In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2012 la Galleria d’Arte Moderna presenta nella Sala del Parnaso una rassegna di opere dello scultore napoletano Vincenzo Gemito. 10 sculture di formato vario, in cera, terracotta e bronzo, recentemente restaurate in occasione di un prestito esterno, mai esposte in museo.
“Voglio aria di cielo!”, così esclamava Gemito durante gli ultimi giorni di vita. Così la GAM sceglie di dare nuovo respiro a un nucleo singolare di opere normalmente custodite nei depositi, interessanti perché consentono di comprendere alcuni aspetti della produzione scultorea di una delle personalità più eccentriche dell’Ottocento italiano.
Vincenzo Gemito (Napoli 1852 – 1929)
Orfano dalla nascita, entrò a nove anni nella bottega napoletana di Emanuele Caggiano e poco dopo nello studio dello scultore Stanislao Lista. Un innato talento nella plastica, che lo portò a studiare con passione (ma anche con tormento) nuovi strumenti, materiali e sperimentazioni con leghe e metalli preziosi, si tradusse, fin dagli esordi alla Promotrice di Napoli del 1868, in un modellato sempre mutevole e soggetti molto vari (dai modelli antichi alle figure ispirate alla vita quotidiana, dai ritratti contemporanei ai personaggi storici). Fu a suo modo un innovatore, sempre attratto dalle personalità più autonome e anticonformiste, come il fraterno amico di sempre Antonio Mancini, quel “Totonno” con cui condivise tanto le ricerche formali quanto quelle tecniche, e gli effervescenti ambienti parigini, frequentati durante un soggiorno sofferto e pieno di malinconiche riflessioni.
Fu “geloso di Cellini” e quindi instancabile modellatore nella piccola fonderia di Mergellina che il barone Oscar Du Mesnil, suo protettore, gli allestì e dove lui lavorò instancabilmente con l’aiuto di pochissimi collaboratori. Fino al 1886 anno del ricovero in casa di cura a causa una crisi depressiva, che sfociò in una forma di follia durata quasi un ventennio. Solo nel 1909-1910 ritornò ad un’attività frenetica e esasperata che esaurì le ultime energie nel 1929, anno della morte. Una vita artistica celebratissima, dall’”immaginifico” Gabriele D’Annunzio a Alberto Savinio che alla “strana ma lodevole libertà” della sua follia dedicò alcune tra le più belle pagine di “Narrate, uomini, la vostra storia”.
Opere esposte
Le dieci opere esposte sono state scelte tra le numerose custodite nei depositi della Galleria, privilegiando i materiali più amati dall’artista quali la cera e la terracotta.
Provengono dalla figlia Giuseppina da cui il Comune di Milano acquisì nel 1939 un numero molto significativo di sculture in parte acquistate in parte invece donate.
La Cantatrice fu realizzata a Parigi, dove lo scultore entra in contatto con il giapponismo, filtrato dalle esperienze di Meissonier, a cui fu legato da intensa amicizia, e Mariano Fortuny. Di Fortuny verrà esposto un magistrale ritratto, realizzato da Gemito in altre numerose repliche, a mezzo busto in cera (pendant della copia in bronzo custodita al’’Accademia di Belle Arti di Napoli). Dell’opera, in precario stato di conservazione, verrà presentato un progetto di restauro, condotto in con il CNR di Milano che ha offerto la sua collaborazione per le analisi conoscitive dei materiali, intervento per cui sarà lanciata una campagna di raccolta donazioni volontarie.
Tre testine e un Pescatorello in cera testimoniano, invece, l’interesse per il mondo popolare delle sue origini e i soggetti della realtà quotidiana.
Del Pescatorello è esposta anche una versione in bronzo che rivela una maggiore ricerca materica e l’influenza classicista.
Un tributo all’antico sono le ultime tre opere in mostra: Testa di Medusa, Giovinezza di Nettuno e Maschera di Alessandro.
Diario di Vincenzo Gemito
Il diario di Vincenzo Gemito proviene dagli eredi dell’avvocato napoletano Antonio Goglia, che l’ebbe in dono dallo stesso scultore. Nel 1948, gli eredi di Goglia lo misero in vendita e Carlo Grassi, straordinario collezionista, ebbe la lungimiranza di acquistarlo per le sue raccolte. Un acquisto che non stupisce dato l’amore di Grassi per un’altra personalità, legata a Gemito da un rapporto di amicizia fraterna, Antonio Mancini di cui acquistò alcuni capolavori oggi conservati in GAM.
Questo prezioso documento è custodito nella Galleria d’Arte Moderna dal 1956, anno in cui la collezione Grassi venne donata al Comune di Milano.
Il manoscritto riveste particolare importanza per la conoscenza della personalità dell’artista dal momento che mette in luce aspetti della sua psicologia altrimenti insondabili. Gemito infatti scrive il diario durante il periodo più buio della sua follia, quando in rari momenti di lucidità decide di fermare su carta ciò che la sua “memoria non ritiene”.
Episodi di vita quotidiana o riferimenti alla sua pratica artistica non trovano spazio nel diario, che raccoglie invece i pensieri più intimi dell’artista, quelli in cui ricorrono ossessivi i riferimenti alla religione e le riflessioni mistiche sull’esistenza umana.
Iniziative collaterali
Per approfondire alcuni aspetti della vita e della produzione artistica di Vincenzo Gemito, la sua originalità tecnica, la carica vitale, i rapporti internazionali, la GAM propone una serie di visite guidate precedute da brevi approfondimenti che avranno luogo in Sala da Ballo nelle seguenti date:
– 29 settembre
“ Mi segno queste memorie perché la mia non ritiene nulla”. Sfogliando il Diario di Vincenzo Gemito ore 17.30
“La cognizione del passato per creare un capolavoro”. Gemito e l’Antico ore 18.00
– 30 settembre
Gemito e le tecniche della scultura ore 17.30
Gemito e Cellini. Note intorno a un dialogo ideale ore 18.00
– 2 ottobre
Appunti su Vincenzo Gemito: tra biografia, mito e letteratura ore 17.30
Il soggiorno di Gemito a Parigi: ricordi classici e nuove conoscenze ore 18.00
– 3 ottobre
Vincenzo Gemito e Antonio Mancini. Storia di una amicizia ore 17.30
Il fascino degli scugnizzi mediterranei ore 18.00
La scultura in GAM
Scoprire i depositi
sabato 29 e domenica 30 settembre ore 16.30
visita guidata con prenotazione obbligatoria
In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e di questo appuntamento con alcuni dei suoi capolavori scultorei, la Galleria d’Arte Moderna offre ai visitatori la possibilità di visitare, accompagnati dal personale del Museo, i suoi ampi depositi dedicati alla scultura. Palestra di ricerca e di studio, nonché luogo per la corretta conservazione delle opere, il deposito svela affascinanti storie e inaspettate sorprese: 885 opere, alcune note, escluse dal percorso museale solo per ragioni di spazio, e altre meno celebrate o del tutto dimenticate, tutte ugualmente rappresentative dell’importanza rivestita dalla scultura nelle collezioni della GAM, nate nel 1861 con il lascito dello scultore Pompeo Marchesi e arricchitesi con il tempo. Una selva di opere otto e novecentesche, realizzate in diversi materiali, che raccontano anche un pezzo di storia della città, e che documentano i principali centri della produzione scultorea milanese, dall’Accademia di Brera al Duomo, dall’Arco della Pace al Cimitero Monumentale.
“Voglio aria di cielo!”
Vincenzo Gemito dai depositi della Galleria d’Arte Moderna di Milano
Galleria d’Arte moderna
Sala del Parnaso
via Palestro, 16 Milano
25 settembre al 3 ottobre
dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.30 (chiuso il lunedì)
Ingresso libero
Per le letture e le visite guidate e le visite ai depositi la prenotazione è obbligatoria
Info e prenotazioni
02.884.45947
c.galleriadartemoderna@comune.milano.it
www.gam-milano.com