Inaugurerà il 27 marzo presso la Lisson Gallery Milan la personale di Ceal Floyer (Berlino, 1968), in coincidenza con un’importante rassegna del suo lavoro proposta dal Museion di Bolzano (1 febbraio – 4 maggio 2014).
Per la sua prima esposizione alla Lisson Gallery Milan, Ceal Floyer analizza, gioca e si avventura lungo i confini di ciò che l’arte potrebbe e dovrebbe essere. Nel suo lavoro del 2008, Taking a Line for a Walk, una “segnacampo”, la macchina che crea delle linee bianche sui campi sportivi, è guidata per la stanza fino a che non esaurisce la pittura. L’opera prende il titolo dall’affermazione di Paul Klee, nell’introduzione al suo Pedagogical Sketchbook del 1923, su che cosa dovrebbe essere un disegno: “Una linea attiva che passeggia, si muove liberamente, senza meta. Una passeggiata per il gusto di una passeggiata”: la linea di Floyer che serpeggia attraverso lo spazio – una performance e una scultura, tanto quanto un disegno o la pittura – sarà ricreata in tutta la galleria, attirando i visitatori al piano inferiore e all’esterno. Una sezione rettangolare di erba nel cortile, intitolata Greener Grass (2014) – come recita un vecchio proverbio – sembrerà davvero più luminosa rispetto all’erba presente in natura e più vivida, ma solo se vista dal lato opposto (da un solo profilo, essendo stata dipinta di una tonalità di verde più brillante rispetto all’altra).
Un’altra opera, che sfida la definizione di “scultura”, è Press (2014): si tratta di un singolo foglio di carta spiegazzato, con la sola pressione di un ferro caldo posto al suo centro, un tentativo di stirare le imperfezioni della carta. Una nuova opera fotografica e una nuova scultura potranno anche mettere in discussione quello che stiamo osservando e udendo: con la trottola di un bambino che viene fermata nel suo percorso attraverso il processo di trasferimento da film in movimento a fermo immagine, mentre un brano audio ripeterà e farà eco a una canzone. La rassegna dei recenti lavori di Floyer al Museion di Bolzano, presenta dieci installazioni rappresentative della sua produzione degli ultimi due decenni, tra cuiScale (2007), un assemblaggio di altoparlanti disposti in modo da sembrare una rampa di scale che porta al soffitto e riproduce il suono che potrebbe essere quello di passi che salgono; Drop (2013), un film in cui si attende che delle gocce d’acqua cadano ed Exit (2006), che dal cartello di un’uscita di emergenza cancella il disegno di una porta, creando così un’uscita totalmente diversa.