“Tutte le sere uscivo e guardavo i muri tappezzati dai manifesti pubblicitari. Dopo due anni di crisi, fu come un’illuminazione: ecco, questo sarebbe stato il nuovo linguaggio che io avrei dovuto usare. Allora la sera uscivo, mi appropriavo di questi manifesti e li mettevo sotto il letto”
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Capta, rielabora, crea. Strappa, ruba, rincolla.
Queste azioni, come passi di danza, si susseguono ritmicamente nella vita di Mimmo Rotella, in mostra al Palazzo Reale di Milano con centocinquanta opere tra gli anni ’50 e ’60.
Opere che narrano la storia di un artista italiano che ha saputo reinterpretare le più importanti correnti artistiche della metà del Novecento dando vita al suo marchio di fabbrica: i décollages.
Come racconta Germano Celant, curatore della mostra: “il décollage è un insieme frammentario che totalizza le sue componenti per rinviare ad un concetto o ad un racconto, ad un soggetto o ad un problema di un mondo possibile ma nascosto e sotterraneo. Dal 1945 […] avviene un profondo rivolgimento per cui l’arte è spinta a connettersi direttamente e immediatamente con la vita. Lo fa identificandosi con la gestualità diretta del suo esecutore o con la società di massa. […] Mutano i rapporti di forza e l’arte, rendendosi conto della sua avvenuta impotenza, si lascia travolgere dalla realtà e dai prodotti di massa. È quanto succede a Mimmo Rotella che, dal 1946 al 1952, entra in crisi perché capisce che non è più possibile vivere sulle proiezioni e le identificazioni con un linguaggio profondo ma astratto, fuori dal reale, e non volendo regredire ad un ritorno alla figuratività, attua un cambio di segno ed entra nel campo del nemico, la realtà.”
Il percorso espositivo inizia con la sala dedicata agli esordi dell’artista che, tra il 1953 e il 1955, dopo aver sperimentato linguaggi astratti sia nell’ambito pittorico che letterario e aver vissuto tra Roma e gli Stati Uniti, vive una profonda crisi. Tra le sue instancabili ricerche, grazie all’incontro con le tecniche futuriste, cubiste e all’influenza di Shwitters, riscopre un confronto diretto con la realtà. Scopre che i manifesti pubblicitari che costellano la città, frastagliando i muri coi loro colori, hanno un potenziale artistico immenso. Crea dei décollages scomponendo e rincollando in studio i cartelloni collezionati la notte. Riporta su tela la potenza e la vitalità rubate alla città durante la notte. Comincia in questi anni anche la serie dei retro d’affiches, riportando la parte posteriore dei manifesti con tutto ciò che la colla usata per affiggerli si porta con sé: pezzi di muro, intonaco, sporcizia.
Negli stessi anni sono in fermento le ricerche di artisti come Burri, Capogrossi e Fontana, concentrati sul gesto, il segno, la materia. Rotella si inserisce nel solco di questi artisti e in quello degli artisti americani degli anni ’50 come Marca-Relli che giustappongono materiale eterogenei sulla tela come ferro, muffe, intonaco, sterpaglie.
Tra il 1954 e il 1957 Rotella approfondisce il tema del manifesto pubblicitario insistendo sui colori squillanti, sulle grafiche imperanti e di grande richiamo, sottolineandone l’aggressività visiva. Le tele si fanno più grandi. La creazione dell’opera diventa una danza a ritmo di jazz, lo strappo della stampa un libero gioco legato alla magia del caso.
Oltre alla matrice futurista, cubista, alle influenze dell’action painting, dell’informale americano, europeo, dell’arte materica e gestuale che Mimmo Rotella assorbe come una spugna e rielabora con peculiarità, verrà anche associato alle creazioni surrealiste di Enrico Baj.
“Faremo quadri con tutto, con tutta la materia del mondo”: così Emilio Villa descrive la ricerca artistica di Rotella, all’inizio degli anni ’60. Ed è proprio in questi anni che Mimmo Rotella attua una svolta linguistica passando ad un supporto diverso per i suoi décollages, la lamiera di ferro. Ispirato dall’iconografia pubblicitaria televisiva del Carosello, i protagonisti dei suoi quadri vengono scelti ad hoc per lanciare un messaggio. Le composizioni tornano ad essere più figurative, riportano la forza delle icone della massa.
Sempre in questi anni il successo aumenta sia in Italia che in Francia, grazie ai contatti con il gruppo del Nouveau Réalisme, gruppo eterogeneo ma accomunato dalla volontà di creare le opere con materiale prelevato direttamente dalla realtà.
La consacrazione definitiva di Mimmo Rotella arriva nel 1964 con la sua partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia: “l’arte popolare è ormai un fatto compiuto”.
INFORMAZIONI UTILI
Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches
13 Giugno 2014 – 31 Agosto 2014
Palazzo Reale – Milano
Lunedì: dalle ore 14.30 alle ore 19.30;
martedì, mercoledì, venerdì e domenica: dalle ore 9.30 alle ore 19.30;
giovedì e sabato aperto fino alle ore 22.30
Ingresso Euro 11,00