Róisín Murphy è un animale da palcoscenico, un animale elettronico e seducente. Con il suo tour è giunta a Milano, l’11 novembre al Fabrique, e a regalato ai suoi fan uno show indimenticabile.
«Do you like my tight sweater?» chiede Róisín Murphy al suo pubblico milanese. Tutto inizia nel 1994, ad un party Róisín vede un ragazzo, lo avvicina e gli chiede: «Do you like my tight sweater? See how it fits my body». Quel ragazzo era Mark Brydon, la porta nel proprio studio di registrazione e nascono così i Moloko, che esordirono sulla scena electro-pop nel 1995 con il loro album d’esordio intitolato Do you like my tight sweater?. Il loro è un sodalizio artistico e sentimentale benedetto da una serie di singoli di successo come Sing it Back, The time is Now e la bellissima Pure Pleasure Seeker. Giunge al termine nel 2001. Terminata la relazione sentimentale con Mark, Róisín si dedica alla propria carriera solita.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=cgHwAjF3Z8Y[/youtube]
Il primo album di Róisín Murphy, Ruby Blue (2005), è un universo dance di bassi sincopati e ricercatezze electro swing. Due i singoli estratti: il suadente e disturbato If We’re in Love, con un video in cui viene allestito un paradisiaco e teatrale giardino dell’Eden cucito di velluti e paillettes; e Sow Into You che, accompagnato da un videoclip bio-robotico, con i sonorità in odor funky.
Overpowered (2007), il secondo album, è più cupo e ipnotico, quasi una commistione tra la dance europea sofisticata, scheletrica, e il beat caldo e nero d’oltre Oceano. Un album dove l’electroclash si fonde con morbidi attimi di stampo urban-soul. Il secondo singolo estratto, Let Me Know, un brano killer da dancefloor, è uno tra i brani più riusciti del disco.
Dopo due figli Róisín Murphy torna sulla scena con un EP che è un omaggio alla canzone italiana: Mi senti. Un inedito –In sintesi– e cinque grandi classici della canzone italia reinventati in versione elettronica: da Ancora Ancora Ancora e Non credere di Mina –qui in una versione da film wester- a La Gatta di Gino Paoli trasformata in un brano degno di un film horror anni ’70. Un prodotto bizzarro sospeso tra ambizioni hipster e spirito nostalgico.
Dopo la parentesi italica Róisín Murphy ha pubblicato quest’anno il suo novo lavoro, un EP di 9 brani: Hairless Toys. Ufficialmente il suo terzo album solista, il primo dal 2007.
Evocativo, elegante e teatrale. Il capolavoro dell’album è senza dubbio Exile. Un disco squisitamente cupo, scuro e ipnotico. Exploitation è il primo singolo estratto, seguito da Evil Eyes – brano accompagnato da un video che è una gioia per ogni cinefilo, pieno di citazioni cinematografiche tutte da gustare. A ottobre è arrivato poi anche il video di Unputdownable, brano di chiusura di Hairless Toys. E di nuovo ecco un videoclip capolavoro in cui gli anni ’80 rivivono nel loro vibrante glamour, pacchiano e pieno di ossessioni.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=vvaWPm6WQPs[/youtube]
Ora… Col suo tour Róisín Murphy è finalmente passata anche dall’Italia – Mi sento a casa qui! dice al suo pubblico. Canta In sintesi e Ancora tu. E suonano meglio che su disco. Con Overpowered e Sing it back (in mash up con Exploitation) fa la gioia del pubblico.
Sul palco Róisín Murphy si trasforma in mille personaggi, come una bambina che gioca con i vestiti della madre, come una principessa annoiata e dispettosa. Fa le linguacce. Cambia maschere e cappellini -di peluche, di brillantini- vestiti da mercatino, cappotti e foulard. Sgambettando sdraiata per terra una scarpa vola tra il pubblico. Se la fa ridare. Deve usarla come cornetta del telefono.A differenza di altri revivalisti c’è una profondità nella voce di Róisín Murphy, come se avesse vissuto le follie e il sogno dello Studio 54 in prima persona. C’è nel suo timbro e nella sua interpretazione una qualità suol e blues che verga di calore i suoni gelidi dell’elettronica.
Per il bis una versione teatrale di Exile con soprabito e foulard. Chiude con Pure Pleasure Seeker, incontenibile.
Nota di merito per l’opening act. Raramente gli artisti chiamati ad aprire concerti riescono a catturare l’interesse del pubblico, normalmente annoiato dall’attesa per vedere i propri idoli. Ieri invece Oscar and The Wolf, interessante gruppo belga della scena indie, sono riusciti nell’impossibile. Attirare l’attenzione. Sono strani, e un po’ sexy. Ottima scelta.