L’appuntamento di novembre da Wannenes a Genova propone gioielli, argenti, porcellane e agli arredi di due dimore (una romana e una parigina) di “Madame e Monsieur X”. L’esposizione dei lotti apre giovedì 6 novembre a Palazzo del Melograno, mentre le aste si terranno la prossima settimana (tra il 10 e il 12 novembre).
GIOIELLI E OROLOGI.
ARGENTI, ARREDI, AVORI, ICONE E OGGETTI D’ARTE RUSSA
GENOVA, 10-11 novembre 2014
Il primo catalogo è diviso in due giornate di vendita, per un totale di tre tornate da 964 lotti. Tra gli argenti si segnalano i lotti 74 e 75, provenienti dalla collezione di una nobile famiglia romana.
L’ARGENTEO SPLENDORE DI PAUL STORR
Paul Storr è un maestro dell’argenteria inglese tra XVIII e XIX secolo, capace di creare degli oggetti che trascendendo la materia argentea divengono icone del fasto e della potenza dell’impero britannico. Nato a Londra nel 1771 inizia il suo apprendistato presso un argentiere di origine svedese, Andrew Fogelberg, al 30 di Church Street, a Soho.
Terminato l’apprendistato all’inizio del 1792, Storr avvia la sua attività associandosi con William Frisbee, un argentiere londinese. La società dura pochi anni, fino al 1796, quando Paul Storr apre bottega in Air Street, a Piccadilly. E’ qui che produce i primi pezzi importanti della sua lunga carriera, che prosegue nel 1803 prima collaborando con Philip Rundell (1743-1827), uno dei più famosi argentieri dell’epoca, con cui stringe un sodalizio che durerà vent’anni, poi da 1826 con John Samuel Hunt, nipote della moglie Elisabeth – che entra in società con un apporto di capitale di 5000 sterline – nella prestigiosa sede al 13 di New Bond Street diretta da John Mortimer.
Le opere così come la fortuna artistica di Paul Storr e Samuel Hunt raggiunsero il massimo splendore agli inizi del XIX secolo, con le prime manifestazioni di reazione contro il neoclassicismo inglese. I loro oggetti avvolti da pampini con bordi carichi di elementi rocaille e puttini che ricordano vagamente il Rococò e gli elementi vegetali del periodo eclettico, ma anche di sensuali citazioni classiche rivisitate con spregiudicato talento, sono l’esempio di una fantasia tanto prodigiosa quanto duttile a celebrare i valori borghesi del più vasto impero nella storia dell’umanità.
Due bellissimi esempi li troviamo in un centrotavola composto da tre candelabri in argento cesellato a Londra nel 1849 da John Samuel Hunt per Hunt & Roskell, successori di Storr & Mortimer, a base triangolare modellata e fusa riproducente delle rocce con la parte in alto degradante da cui si dipartono rami di vite intrecciati che formano l’intera struttura (gr. 14.970 stima € 18.000 – 22.000), e una coeva coppia di rinfrescatoi in argento a base circolare tronconica, nodo lavorato, corpo svasato con bordura a foglie, rami e grappoli d’uva, due manici a trompe l’oeil naturalistici (gr. 4.900 stima € 8.000 – 10.000)
CANDIDA E TRASPARENTE MATERIA
L’asta Wannenes di Novembre presenta un piccolo e selezionato nucleo di porcellane e maioliche settecentesche. Particolarmente interessante è un raro gruppo in biscuit della manifattura romana di Volpato, raffigurante Mario e databile al 1789 circa, ispirato al noto marmo oggi conservato nei Musei Vaticani: in realtà si tratta del ritratto del commediografo Menandro, in coppia con un’altra figura rappresentante il poeta greco Posidippo (detto Silla) (Stima € 5.000 – 8.000).
Abile uomo d’affari, Giovanni Volpato (1735-1803), oltre a sviluppare il commercio di antichità, il restauro e la produzione di copie e d’incisioni, legato ai collezionisti e ai visitatori stranieri, si dedicava anche alla realizzazione di riproduzioni dei capolavori dell’antichità classica, modellati in piccole dimensioni, nell’elegante e candido biscuit, che altro non era che porcellana non invetriata, che tanto assomigliava al marmo antico.
La sua manifattura fondata nel 1785 – autentico campionario della cultura archeologica tanto amata dai turisti del Grand Tour – era prodotta in un vasto stabile nelle vicinanze della chiesa di Santa Pudenziana (oggi via Urbana angolo via della Caprereccia) e già l’anno successivo otteneva la privativa da papa Pio VI, essendo decaduta due anni prima quella già concessa a Filippo Coccumos. Il negozio era in via dei Greci, una traversa di via del Babuino.
Per la prima volta in Italia il catalogo presenta anche un piccolo nucleo di vetri italiani e stranieri databili fra Sette e Ottocento: materiale di straordinaria eleganza che all’estero sono oggetto di un importante collezionismo e che certo desteranno l’attenzione degli appassionati più avvertiti. Si segnala in questo nucleo una bella alzata muranese databile tra Sette e Ottocento e decorata a fili torti in lattimo (Stima € 800 – 1.200) e, sempre muranese ma risalente al XVII secolo, una bella lampada ad olio dalla forma fantasiosa ed evocativa.
GIOIELLI E OROLOGI.
UNICI CON DISINVOLTURA
Durante il XIX secolo, contrariamente a ciò che era accaduto in precedenza con l’imporsi di una tendenza dominante, si assiste in campo orafo a una proliferazione di stili di diversa provenienza. Le importanti scoperte archeologiche della prima metà del secolo diedero vita alla “moda archeologica”.
Altra ispirazione giunse dalle culture esotiche: nel 1862 il Giappone partecipò all’Esposizione Universale di Londra e si fece propagatore nel settore orafo dell’uso di particolari tecniche (smalto cloisonnè), nonché di un inedito repertorio di figure (crisantemi, bambù, dragoni e ventagli).
L’Art Nouveu nata a Parigi negli anni novanta dell’Ottocento – tutto ebbe inizio dal negozio Maison de l’Art Nouveau di Siegfried Bing – ebbe diverse declinazioni così come nomi che lo identificavano: Jugendstil in Austria e Germania, Modernismo in Spagna, Art and Craft in Gran Bretagna e Stati Uniti, Liberty infine in Italia: quello che li univa era una forza vitale che traeva la sua ispirazione direttamente dalla Natura. Da qui, la ricerca dei giochi floreali e delle forme ondulate, che talora declinavano in una dolcezza romantica se non addirittura melanconica.
Sicuramente sinuose ed eleganti sono le forme di un pendente in oro, argento, smeraldi e diamanti del 1880 circa, realizzata con un motivo vegetale traforato decorato con diamanti di vecchio taglio e smeraldi di taglio quadrato, al centro con un diamante di taglio ovale sfaccettato del peso stimato 3.20 carati (Stima € 12.000 – 18.000); così come quelle di una collana del 1890 in oro, argento, smeraldi e diamanti decorata con una serie di smeraldi di taglio ovale e quadrato con cornici in diamanti di vecchio taglio, la parte centrale a motivo di ghirlanda con gocce di smeraldi e diamanti di vecchio taglio (Stima € 20.000 – 30.000) .
Alvar González-Palacios nell’introduzione dello splendido catalogo del 2009 che celebra i 125 della maison Bulgari, propone una lettura originale per leggere una fantasia che si tramandata per generazioni: “Bulgari ha creato gioielli straordinari accostando pietre rare a pietre insolite e non costosi come la seta e il cuoio, portando all’eccellenza certi precetti di Chanel quando la grande couturière coprì le donne di bigiotteria (…) La storia del gioiello è un conto infinito del dare e dell’avere fra passato e presente, fra classico e barocco, tra sfarzo e sobrietà. A volte basta una variazione cromatica per mutarne l’aspetto”.
Una sensazione che si manifesta quando osserviamo degli orecchini Bulgari in oro, smeraldi e diamanti, realizzati nella parte superiore con un cerchio in diamanti di taglio taples, che racchiudono un diamante di taglio brillante, da cui scendono delle sfere in smeraldo, alternate a rondelle in diamanti di taglio baguette (Stima € 20.000 – 40.000).
LA COLLEZIONE DI MADAME E MONSIEUR X
GENOVA, 11-12 novembre 2014
La casa come contaminazione di stili e di epoche è, si sa, un concetto assai amatodell’arredamento contemporaneo: un concetto moderno, che affonda però solide radici nel nostro passato migliore, ricollegandosi ad una tradizione che parte dall’amore degli uomini del Medioevo per le curiosità, le celebri naturalia, per passare alle glorie, tutte manieriste e barocche, delle Wunderkammer , ed ancora alla grandiosità secentesca, la misurata eleganza illuminista, il decoro borghese del XIX e XX secolo, fino all’algida essenzialità del Deco e del design.
Oggi gli oggetti che abitano le nostre case, e certe case in particolare, continuano a suscitare stupore, meraviglia, spirito di emulazione, a volte invidia, soprattutto quando si compongono in autentiche camere delle meraviglie colme d’eclettica bellezza e testimonianza di gusto sicuro e raffinato.
Questa è anche la storia degli arredi delle due residenze di Madame e Monsieur X, in via Condotti a Roma e nelle vicinanze del Grand Palais a Parigi, distribuiti in un vivace sovrapporsi di oggetti disparati, ma che finiscono per comporre, si direbbe in modo del tutto naturale, un insieme armonioso.
Così, un elegantissimo cassettone francese settecentesco, in legno laccato rosso decorato con una magata chinoiserie a paesaggi animati (Stima € 15.000 – 20.000), pare dialogare con il compagno genovese in legno di violetto, che esibisce il caratteristico quadrifoglio tra maniglie e montature in bronzo cesellato e dorato (Stima € 50.000 – 70.000).
Ad un piccolo tavolo da centro scolpito e dorato del XVIII secolo, di un gusto caratteristico degli ultimi momenti del Barocco, con il piano circolare in marmi policromi a motivi geometrici sorretto da un tronco sul quale si nascondono scoiattoli curiosi (Stima € 5.000 – 8.000), è vicino un altro tavolo di simile impianto: ma qui il piano è in malachite, e l’epoca è il pieno Ottocento (Stima € 4.000 – 6.000).
E si guardi al giocoso divano a teatrino in velluto rosso, che sembra riportare alle musiche di un Ponchielli o di un Respighi (Stima € 1.500 – 2.000), o alla coppia di sculture in metallo dorato del XX secolo raffiguranti serpenti con code attorcigliate (Stima € 2.000 – 3.000), perfettamente accoppiati a due imponenti quanto spettacolari letti cinesi del XIX secolo: il primo in legno a lacca rossa con pannelli finemente incisi a rilievo e dorati (Stima € 5.000 – 8.000), il secondo a forma di Takarabune (Barca dei Tesori) in legno a lacca rossa e dorata (Stima € 3.000 – 5.000). Arredo tutt’affatto straordinario, dove la prua coronata da una fenice è realmente un acme d’eclettica ed esotica stravaganza.
Come è giusto, non mancano le opere meno fantasiose, spesso sorrette da una grande qualità formale ed esecutiva: un centrotavola in argento di Robert Garrard, del 1842, è decorato da un gruppo con un militare con cavallo a fianco di un obelisco con inciso l’orgoglioso motto “Pro aris et focis” (Stima € 10.000 – 15.000), mentre diciassette figure di danzatrici in biscuit sono un vero emblema dell’Art Noveau: fanno parte della celebre serie detta Du Jeau de l’écharpe, realizzate a Sèvres dal 1900 e poi copiate nelle manifatture ceramiche di mezza Europa (Stima € 1.000 – 1.500).
Infine i gioielli, di sfavillante eleganza: un anello a cupola in platino, con un rubino cabochon, uno smeraldo e diamanti di David Webb (Stima € 4.500 – 6.500), ed un altro sempre dell’orafo londinese, in platino, zaffiro giallo, smeraldi e diamanti (Stima € 3.000 – 5.000). Dal laboratorio veneziano di Attilio Codognato è uscita, nel 1950 circa, una spilla in forma di busto di moretto (Stima € 4.800 – 5.200). La testa è in ebano, il turbante in lapislazzuli, gli orecchini a motivi floreali in diamanti, la veste in rubini di taglio circolare diamanti di taglio brillante: come dire, la gioia di vivere vestita da sera.