Domenica 24 maggio 2015 l’Associazione Dimore Storiche Italiane apre 200 proprietà private parte del nostro patrimonio storico- architettonico. Giovanna Majno ci racconta il Chiostro di Casa Ucelli di Nemi a Milano, parte dell’ex monastero di Santa Maria Maddalena al Cerchio
Moda, finanza e design. La trilogia delle parole che solitamente identifica Milano nell’immaginario collettivo (ultimamente aggiungiamo anche “Expo”). In realtà il capoluogo meneghino è molto di più. Non si esaurisce in così poco. La metropoli ci riserva il suo “miracolo” con una ricchezza inaspettata di angoli carichi di arte e storia. Milano non è solo il Cenacolo, il Duomo o il Castello Sforzesco, giusto per citare alcuni dei must-see irrinunciabili. Disseminati per la città, vi sono anche luoghi “segreti” spesso sconosciuti ai più.
È un peccato che questi luoghi rimangano celati, perché a volte dietro un portone, dentro un cortile o un palazzo storico, si nascondono dei veri tesori di valenza non solo storico-artistica, ma anche portatori della memoria di uomini speciali che hanno regalato qualcosa alla città.
Così il silenzioso Chiostro delle Umiliate, nella centrale via Cappuccio a Milano.
ArtsLife ha incontrato Giovanna Majno, discendente di Guido Ucelli, l’illuminato industriale che ha permesso il recupero di questo magico cortile che ancora oggi, nonostante sia parte di una dimora privata, è possibile visitare su appuntamento o grazie a manifestazioni come quella in arrivo delle “Giornate Nazionali” organizzate da ADSI, l’Associazione Dimore Storiche Italiane che da quasi 40 anni si propone di agevolare la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle dimore storiche.
Nato nel 1977 grazie all’impegno e alla passione di alcuni proprietari di dimore storiche, l’ente collabora con analoghe associazioni nazionali e internazionali, in particolare con quelle europee con scopi simili. Promuove anche studi, ricerche ed iniziative dirette al conseguimento dei fini sociali.
La prima edizione delle “Giornate Nazionali dell’ADSI” risale al 2011. Per due giornate i proprietari decidono di condividere lo splendore che hanno la fortuna di vivere giornalmente con tutti gli amanti dell’arte e del bello.
Quest’anno, per la quinta edizione, le dimore storiche saranno aperte per un giorno, domenica 24 maggio.
In anteprima ArtsLife ha incontrato in una splendida mattina di sole la dottoressa Giovanna Majno, che ci ha raccontato la storia del Chiostro delle Umiliate e di suo nonno, Guido Ucelli di Nemi, che durante una vita che sembra un romanzo, ha restituito a questo cortile il suo antico splendore.
Spolveriamo un po’ la storia del Chiostro. Via Cappuccio a Milano – dove si trova questo scrigno prezioso – è una delle poche vie della città che segue ancora il suo tracciato medievale originario. Il Chiostro oggi è l’ultima testimonianza rimasta dell’ex monastero di Santa Maria Maddalena al Cerchio, dove dai primi anni del 1000 vivevano le Monache appartenenti all’ordine degli Umiliati, dalle quali la via prende il nome. Le monache, numerosissime fin dal XVI secolo, erano chiamate “Signore Mosche” poiché spostandosi per la via facevano pensare a uno sciame di mosche in movimento. Vi abitarono fino al 1801 quando, probabilmente per ordine di Napoleone, il monastero fu soppresso. Fu questo il vero momento buio del complesso: venduto e adibito a magazzino, fu diviso in piccoli appartamenti e in gran parte demolito. Della Chiesa, ad esempio, non resta alcuna traccia. Il Chiostro invece, edificato negli anni Ottanta del Quattrocento, ebbe una sorte migliore, riuscendo a resistere al tempo e ai cambiamenti della società.
“Esempio felice di unione tra la tradizione architettonica lombarda e la lezione fiorentina importata da Bramante e Filarete” come l’ha definito la storica dell’arte Manuela Alessandra Filippi, il Chiostro ha riacquistato una forma il più possibile simile all’originale grazie a una grande opera di restauro eseguito dopo il 1915.
Ci racconta Giovanna Majno: «Quando i nonni [Carla Tosi e Guido Ucelli] hanno comprato nel 1914, il Chiostro era stato chiuso e i loggiati della parte superiore erano stati trasformati in stanze. La giovane coppia di sposi ha deciso di ripristinare e abbattere tutte le stanze del primo piano e di sacrificare una parte abitativa per recuperare l’antico Chiostro cercando di portarlo vicino all’originale realizzando un lavoro il più filologico possibile».
«Molto importante è stata la decisione dei nonni di chiedere, nel 1923, che il Chiostro diventasse monumento nazionale perché lo vedevano come un bene da mettere a disposizione degli italiani e della cittadinanza» continua a raccontarci Giovanna. «Questo implica tutta una serie di oneri e doveri, soprattutto per quel che riguarda la manutenzione: i restauri necessari devono essere il più filologici possibile. Ad esempio il pavimento è stato restaurato secondo le direttive della Sovrintendenza, che ha indicato che argille utilizzare. Nonostante siano molto deteriorabili, sono del tutto simili a quelle originali. Lo stesso vale per il rifacimento dei tetti. Quando è stato necessario questo grande e oneroso lavoro, la richiesta della Sovrintendenza è stata di utilizzare solo coppi dello stesso tipo di quelli da sostituire. I restauri sono finiti nel 1921. Durante i lavori è stato recuperato il soffitto in legno. È quello originale, forse l’unico rimasto a Milano. Da quando Carla e Guido si sono sposati e sono venuti a vivere in questa casa, il Chiostro è sempre stato abitato e vissuto».
Chiediamo alla proprietaria cosa comporta tramandare il progetto e la memoria delle imprese di un nonno così illustre e cosa si prova a vivere oggi in un luogo tanto speciale, così ricco di storia.
«La storia del Chiostro inizia in tempi molto lontani. Tutta la fascia di via Cappuccio è una serie di giardini che corrispondono a quelli che erano i vecchi orti dei conventi che davano su Sant’Ambrogio. Qui Carla e Guido hanno abitato con i loro cinque figli e man mano gli appartamenti che affacciano sul cortile sono stati tutti occupati. Oggi siamo diciassette cugini. Nel Chiostro affaccia lo studio di mio fratello che è un fotografo e qui vive mia madre – l’ultima figlia di Guido e Carla – che ha 93 anni. Il Chiostro è in gran parte abitato dalla famiglia. Diventa così una dimensione particolare, una sorta di “ringhiera di lusso”. Per tutti noi è importante portare avanti il progetto del nonno. Io sono una sorta di “vestale della memoria” che con passione tiene vivo il ricordo di nonno Guido, una persona eclettica che insieme a Carla ha condiviso una vita intensa e ricca».
La dottoressa Majno continua con la storia dei coniugi Ucelli, che sembra uscita dalle pagine di un romanzo: «Si sposano molto giovani e inizialmente forse un po’ contrastati dalla famiglia di Carla. Erano una coppia molto unita e hanno vissuto tutta la vita condividendo passioni e progetti. Guido era un industriale. Ha portato l’azienda, la Riva (che è stata venduta vent’anni fa), ad essere una delle più importanti industrie di pompe e turbine in Italia. Il sogno di Guido era realizzare il Museo della Scienza e della Tecnologia (divenuto realtà nel 1953). Il museo si è presto imposto come una delle istituzioni importanti della vita milanese del tempo, così descritto dallo stesso Guido Ucelli: “Il Museo è vivo, di tutti, aperto a tutti. Oggi il mondo cammina a ritmo vertiginoso e tutti ne cerchiamo le ragioni e le possibilità. Il Museo vive, è il Museo del Divenire del Mondo”».
Guido Ucelli era un vero rappresentante della borghesia milanese illuminata, che metteva i propri beni a disposizione della collettività. «Nella Riva e nel museo il nonno reinvestiva quello che aveva. Era molto attento alla cultura»
Nella loro casa in via Cappuccio, Guido e Carla organizzavano per gli amici i “concerti del lunedì”. Molto di questi amici erano ebrei. L’importanza degli Ucelli è stata anche nella loro coraggiosa opposizione alle leggi razziali. Ci racconta Giovanna con un filo di commozione quanto i nonni siano stati persone straordinarie: «Nel 1944 qui in questo Chiostro si sono presentate le SS per portare Carla e Guido a San Vittore con l’accusa di aver fatto espatriare o nascosto alcuni ebrei. Avevano moltissimi amici ebrei e hanno rischiato tutto per salvare delle vite». Mettere in pericolo la propria vita per degli ideali, è qualcosa di straordinario e non comune.
Oltre all’impegno profuso per il Museo della Scienza, Guido Ucelli è stato anche un pioniere nell’uso della tecnologia applicata all’archeologia. Il suo nome infatti è legato a un grande progetto di recupero archeologico, rimasto famoso come l’impresa di Nemi, il cui ricordo è conservato nel Chiostro.
«Tra il 1925 e il 1930 Guido ha realizzato il progetto ardimentoso di prosciugare tramite pompe prodotte dalla Riva il lago di Nemi per far emergere due navi dell’imperatore romano Caligola (affondate nel 41 d.C.) e portarle fuori. E’ stato un evento importante, anche se purtroppo negli anni Quaranta i reperti sono stati incendiati. Ora a Nemi c’è un museo. Noi nel Chiostro abbiamo alcune copie dei reperti delle navi, come ricordo della storica impresa».
Giovanna Majno continua l’eredità dei nonni come presidentessa dell’Associazione Guido Ucelli Amici del Museo, portando aventi l’idea che il privato si metta a disposizione del pubblico. L’associazione infatti organizza e finanzia i laboratori al Museo per i bambini con poche possibilità economiche.
Il Chiostro delle Umiliate aprirà le sue porte domenica 24 maggio per l’iniziativa “Giornate Nazionali dell’ADSI” perseguendo il desiderio di condivisione con la comunità. Lungo le pareti è possibile ammirare anche alcuni recuperi archeologici della zona, come una testa di Apollo che storie di famiglia raccontano sia stata trovata in cantina, un piccolo tabernacolo che si trovava nella vecchia Chiesa che è andata distrutta e due colonne che vengono dal Monastero di Santa Maria della Vettabbia, anch’esso distrutto durante la guerra.
Per scoprire quali saranno le altre dimore (delle oltre 200 che aderiscono) che apriranno le loro porte nella domenica di maggio, si può visitare il sito www.adsi.it.
Per chi desiderasse approfondire la vita di Guido Ucelli di Nemi, è in commercio un libro edito Hoepli sulla sua vita: “Guido Ucelli Di Nemi. Industriale, Umanista, Innovatore”.