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Nico Bonomolo e “Lorenzo Vacirca”: per una Svamp mille pene

Anche i cortometraggi fanno pittura, e non solo quello. Nico Bonomolo, giovane pittore bagherese con una laurea in giurisprudenza, e il suo cortometraggio dal titolo “Lorenzo Vacirca”, dopo il Solunto Festival 2008, hanno conquistato anche la giuria e il pubblico del 55° Taormina Film Fest nella sezione “N.I.C.E. Corti Siciliani”.
Nico Bonomolo parla di questa esperienza con occhi allegri, ed è come se si sollevasse da terra mentre racconta della giuria, del verdetto, degli altri concorrenti presenti con lui sul palco del Teatro Antico di Taormina e dei tanti applausi. La giuria, composta tra gli altri da Laurent Cantet e Ari Folman, candidati all´Oscar 2009, premia “Lorenzo Vacirca” e il suo modo di esprimere “la fatica di vivere per i propri sogni con un linguaggio filmico corretto e delizioso”, e con il Premio N.I.C.E. permette a “Lorenzo Vacirca” di essere inserito tra le otto opere italiane che verranno proposte nei Festival di New York, San Francisco, Amsterdam, Mosca e San Pietroburgo.
Guardando questo cortometraggio ciò che fa piacere riscontrare è la capacità di narrare una storia. Una storia in 12 minuti e 6500 tavole, pensata, disegnata e animata da Nico Bonomolo e scritta con la collaborazione di Paolo Pintacuda e scandita dalla colonna sonora composta da Gioacchino Balistreri. Una storia di cui Nico Bonomolo svela un semplice segreto, parlando del lavoro preparatorio: ammette senza nascondersi “di non avere osservato religiosamente la regola degli sceneggiatori per cui tutto, all’interno della storia, deve avere un motivo, una risposta” e, possiamo aggiungere che, questa libertà, da canovacci e schemi precostituiti, fa scorrere davanti ai nostri occhi l’imprevedibilità naturale della vita.
Ma veniamo alla trama. Il protagonista è un piccolo uomo, Lorenzo Vacirca, che pur vivendo di stenti vuol coronare il suo sogno: acquistare un’automobile Svamp, nel video “impersonata” dalla vecchia Fiat 500. Ma quando arriva a possedere l’auto, tanto agognata, e la sua vita diventa a colori, un meteorite arriva sulla terra e i giorni di “gloria” appassiscono come i fiori senza l’acqua.
Lorenzo Vacirca, che insegue il suo sogno, lungo giornate e sentieri dominati da colori grigi, fa i lavori più vari: mungitore di vacche, manovratore di ascensore o lavavetri di aerei. Un aereo strano, e anche un po’ autobiografico, della compagnia Air Tantra, che è un rimando alla fobia dell’aereo del nostro pittore: “ogni qualvolta ne prendo uno, dice, mi affido ad una serie di rituali, con i quali tento di tenere sotto controllo il mio corpo e, quindi, le mi ansie”. Con sano umorismo aggiunge: “Ovviamente non ci riesco mai”.
Lorenzo è tutto proteso a realizzare il suo sogno, ad essere puntuale ogni giorno con i suoi impegni. Arriva finalmente il giorno in cui può acquistare e guidare la sua Svamp e il mondo sulla scena diventa a colori. Il nome scelto per l’automobile mette in moto diverse assonanze e collegamenti mentali. È possibile pensare ad una macchina svampita o che la lettera “s” sia un modo per presentarla come un’anti-vamp, o come un essere che svanisce in una nuvola di fumo producendo un effetto acustico, “svamp” appunto, sul modello dei suoni onomatopeici dei fumetti. A questo punto non mi sembra di essere davanti ad un cartone animato: la finzione svanisce e mi accorgo di guardare lo specchio, uno specchio grigio o che solo a certe condizioni diventa colorato, allegro e positivo.
Così, non possiamo non chiedere perché proprio la Fiat 500, e la risposta arriva subito: “la scelta della Fiat 500 è nata dalla considerazione che è stata l’auto dell’italiano medio che si apprestava a divenire consumatore del boom economico!”. E così quello che poteva sembrare un’innocente corto sulle avventure di un semplice uomo, diventa un’analisi economico-sociale della realtà. Il mondo appare nei suoi ingranaggi, visibili a vista nelle ruote della bicicletta e nei pedali mossi con fatica da Lorenzo, per arrivare lui stesso sul posto di lavoro o per azionare l’ascensore che viene spinto su e giù dalla forza delle sue gracili gambe. Gracili come una società che cerca di spostare macigni pur di ottenere l’agognato sogno che si fa contemporaneamente segno di felicità. Una felicità che passa come una meteora, che arriva e si mostra come “monito verso chi costruisce un’esistenza sulla futilità del materialismo più spicciolo”. La Svamp viene distrutta, “ma non è detto che sia stato destino, perché, dice Nico Bonomolo, c’è sempre un po’ di casualità  in quello che succede”.
A questo punto il corto si chiude con la scena del cimitero. Perché ad ogni grande personaggio è dovuto un tributo pubblico e quindi anche alla Svamp. “La scena non era presente nella prima sceneggiatura: Lorenzo moriva per la meteora che lo colpiva in pieno. Poi, ho pensato di farlo sopravvivere e di aggiungere un colpo di scena finale, quello ambientato al cimitero”. Con senso quanto mai critico, a commemorare la Svamp sono i datori di lavoro: questi salutano la morte del motivo ultimo per cui loro, anche loro, sono, catene di un unico sistema: quello consumistico. Così, “Lorenzo non è un uomo, è una pedina, quanto loro: pedine di un sistema aberrante quale è quello dell’uomo moderno”.
Questo corto mette in bianco e nero gli sforzi della vita, gli imprevisti, le cose che contano e valgono realmente, raccontando in soli 12 minuti “un mondo che passa la maggior parte del tempo a lavorare per avere sempre di più, vivendo, di fatto, nei ritagli di tempo”. Un mondo che si sacrifica per avere un Svamp, quando “la crisi economica dei nostri giorni dovrebbe anzi indurci a ripensare il modo di vivere a cui siamo abituati: avere meno e avere più tempo per le cose che davvero contano”.
Una sola può essere quindi la richiesta che possiamo avanzare insieme all’autore: quella di vedere nelle sale cinematografiche questo e i tanti altri cortometraggi intelligenti e ben curati che vengono prodotti, sia dalle grandi case cinematografiche che da quelle indipendenti.

Per saperne di più su Nico Bonomolo e “Lorenzo Vacirca”:
www.nicobonomolo.com

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