Heathers – Schegge di follia: Winona Ryder e i tormenti adolescenziali della Gen-X.
Si può notare che molti film degli anni 80 sono diventati veri e propri film di culto e ciò è dovuto a molti fattori, quali ad esempio il successo ottenuto all’uscita, oppure una trama bizzarra che segue l’onda del “so bad, it’s good”, o ancora una semplice aura nostalgica ottenuta col passare del tempo.
Probabilmente non tutti si ricorderanno di Heathers – Schegge di follia, una black comedy presentata in anteprima mondiale al MIFED di Milano il 1 ottobre del 1988 e l’anno seguente in tutto il mondo.
La pellicola ha come protagonista una giovane Winona Ryder, sicuramente una delle teen più famose tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90 (tornata ora in grande spolvero dopo anni di oblio grazie a Stranger Things), mentre nel resto del cast sono presenti anche Christian Slater, Shannen Doherty (indimenticabile protagonista di Beverly Hills 90210 dal ’90 al ’94 e di Streghe, dal ’98 al ‘01) e Renée Estevez, sorella di Charlie Sheen.
Il film ha una trama alquanto insolita per una commedia adolescenziale, dato che tratta vari temi e problemi seri come il suicidio, il bullismo e il sistema sociale nella scuola, il binomio sesso/potere e la completa negligenza e noncuranza degli adulti verso gli adolescenti.
La protagonista Veronica, dopo aver conosciuto il nuovo e misterioso studente J.D., cerca di uscire dal suo ruolo di tirapiedi delle Heathers, il gruppo più popolare della scuola, formato da tre ragazze con lo stesso nome (avete presente le Chanel di Scream Queens? Ecco). Dopo aver ucciso accidentalmente la leader con uno sturalavandino liquido e aver inscenato un suicidio, le cose iniziano a precipitare: mentre Veronica prova a uscire da questa spirale di morte e cinismo, J.D. diventa sempre meno razionale e spera di eliminare qualsiasi tipo di divisione sociale con il nichilismo assoluto.
Sicuramente Heathers – Schegge di follia non è un film generico per ragazzi, con i soliti cliché scolastici ricorrenti in altre pellicole, ma piuttosto uno sguardo molto realistico verso il comportamento degli adolescenti, che spesso affrontano una quotidianità fatta di solitudine, depressione e sensi di colpa.
Il personaggio della Ryder è l’unico che si dissocia dalla disumanizzazione dei rapporti tra i coetanei e dalla soluzione portata all’estremo di J.D., combattendo quindi tra due poli separati.
È proprio per queste ragioni che Veronica diventa un simbolo, ovvero la figura del “diverso” in una generazione che aveva tutto, tranne un vero scopo.
