Protetto da un’insenatura naturale della riviera ligure di Ponente, per secoli il piccolo borgo di Noli, oggi in provincia di Savona, ha saputo mantenere in vita la Repubblica marinara autonoma, protetta dalla più potente Genova ed estintasi solo con la discesa di Napoleone in Italia negli ultimi anni del XVIII secolo.
Tracce del glorioso passato nolese sono ancora ben visibili nel cuore della cittadina ligure, tra le viuzze strette, dominate dai resti dell’antica cinta muraria e sovrastate dalle strutture rimanenti del castello di Monte Ursino.
L’atto di fondazione della Repubblica, risalente al 1192-93, venne rogato in quella che nel XIII secolo divenne la prima cattedrale della nuova diocesi nolese, oggi un gioiello quasi nascosto di architettura romanica: la chiesa di San Paragorio, posta a ponente del moderno abitato e in passato affacciata direttamente sul mare.
Sorta su antica area cimiteriale, indagata spesso negli ultimi decenni da scavi archeologici e che ha restituito importanti testimonianze del passato romano e medievale della cittadina di Noli, il San Paragorio si presenta come un’armoniosa struttura in pietra, con accesso sul lato nord, la facciata occidentale cieca e le absidi rivolte verso il mare. L’edificio a tre navate e tre absidi si innalza su resti di antiche strutture riconosciute come rimanenze di un primitivo edificio battesimale di fine V secolo e probabilmente di una piccola chiesa votiva di età longobardo-carolingia (VIII secolo). Intorno all’antica necropoli, insomma, si sarebbe formato nel tempo un complesso cultuale poi sostituito in piena età medievale dall’elegante edificio ancora oggi visitabile.
Le strutture odierne sono datate all’XI secolo, pur essendo frutto di rifacimenti nel corso dei secoli, in particolare con gli interventi di fine Ottocento a opera dell’architetto e archeologo portoghese Alfredo d’Andrade necessari a seguito sia dello stato di abbandono in cui versava l’edificio dalla fine del Cinquecento – quando la sede cattedralizia venne trasferita nella più centrale San Pietro – sia del terribile terremoto che colpì la regione nel 1887. La chiesa, una delle più antiche e meglio conservate fondazioni romaniche della Liguria, è un meraviglioso esempio, già riscoperto dalla critica di inizio XX secolo (in particolare dall’intuizione dello studioso catalano Josep Puig i Cadafalch), di quello che gli storici dell’architettura chiamano “premier art roman”, vale a dire il primo periodo di sperimentazioni che precede la fase più matura dell’architettura romanica propriamente detta.
Le murature all’esterno presentano la tipica decorazione ad archetti pensili che scandiscono ritmicamente la parte superiore delle pareti.
Nell’abside centrale, inoltre, sono stati ritrovati ancora murati dei bacini ceramici: oggi sostituiti da copie (gli originali sono esposti in teca all’interno della chiesa), questi manufatti in terracotta erano colorati e spesso impiegati a decorazione degli esterni di importanti edifici religiosi soprattutto tra il X e il XV secolo. Gli esemplari nolesi sono tra gli esempi più antichi conservatisi, decorati con motivi geometrici e di provenienza per lo più nordafricana e siciliana.
Anche l’interno, seppur frutto delle restituzioni ottocentesche, con i massici pilastri di diverse forme e la zona orientale dell’altare rialzata al di sopra di una cripta, ben testimonia maestosa semplicità dell’architettura romanica. Ricostruito dal d’Andrade anche l’ambone che ingloba piccole porzioni dell’originaria struttura medievale.
Se le pareti, intonacate, conservano ben poche e logore tracce dell’antica decorazione pittorica (sono conservati affreschi quattrocenteschi molto restaurati nelle alte nicchie che scandiscono le pareti dell’abside centrale), chi percorre oggi le navate rimane affascinato dal tetto a capriate lignee, “copia” della copertura originaria decorata di cui si conserva una porzione oggi appesa alla parete occidentale; così come dalle piccole scale che conducono alla cripta, una doppia sala su colonnine di età romana, al di sotto dell’abside centrale e di quella settentrionale – in origine due vani separati, forse due sacelli martiriali, preesistenze che condizionarono la planimetria dell’intero edificio di XI secolo.
Poco nota, occorre dire, la storia del santo titolare dell’edificio, Paragorio, probabilmente un soldato martirizzato in Corsica e il cui culto giunse via mare alla sponda ligure. Dal mare, secondo la tradizione, giunse a Noli anche l’imponente crocifisso in legno colorato, custodito in una teca lignea chiusa da una cancellata realizzata da d’Andrade proprio di fronte all’accesso della chiesa: con tutta probabilità, una copia duecentesca del celebre e venerato Volto Santo di Lucca, manufatto di origine orientale con il caratteristico lungo camice (colobium). Un oggetto di grande devozione soprattutto da parte della comunità di pescatori, che ancora ai giorni nostri, in quella che fu la gloriosa Repubblica marinara di Noli, sul lungomare a loro dedicato vendonociò che il mare concede agli uomini in giorni e notti di duro lavoro.
La chiesa è visitabile grazie all’associazione di volontari che con passione si impegnano per far conoscere ai visitatori e ai turisti il tesoro medievale della cittadina ligure.
Per maggiori informazioni: www.facebook.com/Amici-di-San-Paragorio-Parrocchia-di-Noli