Print Friendly and PDF

Arlequin au miroir: Pablo Picasso a Napoli. E Caravaggio vola a Madrid

Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza
Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza
Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza

Arlequin au miror (Arlecchino con specchio) è tra i capolavori più amati di Picasso. Conservato presso il museo madrileno Thyssen-Bornemisza, è esposto fino all’11 settembre 2016 nella cornice architettonica della sede partenopea delle Gallerie d’Italia, ovvero Palazzo Zevallos Stigliano. Il prestito giunge in occasione del secondo appuntamento de L’Ospite illustre, una proficua rassegna d’arte avviata da Intesa San Paolo con il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina di Palazzo Madama di Torino – che si prefigge di presentare opere di grande rilievo artistico in un rapporto di scambio e collaborazione con importanti istituzioni culturali nazionali o estere.

In questo caso, per un Picasso che arriva a Napoli, un’altra opera d’eccellenza va via: il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio (forse l’opera simbolo della collezione di Palazzo Zevallos) è l’oggetto di scambio tra le due istituzioni. Contemporanea alla mostra di Napoli, è infatti quella inerente a Caravaggio y los pintores del Norte del Museo Thyssen-Bornemisza, tesa ad indagare la diffusione ad ampio raggio del caravaggismo e la sua influenza sui pittori nordici.

Pablo Picasso, Arlecchino, 1917, Museu Picasso, Barcelona
Pablo Picasso, Arlecchino, 1917, Museu Picasso, Barcelona

L’Arlecchino con specchio, realizzato nel 1923, si inserisce nella serie dei grandi “Arlecchini seduti” prodotti da Picasso proprio nel corso dello stesso anno,  in seguito a un periodo particolarmente importante per la sua carriera.

È il febbraio del 1917 e l’allora trentaseienne Pablo Picasso insieme all’amico Jean Cocteau, compie il suo primo viaggio in Italia. È la città eterna ad accogliere il rivoluzionario artista che pochi anni prima aveva messo a soqquadro la realtà attraverso la sua visione cubista. Giunge a Roma con l’incarico di disegnare le scenografie e i costumi del balletto Parade del coreografo Sergej Djagilev (fondatore dei celebri Balletti Russi), spettacolo ideato dallo stesso Cocteau e Lèonide Massine.

Picasso e Léonide Massine nel giardino della casa di Marco Lucrezio a Pompei, 1917 Musée Picasso, Paris
Picasso e Léonide Massine nel giardino della casa di Marco Lucrezio a Pompei, 1917 Musée Picasso, Paris

Alla fine di marzo Picasso arriva a Napoli,  e la città con il suo secolare fascino diventa la seconda tappa del suo viaggio italiano. Dal Museo di San Martino al Borgo di Santa Lucia (soggiorna all’Hotel Vesuvio), dal rumore dei vicoli di Forcella all’eleganza della Galleria Umberto I, le passeggiate napoletane “sotto un cielo azzurro dove le scenografie erano come panni stesi” – dirà più tardi Massine – si rivelano per l’artista una lieta epifania. Qui Picasso viene ammaliato dal furbesco e popolare Pulcinella, anima di Napoli in abito bianco e maschera nera, che si offre in spettacolo per le strade della città.

È la curiosità a spingerlo a documentarsi sulla storia di questa famoso personaggio, insieme al geniale Igor Stravinskij, anche lui a Napoli (acciuffati per giunta da una guardia notturna mentre orinavano sulle pareti della Galleria Umberto, secondo il racconto rievocato dallo stesso compositore). Il risultato di queste ricerche culmineranno poi con la messa in scena a Parigi nel 1920 di un altro balletto, Pulcinella, con scenografie e costumi di Picasso. Il ventre di Napoli tuttavia non è l’unica fonte d’ispirazione per l’artista, che infatti visita in quel fatidico mese anche la città dissepolta di Pompei con i suoi preziosi dipinti murali, e in particolare il ciclo pittorico della Villa dei Misteri.

Tutta l’esperienza italiana, ormai è indubbio, si dimostra fondamentale per le sorti future dell’arte di Picasso, suggestioni che sedimenteranno nella mente dell’andaluso e produrranno un deciso “ritorno all’ordine”, un passaggio classicista dominato da grandi figure femminili nude, sulla scorta della visione di Raffaello, Michelangelo e Ingres, da temi ripresi dalla mitologia e soprattutto dall’universo popolare della Commedia dell’Arte, felice riscoperta degli anni giovanili.

Pablo Picasso, Arlecchino pensoso, 1901, Metropolitan Museum of Art, New York
Pablo Picasso, Arlecchino pensoso, 1901, Metropolitan Museum of Art, New York

Pulcinella però non è l’unica maschera che sembra appartenere all’immaginario dell’artista, anche con Arlecchino condivide un legame speciale, forse proprio perché in esso tende a riconoscersi sotto vari aspetti. Già agli inizi del secolo è il protagonista di una serie di capolavori come l’Arlecchino  pensoso del Metropolitan Museum di New York, una malinconica figura assorta, e di un susseguirsi di altre celebri opere più tarde di cui l’Arlecchino con specchio del Museo Thyssen Bornemisza (1923) rappresenta il culmine di questa parabola, che si conclude nel corso degli anni Trenta.

In realtà quest’ultimo non rappresenta neppure un vero e proprio Arlecchino. È la sintesi in effetti, di tre personaggi del mondo del circo e della Commedia dell’Arte: l’abbigliamento aderente da acrobata rimanda al mondo di saltimbanchi e funamboli del suo periodo blu e rosa; la maschera che Picasso impiega per il volto è quella impiastricciata di bianco di Pierrot; rimane infine, solo il cappello a due punte che il fanciullo sembra aggiustarsi con la mano mentre si guarda allo specchio, l’unico riferimento ad Arlecchino.

Pablo Picasso, Famiglia di saltimbanchi (I giocolieri), 1905, National Gallery, Washington
Pablo Picasso, Famiglia di saltimbanchi (I giocolieri), 1905, National Gallery, Washington

Secondo quanto ha rivelato lo storico dell’arte Tomás Llorens, era nelle intenzioni di Picasso dipingere un autoritratto, anche se poi nella resa finale dell’opera, il suo volto assume l’impersonalità della maschera. L’equilibrio di questo delicato dipinto si mantiene dunque grazie ad un raffinato incrocio iconografico, che dona una dimensione enigmatica ad una rappresentazione apparentemente semplice.

Grazie alla collaborazione con il Teatro San Carlo, L’arlecchino con specchio è affiancato inoltre dall’esposizione di sei costumi teatrali ricostruiti sui bozzetti eseguiti da Picasso per il balletto Pulcinella di Stravinskij messo in scena nella stagione 1986-87 del teatro borbonico.

Pablo Picasso, Sipario per il balletto Parade, 1917, Musée National d'Art Moderne, Centre Pompidou, Paris
Pablo Picasso, Sipario per il balletto Parade, 1917, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou, Paris

Informazioni utili

PICASSO

Arlecchino con specchio (Arlequin au miroir)

Gallerie d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano

Sede museale di Intesa SanPaolo a Napoli

18 giugno 2016- 11 settembre 2016

Per maggiori info  http://www.gallerieditalia.com/it/napoli/picasso-arlecchino-con-specchio/

Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza
Arlecchino con specchio, 1923 Museo Thyssen Bornemisza

Commenta con Facebook

leave a reply