Queen of the desert di Werner Herzog, che fine ha fatto il nuovo film del leggendario regista di Fitzcarraldo e Aguirre, furore di Dio?
«With them the seed of Wisdom did I sow,
And with mine own hand wrought to make it grow;
And this was all the Harvest that I reap’d–
“I came like Water, and like Wind I go”»
(Omar Khayyam, The Rubaiyat)
Presentato al Festival di Berlino nel 2015, che fine ha fatto Queen of the desert? Il film, il primo di Herzog da My Son, My Son, What Have Ye Done? del 2009 sembra sparito nel nulla. Per il momento è uscito solo in Germania e Austria (e Russia), a breve sarà disponibile anche per il mercato home video. Per gli Stati Uniti era prevista un’uscita a marzo 2016, ma nulla è successo.
Quale sarà il destino di Queen of the desert? Non è dato saperlo. Presentato come il nuovo imperdibile e visionario film di Herzog con un cast da favola -Nicole Kidman, James Franco e Robert Pattinson– al Festival di Berlino è stato accolto con freddezza e le critiche negative non sono mancate. In maniera molto sintetica il disappunto della critica internazionale potrebbe essere riassunto nel fatto che il film è apparso troppo poco “wild”.Queen of the Desert è un film, tutto sommato, buffo – nell’accezione tenera del termine. Werner Herzog è un maestro navigato e si muove con disinvoltura nel narrare la storia di Gertrude Bell, archeologa e politica britannica attiva in medio oriente all’inizio del Novecento.
Quella di Gertrude Bell è una figura a dir poco pionieristica, sul grande schermo la sua storia avrebbe potuto trovare facilmente una dimensione epica e grandiosa, Werner Herzog sceglie invece un’altra strada, più intima e sommessa. Indaga il moto immobile dei sentimenti di Gertrude, come imprigionati tra le dune di un deserto di malinconia.
>> L’azione è accantonata e la narrazione si dipana nel più classico degli schemi (formazione, amore, morte, emancipazione). I veri protagonisti della pellicola sembrano essere la natura e la poesia. La vita straordinaria di Gertrude Bell appare quasi ordinaria in confronto con i panorami in cui si tuffa per dimenticare il dolore di un amore giovanile.
Non c’è da stupirsi che Werner Herzog abbia scelto questa strada, il suo interesse per la forza della natura è noto. Per La Soufrière – In attesa di una catastrofe inevitabile il regista abbandonò il set di Cuore di vetro (film in cui fece recitare attori non professionisti sotto ipnosi) per documentare l’imminente eruzione di un vulcano sull’isola di Guadalupa. L’isola venne evacuata, la forza primordiale della natura era pronta a scatenarsi in tutta la sua potenza distruttiva… «Per noi, le riprese per questo film hanno assunto un aspetto patetico, e così tutto è finito con un nulla di fatto e nel ridicolo più completo. Ora diventerà il documentario di una catastrofe inevitabile che non si verificò».Fitzcarraldo, poi, è passato alla storia come film maledetto, un viaggio nella foresta amazzonica che rischiava di trasformarsi in The Green Inferno. Una sfida totale: «è un luogo dove la natura non è ancora completa… un luogo dove Dio, se esiste, ha creato con rabbia… anche le stelle nel cielo appaiono in confusione». Risultato: Palma d’Oro a Cannes nel 1982.
Proprio per questo suo interesse Werner Herzog si è sempre mosso a cavallo tra la fiction e il documentario, contaminando i generi come nel bellissimo L’ignoto spazio profondo o regalandoci documentari memorabili come Cave of Forgotten Dreams o Grizzly Man.In Queen of the desert quello che colpisce è il prepotente ritorno a un film di fiction dall’aspetto estremamente manierato; abituati all’iperrealismo 3D questa cartolina dai toni sommessi e delicati spiazza per suo approccio demodé.
Nicole Kidman, James Franco e Robert Pattinson si muovono con fare garbato tra le dune del deserto, le rovine di Palmira e le tribù dei beduini, astiose sì, ma accoglienti. Robert Pattinson è T. E. Lawrence (sì, Lawrence of Arabia) e deve quindi reggere il confronto con Peter O’Toole, riuscendo per altro non male nell’impresa. James Franco, al solito, è in bilico fra l’insopportabile e l’irresistibile, quindi perfetto. Nicole Kidman, nel ruolo di Gertrude Bell, interpreta -almeno per quel che riguarda la prima parte del film… una 24enne. È la magia del cinema! Gertrude Bell ha prima supportato la rivolta araba durante la Prima Guerra Mondiale, è poi passata alla storia come madre e regina senza corona dell’Iraq (aiutando a tracciarne i confini). In Queen of the desert tutto questo sembra essere secondario, Werner Herzog ne indaga la malinconia, la tristezza e l’irrequietezza, la fascinazione per la poesia dei beduini. Il paesaggio è come un immaginario interiore che descrive le profondità dell’anima della protagonista. Il paesaggio non fa da sfondo, ma è protagonista a tutti gli effetti, una proiezione della vita interiore dei personaggi.
La regina del deserto resta ancora Priscilla ma, Queen of the desert è una lettera d’amore sospesa e forse incompiuta, ha però un grande pregio: un respiro di grande sincerità. Speriamo di vederlo presto sul grande schermo anche da noi.