Come negli anni scorsi, la galleria parigina G. Sarti parteciperà al Tefaf di Maastrich, una delle più importanti fiere d’arte al mondo (10 – 19 marzo). In stand vi saranno sedici importanti dipinti e tre sculture (per la prima volta). Si segnalano le due opere più importanti, assolutamente inedite sul mercato: una scultura in marmo del senese Jacopo della Quercia e “Madonna del latte” del Maestro di Nola, attivo in Campania nel secondo quarto del Quattrocento.
Scolpita in marmo, la scultura di Jacopo della Quercia rappresenta la Prudenza. Ha un corpo femminile e una testa a tre volti, velata e incoronata. Da notare un dettaglio molto raro: due dei volti sono volti femminili, il terzo è maschile. Orientata verso la destra dello spettatore si riconosce in effetti il volto di una bella e giovane donna dal lieve sorriso; verso sinistra è quello di una matrona anziana, dallo sguardo arcigno, dal naso gibboso, guance cascanti e mento deformato mentre quella a tergo è di un uomo maturo, la cui lunga barba ricade sulle spalle. Questa raffigurazione della Prudenza come effigie a tre facce vuole alludere soprattutto alla ricchezza dell’esperienza umana attraverso le successive età dell’uomo capaci rispettivamente di “ricordare il passato, ordinare il presente e contemplare il futuro”.
La galleria G. Sarti, celebre nel mondo dell’arte per i suoi fondi oro, è altrettanto famosa per altre discipline artistiche: capolavori in pietra dura, mobili di livello museale, e anche importanti dipinti del XVII secolo da Artemisia Gentileschi, Bartolomeo Manfredi, Jusepe di Ribera…, molti dei quali sono ora esposti nei più importanti musei del mondo. Antiquario nel vero senso del termine, Giovanni Sarti è sempre alla ricerca del pezzo raro, straordinario, inedito. E questo è quanto recentemente è accaduto quando si è visto davanti questa scultura. Si trattava infatti di una delle quattro virtù cardinali scolpite da Jacopo della Quercia attorno al 1410-1415 a Siena.
L’altra opera inedita è una tavola del cosiddetto Maestro di Nola e raffigura una Madonna del latte. Al quadro vivace, ma sfuggente, della pittura tardogotica della Napoli dei Durazzo si può restituire un vertice assoluto, fino ad oggi sfuggito agli studi, che viene presentato per la prima volta; un capolavoro rutilante di lamine metalliche, un vero tour de force di ornati sublimi e nitore disegnativo. Questa tavola, raffigurante la Vergine che allatta il Bambino e Angeli e in alto il Cristo Crocefisso, permette di illuminare con luce nuova alcuni snodi centrali della pittura di quegli anni in Campania.
Maria, leggermente inarcata verso il piccolo Gesù, è una vera regina ammantata di sole scintillante, seduta sopra un sontuoso trono dal gradino mistilineo assai articolato. Sotto al suo manto azzurro dall’orlatura a rombi intrecciati, la veste lunga di filato d’oro, su cui sembra ricamato un decoro vegetale tracciato a meno libero con lo stiletto, tutto occhiellature e onde sinuose.
L’autore di questa tavola, responsabile di un catalogo di opere esiguo, quanto eletto, trae il nome dalla splendida Croce sagomata e dipinta della chiesa del Gesù a Nola, un capolavoro visionario e palpitante di primo Quattrocento che al pari della Madonna del latte rivela il rango straordinario del del suo autore.
Oltre a costituire un’aggiunta significativa alla conoscenza del tardogotico napoletano, la Madonna del latte consente ora di delineare con precisione il percorso del Maestro di Nola, fino ad ora sfuggente, avvistandone gli esordi nell’orbita di Andrea de Aste e le successive riflessioni sulle opere del Baboccio e sulla pittura del portoghese Alvaro Pirez, che proprio per Nola licenziò un trittico nel 1430, valido punto di riferimento cronologico anche per la tavola. Tra tenerezze di sentimento e ricchezza di ornati, la Madonna del latte porta i segni di questa esperienza variegata e illumina con luce nuova il profilo di questo protagonista della pittura tardogotica del secondo quarto del Quattrocento.
GALLERIA G. SARTI
STAND 372
TEFAF MAASTRICHT
10 – 19 marzo 2017