Tradizionali moquettoni srotolati per il Tour & Taxis, nuovo dominio online che sigla l’avvento del .art. Prima realtà del settore a sguainare l’artistico marchio in rete. Brafa.art. La mostra-mercato più antica d’Europa, tra le più importanti del mondo, taglia la 62esima edizione (21-29 gennaio 2017) celebrando a cerchi concentrici serrati per corridoi e intersezioni l’Optical art di Julio Le Parc, pioniere argentino del genere. L’allestimento parte da questo omaggio cinetico per dipanarsi nelle Hall con punte di buon kitsch trasparente di finestrelle che calano riflettenti dall’alto. Scenografici e fotografici passaggi dove inquadrare le opere d’arte degli stand, tra scorci dinamici e ruote di muschi e fiorellini. Avanti la Fiera. Numero di gallerie: 132 da 16 paesi. Tre quelle italiane: Chiale Fine Art, Il Quadrifoglio-Brun Fine Art, Robertaebasta. Imperativo: qualità e quantità. Sulla scia degli ultimi anni, sulle morbidezze dei pavimenti moquettati di ogni sfumatura di grigio. Ingresso. Corridoio di passaggio alle Hall con carrellata di fiamminghi da Florence De Voldère: sopra il milione per i due Brueghel Il Giovane; 450 mila per un terso paesaggio cinquecentesco senza fronzoli fiamminghi a gradoni verde azzurri. Passaggio dovuto alla parigina Steinitz dove vibra il barocco in pompa magna, apoteosi di statue, colonne e sfarzosità di ogni marmo tra dorature rococò e arredi stile Luigi XIV. A fianco la più graziosa Phoenix Ancient Art (Ginevra) con pezzi pregiati di archeologia classica. Due esempi: un contenitore di vetro ambrato romano già venduto ad alcune centinaia di migliaia di euro; una meravigliosa statuetta cicladica (3500-3000 a.C.) in marmo da più di mezzo milione di euro. In bella vetrina al miglior acquirente. Archeologia quindi, arte tribale (si segnala una statua Hemba del Congo del XIX secolo, 700 mila euro, venduta dal vicepresidente Didier Claes), antiquariato (Burzio presenta due superbi Monetieri di Papa Pio VI del 1780, una coppia pregiatissima di cassette impiallacciate dalla bellezza di 40 essenze di legni con tanto di maniglie e perlinatura in bronzo cesellato e dorato. Valore: 130 mila euro). Seguono scultura antica, design, tappeti (splendidi quelli turchi e persiani da Vrouyr di Anversa) e cornici (scenografico lo stand di Galerie Montanari con cornici in scala dal Cinquecento al Novecento che rimbalzano dalle pareti agli specchi), gioielli e porcellane, arazzi (da De Wit Fine Tapestries di Mechelen, bellissimi Verzura del sedicesimo secolo -un gran fogliame ricamato da 115 mila euro- e un Millefiori da 58 mila) e fumetti. Hergé presente. Un Tintin in Tibet (1959) appeso per lo stand di Belgian Fine Comic Strip Gallery da 320 mila euro e tra le “pagine” una serie di matrici di stampa da decine di migliaia di euro. Del novembre scorso il record di un milione e mezzo per una tavola “Uomini sulla Luna” del 1954. Da Tintin al tintinnio dei pendoli. Jacques Nève si concede un orologio a pendolo “misterioso” del 1890. 75 mila euro per una sensuale figura di bronzo che elegantemente sospende l’orologio in una sfera. Il “mistero” sta nel meccanismo dentro la palla esterna alla figura. Una rarità. Di fronte scricchiola invece il parquet dello stand-boiserie fine Ottocento della Galerie Delvaille, con un paio di donnine a pastello targate Delphine Enjolras che non passano inosservate. Un paio di chicche: Galerie Monbrison porta un Inuit flying shaman, dodici centimetri di avorio alaskiano scolpito dal dente di un leone marino. Risultato: una figurina umana si trasforma in un pesce. Un idolo formato mini da portare con sé attaccato alla cintura. Prezzo: 18 mila euro. Secolo: XIX; la spagnola (o meglio catalana) Bagot Arquelogia presenta un busto romano ritrovato in fondo al mare divorato da datteri e microrganismi marini che rendono la superficie del marmo di Carrara estremamente porosa. Levigatezza corrosa da non ci è dato sapere il prezzo perché venduto subito. Altra prelibatezza il sublime tavolo vigna dalle gambe a contorsioni bronzee con grappoli aurei (Paula Swinnen, 2016) da Philippe Heim. Prima di passare in rassegna le gallerie nostrane e il Novecento segnaliamo un dolcissimo Greuze raffigurante una testa di bimbo del 1778 a 90 mila euro (Galerie Perrin di Parigi) e una maschera egizia di bronzo e alabastro del Terzo Periodo Intermedio (1069-702 a.c.) a 7.500 euro dalla belga Porfirius Kunstkammer.
Gallerie italiane. Due pezzi di pregio per Il Quadrifoglio-Brun Fine Art: un pregiatissimo piano in micro mosaico del 1790 con farfalle agli angoli e colombe che si abbeverano al centro (300-400 mila euro); quattro sedie veneziane del XVII secolo, prezzo riservato. Da Chiale Fine Art risalta una splendida scultura burgunda in legno di noce di Sant’Antonio Abate in trono del 1480, 32 mila euro. Robertaebasta invece mette a segno un paravento di Piero Fornasetti da 25 mila euro. Sul piatto offerto della galleria milanese anche la Vittoria di Wildt a 220 mila, il pezzo unico di Giò Ponti per l’Opera Omnia di D’Annunzio del 1932 a 95 mila euro e il (fotografatissimo) scrittoio “apribile” Yang Yin firmato da Gabriella Crespi nel 1979. Un pezzo che contiene insieme scrivania, libreria e sedia.
Capitolo pittura (e qualcosa di scultura), Novecento e qualcosa di contemporaneo. Bernard Buffet, Delvaux, Jenkins, Alechinsky (5 disegni da 25 mila euro l’uno venduti dalla new entry Rodolphe Janssen), Mathieu, Arman, Riopelle, Dubuffet (una bella serie portata dalla ginevrina Opera Gallery con pezzi e prezzi dai 70 a 300 mila euro; l’imponente scultura (Elément blue XII) del 1967 vista corridoio si aggira sul milione e 800 mila euro), Chagall (il presidente di Brafa Harold t’Kint de Roodenbeke ha ceduto l’acquerello Au Cirque per 300-350 mila euro). Grazioso il cavallino (Horse) di Gunter Uecker, giocattolo a dondolo realizzato per una charity auction del 1994, della Omer Tiroche Gallery di Londra (altra new entry di quest’anno). Prezzo: 75 mila euro. La stessa galleria presenta un Mirò (Femmes et Oiseau dans la Nuit) in tecnica mista su tela da 3 milioni di euro del 1946. Poi Arman: una classica viola di bronzo scomposto da duecento mila euro e un Accumulation di tubetti di colori spremuti sempre da 150 mila del 1980. Sempre del lirico artista francese, la belga Guy Pieters Gallery sfodera uno storico violoncello fissato su tela del 1962 (340mila) e alcune violini scultorei sui 200-250 mila euro. Stern Pissarro di Londra presenta un luminoso e materico Riopelle, Antibes (1966) da 180 mila euro. Hurtebize di Cannes un Jean Miotte (morto meno di un anno fa) da più di un milione di euro tra luci soffuse che illuminano il multiforme informale in mostra. La magiara Kalman Maklary presenta le spatolate astratte anni Sessanta di Judit Reigl sui 300-400 mila euro. Abstract che si alternano alle sculturine Disney di Sam Havadtoy, ungherese (nato nel 1952 a Londra però) di stazza in Italia a Milano (l’anno scorso Fondazione Mudima ha accolto una personale dell’artista) con interessanti pezzi dai 15 ai 20 mila euro. Di fronte: un allestimento a serpentina con orchidee viola che penzolano dall’alto, fa fluttuare figurine anni Venti e Trenta di marmo e avorio per la sala. Profumi e sapori tra Nouveau e Déco. Meraviglie che danzano nel fuoco solido di basi in onice. Firma da maestri: Price e Chiparus. Prezzi: dai 15 mila a salire. Galleria: Cento Anni di Bruxelles. La Brenske Gallery di Monaco invece propone un piccolo “souvenir” di Richter del 1995 da 150 mila euro. In mezzo all’affollamento di icone dorate moscovite del sedicesimo secolo si sciolgono due carte di Jenkins da 22 e 15 mila euro. 120 mila invece da Janssen per dodici casate belghe ed europee impresse nelle araldiche vanghe di Wim Delvoye. Produzione insolita rispetto ai grandiosi retabli gotici che compongono mezzi e corpi di varia natura. Sempre dell’artista belga, una coppia di cervi bronzei uno sopra l’altro come fossero umani del 1990 a 70 mila euro. Inchiodati al muro invece un grappolo di palloncini di bronzo multicolor sgonfi e sciupati da 20 mila euro, un Senzatitolo di David Adamo dell’anno passato. I coleotteri smeraldo di Jan Fabre da Galerie Jamar volano a più di un milione e mezzo di euro sulla cioccolata della Cote d’Or. Bailly tra Rodin e Buffet sfoggia un prezioso De Stael del 1954 sul mezzo milione di euro. Più cari i tre Renoir (scadentini) di inizio Novecento da 790, 650 e 625 mila della già citata Stern Pissarro. Un bel Mathieu del 1961 da Galerie AB corre sopra i 140 mila euro come il Vasarely lì vicino. Francis Maere Fine Arts omaggia Eugene Dodeigne con un solo show che alterna pitture ai lati e sculture al centro dagli 8 ai 380 mila euro. Conclusione della visita sulle immancabili nudità surrealiste ad olio e acquaforte di Paul Delvaux che compaiono come lampi qua e là ovunque. Il più bello si staglia sulle pareti pastello arancio da Oscar De Vos. Titolo: La grande sirena. Data: 1950. Prezzo: un milione e 600 mila euro. Au revoir.
Informazioni utili
BRAFA 2017 – Edizione 62
Da Sabato 21 a Domenica 29 Gennaio al Tour & Taxis, Avenue du Port 86 C, Bruxelles
Orari: 11-19
Ingressi: intero 25 €, under 16 gratuito, under 26 e gruppi (minimo 10 persone) 10 €. Catalogo 10 €.
Info e biglietti: www.brafa.art
Tweet: #Bruxelles: la città dove gli antiquari sorridono grazie a #BrafaArtFair
Post: A @BRAFA Art Fair le opere d’arte si vendono con il sorriso: successo crescente per la più antica rassegna d’arte antica e moderna d’Europa
Info e biglietti: www.brafa.art