Pintoricchio pittore dei Borgia – Il mistero svelato di Giulia Farnese, Musei Capitolini, Roma fino al 10 settembre 2017
Alessandro VI è ricordato come uno dei Papi più controversi nella Storia della Chiesa: Rodrigo Borgia, infatti, fu accusato di simonia, dissolutezza e numerosi altri crimini. Ma, innegabilmente, sotto la sua egida fiorirono enormemente le arti: fu durante il suo papato che venne commissionata a Michelangelo la Pietà, si diffusero le opere di Antonio Sangallo Il Vecchio e fiorì la pittura di Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio. Sicuramente la sua politica fu spiccatamente nepotista, tanto che sei dei suoi congiunti divennero cardinali, per non parlare dei privilegi di cui godettero i figli – Giovanni, Cesare, Lucrezia e Jofré – avuti da Vannozza Catanei. La sua relazione più discussa e famosa, però, fu quella con la bellissima Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini. La donna, celebrata per la sua avvenenza, divenuta ufficialmente l’amante del Papa dovette subire irrispettosi appellativi quali concubina papae o sponsa Christi: ma fu esclusivamente grazie a lei e alla sua influenza che la famiglia Farnese divenne quella prestigiosa casata che tutti ricordano.
La mostra Pintoricchio pittore dei Borgia – Il mistero svelato di Giulia Farnese: unisce queste due storie, onorando le doti spesso sottovalutate del pittore e indagando le varie leggende che hanno come oggetto la cortigiana. Giorgio Vasari, nella sua celeberrima Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori si esprime così sul Pintoricchio:
“…nel medesimo palazzo gli fece dipignere Alessandro Sesto tutte le stanze dove abitava, e tutta la Torre Borgia, nella quale fece istorie dell’arti liberali in una stanza, e lavorò tutte le volte di stucchi e d’oro; ma perché non avevano il modo di fare gli stucchi in quella maniera che si fanno oggi, sono i detti ornamenti per la maggior parte guasti. In detto palazzo ritrasse, sopra la porta d’una camera, la signora Giulia Farnese nel volto d’una Nostra Donna; e nel medesimo quadro la testa di esso papa Alessandro che l’adora. Usò molto Bernardino di fare alle sue pitture ornamenti di rilievo messi d’oro, per sodisfare alle persone che poco di quell’arte intendevano, acciò avessono maggior lustro e veduta, il che è cosa goffissima nella pittura. Avendo dunque fatto indette stanze una storia di S. Caterina, figurò gl’archi di Roma di rilievo, e le figure dipinte di modo che essendo inanzi le figure e dietro i casamenti, vengono più inanzi le cose che diminuiscono, che quelle che secondo l’occhio crescono: eresia grandissima nella nostra arte…”.
In un colpo solo, dunque, l’autore diffama il pittore – che ha già definito precedentemente più fortunato che talentuoso – e diffonde la diceria secondo la quale avrebbe ritratto Giulia Farnese nei panni di una Madonna con bambino adorati da Alessandro VI. In realtà le stanze dipinte dell’Appartamento Borgia sono un frutto artistico davvero maturo perché capace di fondere le esigenze iconografiche e auto-celebrative del committente a una rielaborazione inedita del modello decorativo ammirato nelle da poco riscoperte Domus Aurea e Villa Adriana.
Per quanto riguarda la tanto chiacchierata Investitura divina di Alessandro VI, anche a causa delle parole del Vasari dopo la morte del pontefice fu inizialmente celata da una doppia pesante tappezzeria da parati e da un nuovo dipinto della Madonna del Popolo. Sarà con Alessandro VII che l’affresco verrà staccato e diviso in due frammenti – la Madonna e il Bambino – che entreranno a far parte della collezione Chigi come due distinti quadri d’arredamento.
L’intento di separarli e celarne l’origine è così forte da far sì che vengano collocati in due cornici volutamente diverse l’una dall’altra e inventariati con duecento numeri di differenza, prova di una distante collocazione nei saloni di Palazzo Chigi. Fortunatamente, però, già nel 1612 mons. Aurelio Recordati, legato a Roma del Duca di Mantova, aveva scritto Giovanni Magni di far eseguire una copia dello scandaloso dipinto al pittore Pietro Fachetti. Questa copia è arrivata sino ai giorni nostri ed è in esposizione insieme alla lettera in questione e a molte altre opere d’arte che permettono al visitatore di indagare questa vicenda attraverso una serie di splendidi capolavori a essa collegate e a un’attenta riproduzione degli affreschi delle sale dell’Appartamento Borgia, affiancate a ritrovamenti antichi che ne hanno ispirato i dettagli.
Infine, Giulia Farnese ha davvero posato per la elegantissima Madonna che, per la prima volta, viene mostrata accanto al cosiddetto Bambin Gesù delle mani riunendo idealmente quel che resta di quella fantomatica Investitura divina di Alessandro VI andata oramai distrutta?
Oppure il suo volto corrisponde a quello della malinconica Dama con Unicorno firmata da Luca Longhi in un tanto estremo quanto disperato tentativo di difendere il suo onore, almeno iconograficamente, e lasciare ai posteri una timida giustificazione di quanto fatto? Per saperlo, l’appuntamento è ai Musei Capitolini fino al 10 settembre 2017.
Pintoricchio pittore dei Borgia – Il mistero svelato di Giulia Farnese
Dal 19 maggio al 10 settembre 2017
Roma, Musei Capitolini
Tutti i giorni ore 9:30-19:30
La biglietteria chiude un’ora prima