Si è chiusa con 192.042 visitatori la mostra dedicata a Edward Hopper che è stata ospitata a Bologna a Palazzo Fava dal 25 marzo al 24 luglio.
Tutti i numeri della mostra:
60 Le opere che hanno tenuto i visitatori in fila dall’ingresso della mostra di via Manzoni fino a via Indipendenza prima di scoprire i capolavori del genio americano.
400 Gli articoli di giornale che hanno composto una rassegna stampa di 1000 pagine e che testimoniano l’alto indice di apprezzamento dell’evento da parte dei media nazionali e internazionali.
1.574 La media giornaliera di pubblico per 122 giorni di apertura.
5.000 Circa i visitatori che durante tutti i week-end della mostra sono affluiti a Palazzo Fava.
250.000 Le cartoline e i flyer che sono stati stampati e distribuiti per la città tappezzata da oltre 3.000 manifesti durante i 4 mesi di apertura.
45% La percentuale del pubblico proveniente dall’Emilia, tra questi il 41% da Bologna. Il restante dalle altre Regioni d’Italia e un 10% dall’estero.
40% La percentuale di visitatori di sesso maschile e 60% femminile, di età compresa tra i 20 anni e i 60 anni: la completezza dello spettro di fruizione testimonia ancor più l’alto indice di gradimento dell’evento.
Per chi si fosse persa la mostra, vi segnaliamo la nostra recensione:
Il Palazzo delle Esposizioni di Bologna dedica una mostra elegante e raffinata a Edward Hopper, colui che viene oggi considerato uno dei pittori americani più significativi del XX secolo, capace di immortalare nelle sue opere quegli stereotipi così veritieri della vita americana dei primi decenni del Novecento, che affascinano ancora e soprattutto oggi per quell’aria di mistero e di sconcertante modernità, che li rende unici nel panorama della pittura americana di ogni tempo.
Attraverso circa 60 opere, tutte provenienti dal Whitney Museum of American Art di New York, la mostra ripercorre in modo conciso ed efficace la vicenda pittorica di Edward Hopper, dagli esordi sospesi tra l’Aschan School e la fascinazione per la pittura europea, passando attraverso l’approdo a quel suo linguaggio pittorico così distintivo e peculiare, fino al raggiungimento della piena maturità dello stile, che negli anni Cinquanta e Sessanta ci regalò alcune delle sue opere più celebri, quali South Carolina Morning (1955) e Second Story Sunlight (1960) >>> continua a leggere