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Art Basel innesca il turbo. Dal nostro inviato alla fiera

Jeff Koons - ArtsLife
Jeff Koons, Cat on a Clothesline (Orange), 1994–2001 da Gagosian

Impossibile fare una cronaca esaustiva di tutto il ben di Dio che vi si spalanca davanti agli occhi dal momento in cui mettete il capino nei padiglioni di Art Basel.

Se vi lasciate condurre dal cuore e dagli occhi, più che dalla mente, potrete fare un fantascientifico viaggio all’interno del corpo dell’arte navigando nelle arterie di questo straordinario organismo che è divenuto nel tempo quello che riduttivamente chiamiamo fiera. L’incredibile vitalità di questa manifestazione fa di questo appuntamento qualcosa di più e di diverso del mirabolante scambio di danaro che avviene sotto il cielo di Basilea.

Come una maschera in silicone si adatta a tutti i volti ai quali si applica, così Art Basel camaleonticamente cambia fisionomia ad ogni mutazione che la turbo accelerazione imprime sulla faccia della terra.

Goshka Macuga - ArtsLife
Goshka Macuga
Backdrop. Bed room, 2014
Tapestry
Galerie Rüdiger Schöttle

Così i billion dollars che volano non ci raccontano “solo” di un universo finanziarizzato parallelo nel quale spesso arbitrariamente tutto è possibile, in fondo chiaro, distesamente narrato, ma anche di frammenti di mondo, maschere, ramificazioni sotterranee che non riescono a solidificarsi in un’immagine unitaria, di sintesi.

Helly Nahmad Gallery  - ArtsLife
Lucio Fontana e Alexander Calder da Helly Nahmad Gallery

Il caleidoscopico gioco di sensazioni e suggestioni, il “profumo” di Horse and Cows di Max Ernst piuttosto che René Cordier di Renè Magritte da Richard Nagy from London, si confonde con il sound di John Cage alla James Cohan by NY.

Poi si rotola, come una pallina da flipper che “picchia” sul pupazzo di Jeff koons chez Gagosian of course, per rimbalzare alla raffinata Rüdiger Schötte Galerie dove troneggia Goshka Macuga, e ancora giù per il tubo fino ad Unlimited a vedere Stacked di Ai Weiwei, da quei globetrotter dei Continua, un mare di biciclette a ricordare il mezzo di trasporto simbolo dell’ormai vecchia Cina.

Paul McCarthy - ArtsLife
Paul McCarthy
galleria Hauser&Wirth

E poi, e poi… il veicolo della giostra di Space Moutain, si ferma, fine della corsa.

Si riparte per un’altra attrazione, Beyeler, dove Paul Gauguin attira frotte di pellegrini in “viaggio” per Papeete, alla recherche di una mitica naturalità perduta. Così perduta che non si trova e regala semmai qualche ricordino imbarazzante.

In cauda venenum!

www.artbasel.com

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