trieste, al Teatro Astra di Vicenza e al Teatro Nuovo di Verona. Viene incluso nella esposizione “Generazionale” realizzata in Basilica Palladiana a Vicenza.

2002 Mostra personale alla galleria Nuova Artesegno di Udine. Per l’elaborazione del progetto “Ritorno all’Angelo” promuove il I° Festival della Poesia al Teatro Olimpico di Vicenza, invitando G. Conte, T. Kemeny, V. Zeichen e Mary de Rachewiltz, con la quale pubblica il volume su Ezra Pound occupandosi dei suoi rapporti con Brancusi e Gaudier-Brzeska. Invitato alla mostra “Sconfinamenti” al Castello di Spezzano. Espone in una selezione collettiva con Damioli e Serafini. Mostra personale alla Fondazione di Ca’ La Ghironda, museo per l’arte moderna e contemporanea.

2003 Realizza il progetto “Ritorno all’Angelo” per la personale al Museo Revoltella di Trieste (nella sede dei Musei del Canal Grande). Personali alla Galleria Planetario di Trieste e alla Galleria Nuova Artesegno di Udine. Promotore e relatore del convegno su F.T. Marinetti, con la figlia Vittoria Marinetti.

2004 Progetto “Una parte (di tutte le parti)” per Palazzo Frisacco a Tolmezzo. Inizio della realizzazione dell’opera di grande formato “Ogni viaggio è un ritorno” per la Quadriennale di Roma, che vuole essere una sorta si sunto degli ultimi dieci anni di lavoro. E’ l’ideatore del sodalizio Fratelli Calgaro con il fotografo Giuseppe Calgaro.

2005 Progetto personale “Ogni viaggio è un ritorno” alla Galleria Nuova Artesegno di Udine. Invito alla XIV Quadriennale di Roma nella sezione “Fuori Tema”. Mostra personale “Selected works 2000-2005” alla galleria Folini di Chiasso che riunisce una ventina di opere di grande formato tra le più significative dell’ultimo quinquennio. Conferimento della “Targa d’oro del centenario” al Premio Fabbri 1905 e partecipazione alla selezione “La Santa Alleanza” presso la Galleria Annovi di Sassuolo. Redige il programma operativo della Fratelli Calgaro, pubblicato sul catalogo Ugly Candy-un giorno di ordinaria follia relativo alla prima personale del sodalizio alla galleria Furini, presentata da Maurizio Sciaccaluga.

2006 Presenta un’antologica a Palazzo Pretorio di Cittadella relativa al periodo 1998-2006. Concepisce il progetto di una grande installazione composta da sette opere per l’apertura dello spazio espositivo Bonelli-LAB a Canneto sull’Oglio. Entra nelle collezioni della VAF-Stiftung di Francoforte e viene invitato al MART di Rovereto con un’opera nel corso della mostra Mitomacchina. Inizia la preparazione del ciclo di mostre Selected Works 1997-2007

2007 Prepara una grande installazione per la mostra Linee all’Orizzonte, alla galleria d’Arte Moderna di Genova, curata da Maurizio Sciaccaluga. Prima personale in Sicilia alla galleria LIBRA Arte Contemporanea di Catania. Inizio del tour della mostra antologica Selected Works 1997-2007 al Palazzo Ducale di Mantova, curata da Klaus Wolbert. Successive sedi espositive al Kunstverein di Aschaffenburg , allo Stadtmuseum di Gelsenkirchen e alla Mestna Galerija di Lubiana. Nell’approssimarsi del centenario della fondazione del Futurismo gli viene assegnato l’incarico dall’editore Campanotto per la direzione della collana “Baléni”.

2008 Allestisce per la galleria Open Art di Prato, una personale a Forte Belvedere a Firenze, con una selezione di opere recenti e realizza il progetto “Gerarchie Spirituali (passaggio in Ticino)” per la Galleria Folini Arte Contemporanea di Chiasso. Realizza e dirige per l’editore Campanotto la collana Baléni, interamente dedicata al Futurismo, di cui i primi due volumi vengono presentati al Salone del Libro di Torino. Contemporaneamente mette in scena la Grande Serata Futurista al Teatro Astra di Vicenza. Sempre sul versante celebrativo del centenario del Futurismo concepisce il progetto “Manifesto”, per una personale alla galleria Open Art di Prato.

2009 Viene invitato dai curatori Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli a partecipare alla 53ma edizione della Biennale di Venezia con una personale al Padiglione Italia. Per l’occasione realizza il progetto “Aurora Occidentale” dove ribadisce la centralità dell’opera come portatrice di un messaggio di natura spirituale. Partecipa all’importante selezione “Italian calling” da BonelliLAB a Canneto sull’Oglio e alla collettiva “To Move” al Nuovo Centro direzionale interporto di Trento, curata da Buonanno Arte Contemporanea, Trento.


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