I Kutso in esclusiva per ArtsLife. Per molti ma non per tutti, la loro Musica per persone sensibili
Kutso, scritto in codice per dire cazzo, che è poi la pronuncia corretta del loro nome. Gruppo rivelazione a Sanremo 2015, dove si sono classificati secondi tra le nuove proposte con il brano “Elisa”.
Tra una tappa del loro ‘perpetuo tour’ e le prove per il grande Concerto del 1° Maggio a Roma, li abbiamo incontrati per farci svelare qualche dettaglio in più su di loro e sul loro nuovo album “Musica per persone sensibili”.
Scatenati, provocatori, irriverenti, pieni di energia ed ironia, il gruppo romano guidato da Matteo Gabbianelli, voce e autore dei testi e della musica di tutti i loro brani, porta una ventata di novità interessante nel mondo musicale.
Con Donatello Giorgi alla chitarra, Luca Amendola al basso, Simone Bravi alla batteria, i Kutso criticano, contestano, si lamentano e aggrediscono stereotipi, in un linguaggio esplicito e immediato.
Ad una musica raffinata e densa di citazioni dal punk, al rock, al pop, al funky, passando ampiamente per la musica italiana, affiancano travestimenti, performance e balli scatenati.
Originali e divertenti, vanno tenuti ben distinti e separati da impropri accostamenti col rock demenziale o con altre formazioni nostrane quali Elio e le storie tese o Biggio e Mandelli.
Dopo il loro album di esordio del 2013 “Decadendo-su un materasso sporco”, nel 2014 partecipano al Concerto del 1°Maggio a Roma, aprono il concerto di Caparezza a Miami, e al Postepay Rock in Roma. Partecipano all’Hard rock Live Roma insieme ai Negramaro e iniziano il loro ‘perpetuo tour’ con 120 tappe in tutta Italia.
Nel 2015 approdano a Sanremo e dopo il grande successo del singolo “Elisa” esce il loro secondo album prodotto da IT.POP/Universal. Dal 12 marzo è ripartito il perpetuo tour e nei prossimi giorni esce il loro nuovo singolo dal titolo “Io rosico”
Cito da una vostra canzone “Intorno a me solo porci e buffoni, il mio futuro è sempre in mano a gente di merda. Ecco perchè io vivo in disparte con leggerezza ma molto impegno” (da ‘Eviterò la terza età’) Dunque è questo il vostro identikit?
«Ma sicuramente è il mio, –risponde Matteo Gabbianelli–nel senso che io non sono una persona che rincorre quelli famosi o fa il presenzialista nei cosiddetti ‘locali giusti’. Non sono affascinato da quelli che lavorano nel mondo della musica. Ci sono quando è importante esserci per non rimanere fuori dal giro, ma per il resto non mi interessa»
A Sanremo ci avete molto divertito e avete conquistato un ampio apprezzamento perchè chi vi ascolta si accorge che la vostra musica è molto raffinata, densa di citazioni anche nella costruzione dei testi. Qual è il vostro background?
«Il nostro mood è figlio degli anni ’90. Siamo cresciuti con la musica dei Nirvana, con quell’agro-dolce che si respirava nell’aria. Ma nella nostra musica c’è di tutto. Ci trovi dentro Michael Jackson, i Beatles, gli stessi Nirvana, i Juicer, così come Lucio Battisti, Rino Gaetano e Giorgio Gaber, soprattutto nei testi.
Io personalmente ho suonato per 7 anni come batterista in un gruppo Hardcore e il nostro mondo era quello degli Skinheads e dei Punk, quindi probabilmente i riferimenti sono rimasti.»
Come sono nati i Kutso? Suonate insieme fin da ragazzini?
«No, assolutamente. La line-up attuale del gruppo è nata con il primo disco ufficiale, i componenti sono cambiati diverse volte. Ci siamo incontrati per la musica e abbiamo percorsi simili ma diversi. Donatello e Luca hanno seguito una formazione musicale di base, Sandro, il batterista, è l’unico che ha veramente studiato e io ho preso la mia prima vera lezione sullo strumento da Alex Britti, col quale ci conosciamo da bambini. Io avevo cinque anni e lui ne aveva 15 quando le nostre famiglie si sono conosciute. Eravamo vicini di casa a Monteverde.»
Dunque è per questo che è uno dei vostri sostenitori
«Sì e infatti ha anche co-prodotto il nostro nuovo album»
E’ ormai cosa nota a tutti che la parola KuTso la usavate a scuola per scrivere in codice Cazzo senza farvi beccare dai professori. Ma ‘cazzo’ in che senso? E’ un urlo da indignati o un lamento di rassegnazione?
«E’ un rifiuto. Il rifiuto di ogni regoletta e cliché di comportamento. Il rifiuto di tutto quello che ti dicono ‘si deve fare così’. Quando abbiamo cominciato tutti ci dicevano che con questo nome il gruppo non sarebbe mai riuscito a passare in una radio, nè in una televisione. Io credo che i fattori che ti portano ad ottenere un risultato sono talmente complessi e in qualche modo imprevedibili che nella vita puoi fare quello che vuoi. Il nostro nome dimostra che non esiste una regola. »
Però a Sanremo Carlo Conti si è rifiutato di chiamarvi ‘cazzo’ e vi ha sempre chiamato Kutso, con la U.
«Ma guarda anche noi all’inizio lo pronunciavamo così perchè a me personalmente piaceva com’era scritto, mi sembrava una Tag. Poi però abbiamo voluto recuperare il significato che ha la parola pronunciata con la “A”. Certamente è una parola che spesso mette in imbarazzo ma noi vorremmo proprio sdoganarla, svuotarla, farla diventare una parola neutra. Perchè le parole sono solo parole. Il nostro nome poteva essere fatto di sole consonanti o essere qualsiasi altro. Non esistono giudizi assoluti, nè regole assolute.»
“Mi fa schifo quello penso. Però non è giusto non ha senso sperare di migliorare e vivere per farsi male” “Lo sanno tutti che fine farò ho seminato i frutti che raccoglierò “”Vorrei essere cerebroleso e non capire un caSSo” ( da ‘Lo sanno tutti’)
“Dico sempre le stesse cose, piango senza alcun motivo, bevo sempre bevande dannose e mi chiedo perchè son vivo. Ma non sopporto più chi insiste con Gesù… Questa società premia la meschinità “(da ‘Questa società’)
Quanta romanità c’è nei Kutso?
«C’è la tipica voglia di divertirsi e far casino dei romani e soprattutto l’attitudine a sdrammatizzare sbeffeggiando chi si spaccia per qualcosa che non è.»
Musica (solo) per persone sensibili ?
«Noi vorremmo essere la musica di tutti quelli che non si sentono parte di niente. Come noi. Che non apparteniamo a nessuna corrente, a nessuna sotto-cultura, a nessuno schema, a nessuna categoria definita.»
Kutso, nel 2013 il vostro primo disco, nel 2014 già eravate sui palchi internazionali e nazionali con tanti grandi nomi, 120 tappe italiane. Nel 2015 sbarcate a Sanremo e uscite con un nuovo disco. Ma insomma, da chi siete raccomandati?
«(Ridono) Noi abbiamo collaborato con tante persone in tutti questi anni, abbiamo avuto la fortuna di conoscerne molte lavorando nel campo musicale, ma non siamo raccomandati, forse semplicemente siamo bravi come manager di noi stessi a fare le scelte giuste».
– Prossima tappa del Perpetuo tour 30 aprile a Latina presso El Paso
– 1° Maggio Roma- grande concerto di San Giovanni e a Bologna in Piazza Maggiore
Tutte le date le trovate sul sito dei Kutso