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Mortdecai, il collezionista d’arte col volto di Johnny Depp

Mortdecai, il collezionista d’arte col volto di Johnny Depp, sbarca il 19 febbraio nelle sale italiane. Chi è Mortdecai? Nato dalla penna dello scrittore inglese Kyril Bonfiglioli, Mortdecai è un mercante d’arte, un po’ dandy, sornione e fifone, un po’ delinquente e un po’ galantuomo; una sorta di Arsenio Lupin del decadentismo estetico. 

Gestire una torma di russi inferociti, i servizi segreti inglesi, una moglie dalle gambe chilometriche ed un terrorista internazionale non è cosa facile: per riuscirci, l’affabile mercante d’arte – e criminale part-time – Charlie Mortdecai  diventa protagonista di una corsa contro il tempo in giro per il mondo, armato solo del suo fascino particolare e della sua bellezza, per recuperare un dipinto rubato, che si dice contenga il codice per accedere ad un conto bancario in cui era stato depositato l’oro dei Nazisti.  

Mortdecai-Johnny-Depp

Il mondo di Mortdecai è variopinto e articolato e per metterlo in scena è stato chiamato a raccolta un cast delle grandi occasioni: Johnny Depp nei panni del protagonista, Gwyneth Paltrow l’algida moglie e Ewan McGregor l’ispettore di polizia, antagonista di Mortdecai. 

Olivia Munn (The Newsroom) e Jeff Goldblum (Grand Budapest Hotel) completano l’assortimento. 

La chiave per la costruzione dei personaggi e delle situazioni è quello del cliché: l’ispettore a cui McGregor presta il volto, ad esempio, sembra essere l’incarnazione dei valori di patria e famiglia all’inglese, buono e probo, ma un po’ fessacchiotto e proprio per questo meno attraente del suo alter ego, il collezionista d’arte dandy e furbastro, nonché un po’ vile ma… Più simpatico.

Mortdecai

Al centro delle vicende, per mettere in moto i cliché, una serie di tormentoni: i baffi del protagonista (un po’ Dalì e un po’ Poirot), un’ossessione estetica che per un attimo fa tornare alla mente L’Amore Sospetto di Emmanuel Carrère, ma è davvero solo un secondo.

E poi ancora un  leggendario Goya rubato di cui tutti vogliono impossessarsi, dopo essere sopravvissuto indenne attraverso mille peripezie pare possa contenere il codice per avere accesso ad un conto depositario dell’oro dei Nazisti (citofonare Monuments Men).

L’immaginario estetico è costruito cercando di articolare tra loro gli stilemi di Wes Anderson e Blake Edwards (la spy story nel solco de La Pantera Rosa), ma il risultato è un pasticciaccio ridicolo in sospeso tra Austin Power e il Tetaro Margherita.

Battute da terza elementare (pisello-tette-palle) si rincorrono in gag che vorrebbero guardare a Bogdanovich, ma che al massimo ricordano Benny Hill. 

Mortdecai

David Koepp, regista che in passato aveva già diretto Jhonny Depp (Secret Window), con il suo Mortdecai punta quindi molto in alto… Ma purtroppo fa un grosso tonfo, sprecando l’incredibile potenziale di un ricchissimo cast.

Si salva solo Gwyneth Paltrow (la Fujiko della situazione) che qui, più che altrove, semplicemente interpreta se stessa, riuscendo ad essere ammaliante senza compiere nessuno sforzo (come suo solito, insomma). Johnny Depp invece è ormai il fantasma del sex symbol che è stato, ma soprattutto la pallida ombra di quell’attore in bilico tra il carattere istrionico e quello sensibile che ha conquistato orde di fan nel corso di una brillante carriera che, oggi più che mai, sembra completamente impantanata. 

Mcgregor (l’ispettore Zenigata) sembrava passare di lì per caso. C’è come un senso di déjà vu che ci  riporta dritti dritti a The Avengers – Agenti speciali di Jeremiah Chechik (già regista di quel memorabile scult che fu Diabolique) con Ralph Fiennes, Uma Thurman e Sean Connery.

Grandi cast e soggetti, se non ottimi per lo meno buoni (mediocri, ok!), vengono risolti in filmetti dimenticabili imprigionati nella muffa della sciatteria. 

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