Torna disponibile per il mercato home-video – nella sua declinazione digitale – quel territorio in questo senso ancora non esplorato che è l’iTunes store – Fearless. Senza paura, girato dal padre di Picnic a Hanging Rock e The Truman Show, Peter Weir.
Fearless è un recupero necessario per chi ha amato L’attimo fuggente e vuole ritrovarsi ancora una volta di fronte alla magnifica visione di Peter Weir e ai suoi stilemi prediletti: l’elaborazione di un trauma, i percorsi emozionali a confronto con la convenzione sociale, l’elaborazione di nuove metafore sulla contemporaneità tramite soluzioni registiche di grande impatto visivo (iniziate ad adocchiare la locandina).
Fearless, uscito nel 1993, è costruito sulla sceneggiatura di Rafael Yglesias che riprende il suo romanzo omonimo (a sua volta ispirato all’incidente del volo United Airlines 232 avvenuto nel 1989) per il suo primo confronto con la scrittura cinematografica (arriveranno poi I Miserabili, La vera storia di Jack lo squartatore – From Hell e Dark Water), ma è nelle mani di Peter Weir e del suo cast che diventa una grande riflessione sulla paura, il senso di colpa e la modernità. Jeff Bridges è l’architetto Max Klein, sopravvissuto illeso, insieme a pochi altri passeggeri, a un terribile incidente aereo. Lo shock lo porterà a vivere in uno status liminale della mente, un’interzona cerebrale in cui pur percependo se stesso come fisicamente vivo si ritiene mentalmente deceduto e quindi privo di qualunque forma di paura. Questo si ripercuoterà sul rapporto con la moglie Laura (una stupenda Isabella Rossellini), con il figlio Jonah, ma soprattutto con Carla Rodrigo, altra sopravvissuta al disastro aereo, annichilita dal senso di colpa per la perdita del figlio di due anni, in volo con lei.
Peter Weir usa il confronto con il trauma come chiave per descrivere il touch of disaster degli anni Novanta. Max Klein è un architetto, lavora nella creazione del paesaggio urbano contemporaneo, ha vissuto gli anni della crescita e dell’economia rampante, «questi sono gli anni Novanta, nessuna chiede più scusa ormai. Scrivono tutti autobiografie» dirà Max all’avvocato che cura i suoi interessi, dopo il «disastro» (deliziose le annotazioni linguistiche che punteggiano la pellicola sull’utilizzo improprio di questa parola nella vita quotidiana) Max sente di essere libero dai legacci della paura e riesce a percepire meglio e a descrivere l’irrimediabile recessione in cui stanno piombando gli Stati Uniti. In questo senso è centrale la sequenza che vede Max fuggire durante una discussione sul risarcimento da chiedere alla compagnia aerea e raggiungere il tetto dove tutto il peso della realtà artificiale, della modernità, sembra schiacciarsi su di lui. Gli edifici – che per lavoro ha sempre amato e contribuito a creare – sembrano raggiungerlo e lambirlo in una sequenza assai tensiva fino al climax liberatorio, ottenuto attraverso un altro confronto con la paura: la vertigine, vinta salendo su di un pericoloso cornicione a strapiombo sulla strada.
Fearless deve parte della sua bellezza alle interpretazioni del cast, straordinariamente naturale nel tratteggio di personaggi comuni sfiorati dal touch of disaster. Il volto e il corpo di Jeff Bridges raccontano dei moti interni della mente, quasi impercettibili sulla superficie (se non sotto le palpebre, con le orbite roteanti, mentre si dorme) e sempre pronti a esplodere con dolore e… paura, la bellezza e la caparbietà della Laura di Isabella Rossellini, la fragilità e semplicità di Rosie Perez nei panni di Carla (che le è valsa una nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista), chiudono l’insieme i giovani John Turturro, nei panni di un terapista specializzato nell’elaborazione dei traumi, e Benicio del Toro che qui interpreta il marito di Carla.
iTunes rende il film disponibile sia per il download sia per il noleggio, come non approfittarne dopo tanti anni d’imperdonabile mancanza?