I Delitti del BarLume: Filippo Timi investigatore in camiciola e infradito.
Si è conclusa negli scorsi giorni la seconda stagione de I Delitti del BarLume, la serie televisiva ispirata ai libri dello scrittore Marco Malvaldi, andata in onda su Sky Cinema 1 l’11 e il 18 Maggio.
Ma di che cosa si tratta esattamente?
I Delitti del BarLume sono le storie raccontate nei cinque romanzi della serie che ruotano attorno al Caffè di un’immaginaria città costiera della Toscana. Protagonista della serie è Massimo Viviani, ex matematico ora barista ed investigatore improvvisato, interpretato da un formidabile Filippo Timi.
La prima stagione è andata in onda nel 2013 sempre su Sky Cinema – una produzione targata Palomar (famosa per la serie televisiva dedicata al commissario Moltalbano) – con il tentativo di creare una fiction diversa e raffinata; tentativo poi pienamente riuscito con Gomorra. Ma I Delitti del BarLume è proprio un’altra cosa.Ci sono delitti da paesino risolti al bar con una briscola a cinque, la vita locale, scherzi che ricordano Amici miei e l’atmosfera delle battute taglienti, prodotto D.O.C della provincia toscana.
Tutto ruota intorno al Bar Lume, punto nevralgico e centro strategico di qualsiasi comunità di provincia che si rispetti.
Massimo ha abbandonato l’università per dedicarsi al bar e trasformarlo in un locale “a modino”. Non ha fatto i conti, però, con la vivacità che un piccolo paesino può esprimere e viene così travolto dalle vicende di Pineta.
Con lui i suoi quattro “bimbi (alla toscana): Ampelio, Pilade, Gino e Aldo. I bischeri pensionati trascorrono le giornate al Bar Lume senza perdere occasione “per dar fiato alle trombe” senza peli sulla lingua e con dialoghi surreali.La routine di questi 5 personaggi in tutte le puntate viene interrotta da un omicidio e il gruppo si trasforma in una squadra di detective sgangerati.
L’intuito di Massimo – in camiciola e infradito – e la sua propensione a non farsi mai gli affari propri saranno fondamentali per far luce sui casi senza urtare la pazienza “della Fusco”, commissario del paese interpretata da Lucia Mascini.
Le puntate, quindi, scorrono decise e divertenti guidate da Massimo e la sua tribù di vecchietti.
“Dietro al bancone è lui e solo lui a dettare le regole – racconta Timi parlando del suo personaggio- smentendo il principio per cui il cliente ha sempre ragione. Così al BarLume niente granite prima delle 11 e niente cappuccini dopo le 15”.
Il lavoro di scrittura dei film è stato coordinato da Francesco Bruni, storico autore di molti film di Paolo Virzì (da Ovosodo a Il capitale umano) oltre che regista e sceneggiatore di Scialla.
Il regista dei due nuovi episodi (La tombola dei troiai e La briscola in cinque), invece, è l’italiano Roan Johnson, che finora ha diretto fra gli altri i film 4-4-2 – Il gioco più bello del mondo e Fino a qui tutto bene.
I Delitti del BarLume, dunque, risulta essere un prodotto rivoluzionario, nel suo non esserlo affatto. Una serie televisiva tutta italiana fatta di un equilibrio che somma il gioco del Giallo a un’ironia che guarda avanti e nello stesso tempo tiene salde radici nella tradizione Monicelliana.
Un buon risultato che di questi tempi fatti di episodi, streaming ed attese internazionali si difende egregiamente.