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L’amara lezione degli Uffizi: gli onesti pagano e i bagarini lavorano indisturbati?

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Può darsi che l’Italia sia un Paese incomprensibile. E forse è davvero una fatica inutile cercare di capirlo. Lo sanno tutti quello che è successo a Firenze, pochi giorni fa, il 26 maggio. Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, un tedesco convinto che bisogna far bene il proprio lavoro e che basti quello per essere aiutato dallo Stato o dal Comune, s’è beccato una supermulta per aver deciso di combattere il gravissimo problema del bagarinaggio, lanciando un messaggio audio, contro tutti quelli che sfruttano questo fenomeno, nel piazzale del celebre museo.

Invece, sono arrivati i vigili che al posto di impedire ai bagarini di lucrare sugli Uffizi, come dovrebbero fare, gli hanno notificato un verbale da 422 euro, che potrebbero diventare 295 se paghi entro cinque giorni.

Il sindaco Dario Nardella ha commentato lapidario: «Le regole vanno rispettate». Già, ma quali regole? E i bagarini che diritto hanno rispetto a Eike Schmidt, un romantico tedesco che ha un curriculum di tutto rispetto e di grande amore per Firenze. Storico dell’arte, nato a Friburgo in Brisgovia 48 anni fa, si è laureato alla Ruprecht Karls Universitat di Heidelberg nel 1994, prima di partire in giro per il mondo a fare esperienza e carriera e conquistare una lode speciale qualche anno dopo per una tesi su «La collezione medicea di sculture in avorio nel Cinque e Seicento».

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Innamorato di Firenze, è venuto a viverci subito dopo aver preso la laurea, fino al 2001, come borsista nel Deutsches Institut. Dal 2001 al 2006 è stato curatore e ricercatore alla National Galery of Art di Washington. Dal 2006 al 2008, curatore nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Dal 2008 a Sotheby’s di Londra. Dagli addetti ai lavori è definito da sempre come «un esperto di arte fiorentina di fama internazionale». Tutto questo per spiegare che mai nomina è stata più appropriata. L’uomo giusto al posto giusto.

Ma siamo sicuri? In Italia? Possiamo noi permetterci un uomo giusto al posto giusto? Prendete i bagarini. Di solito fregano i tifosi agli stadi. Adesso anche agli Uffizi. Per poter entrare nella prestigiosa galleria bisogna fare code di ore. Così qualcuno ha pensato di sfruttare la possibilità di prenotare il biglietto, con tanto di orario e ingresso stabilito, acquistandone una grande quantità che viene poi rivenduta a 35 euro, garantendo così una visita guidata senza perdite di tempo. Normalente il biglietto costa 6,50 più 4 euro di prenotazione.

Ci cascano soprattutto molti turisti stranieri ignari dei veri costi del biglietto. «E’ un mercato non degno di un Paese civile», aveva tuonato Antonio Natali, l’ex direttore degli Uffizi. E anche allucinante, con questa compravendita assurda che si compie tutti i giorni davanti a uno dei luoghi più prestigiosi di Firenze. Appena arrivato, il tedesco ha deciso di fare il tedesco.

Questa storia deve finire, ha pensato l’uomo giusto al posto giusto. La prima cosa da fare, ovviamente, è quella di informare i turisti che questa è una truffa, che il biglietto non costa 35 euro. Così ha pensato a un messaggio da trasmettere con l’altoparlante, in italiano e in inglese. Il risultato s’è visto. Il giorno dopo, la scena era ancora più assurda.

Di buon mattino, mentre i bagarini si preparavano stancamente al lavoro, Eike Schmidt è uscito dal museo, ha attraversato Piazza della Signoria, ed è entrato nella filiale di una banca. Da bravo tedesco, si è seduto molto disciplinatamente in attesa di poter accedere allo sportello, accerchiato da cronisti e fotografi che avevano deciso di seguirlo pensando a chissà quale piazzata all’italiana. Invece, quando è stato il suo turno si è alzato ed è andato alla cassa a pagare, estraendo dal suo portafoglio i 295 euro necessari a saldare il suo conto con Firenze.

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All’uscita, è stato di nuovo attorniato dai giornalisti. Questa volta ha parlato. Poche parole: «Ho appena mandato un messaggio al sindaco per dirgli che ho pagato il verbale». Ha mostrato la ricevuta ai cronisti che sorridevano increduli: «Ho pagato di tasca mia». E i bagarini? Loro guadagnano, mica pagano. Il tedesco però ha spento i toni, come fanno gli uomini perbene: «Mi assumo la responsabilità di quanto è successo e la cosa finisce qui». Già, però i bagarini?, hanno insistito quelli col taccuino e la penna in mano: «E’ un problema che bisogna affrontare», ha ammesso. Come? «Facendo fronte comune». Quindi basta messaggi con l’altoparlante? «Mi hanno detto che se avessi continuato avrei dovuto pagare la multa tutti i giorni. Mia moglie si arrabbierebbe…».

Lezione finale: lasciamo lavorare in pace i bagarini. Siamo in Italia. E non c’è niente da capire.

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  • “Invece, sono arrivati i vigili che al posto di impedire ai bagarini di lucrare sugli Uffizi, come dovrebbero fare, gli hanno notificato un verbale da 422 euro, che potrebbero diventare 295 se paghi entro cinque giorni.”
    Embè? I vigili stanno dalla parte di chi li paga.

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