La bellezza ritrovata. Arte negata e riconquistata in mostra, Musei Capitolini, Roma fino al 22 novembre 2017
L’Arte è un bene che appartiene a tutti perché il suo valore è universale: per questo ogni offesa arrecatale attraverso il furto, il danneggiamento o la distruzione delle opere che la compongono dovrebbe riguardare e scuotere ognuno di noi. Un importante e fruttuoso spunto di riflessione è certamente dato da La bellezza ritrovata. Arte negata e riconquistata in mostra.
Ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura presieduto da Giuseppe Lepore, con il contributo dei servizi museali di Zètema Progetto Cultura e promossa da Roma Capitale e dall’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione offre al pubblico la possibilità di ammirare alcuni reperti il cui destino è stato particolarmente travagliato, dividendoli in tre sezioni: la prima è costituita da opere recuperate in seguito a furti, come l’Addolorata di Quentin Metsys. Il dipinto, inizialmente finito tra le mani di un restauratore toscano, poi presso un antiquario di Lucca e in una società Svizzera, dopo essere stato acquistato da un collezionista straniero è stato, infine, intercettato in Grecia all’interno di un deposito di stoccaggio.
La seconda sezione è dedicata alla valorizzazione di quei tesori scampati ai devastanti terremoti che, anche recentemente, hanno squassato l’Italia Centrale, in questo caso le Marche. Si tratta di testimonianze appartenenti alla rete museale dei Musei Sistini del Piceno e della commovente Sacra Famiglia firmata da Giuseppe Ghezzi, un dipinto della Chiesa di Sant’Angelo Magno di Ascoli custodito nel deposito del Forte Malatesta.
Infine la sezione più impressionante: quella che punta i riflettori sui danni provocati dalle guerre. Esplosioni, paura, urla, crolli, devastazione e morte sembra quasi abbiano lasciato una vera e propria impronta sui capolavori un tempo ospitati dalla Cattedrale di Benevento, prima che le bombe degli alleati la colpissero nel settembre del 1943. All’epoca, i preziosi arredi liturgici e i paramenti sacri – parte del cosiddetto Tesoro del Cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento poi divenuto Benedetto XIII – furono immediatamente tratti in salvo ma gran parte del materiale superstite fu accatastato ed, evidentemente, dimenticato fino al 1980. Fino ad allora, infatti, si credeva che dei due splendidi amboni del duomo fosse rimasto solo ciò che veniva esposto presso il Museo del Sannio o il Museo Diocesano, entrambi a Benevento. In realtà, grazie ai lavori di scavo archeologico i marmi depositati in uno dei locali adiacenti alla cripta sono stati ritrovati: la riscoperta di tutti i leoni facenti parte dei due pergami o della base con figure di mostruose cariatidi del cero pasquale è stata, dunque, una vera e propria sorpresa.
L’opera, però, più significativa rimane un crocifisso spezzato di manifattura napoletana, risalente al XVIII secolo: il corpo squarciato in due rappresenta e denuncia in maniera tanto tangibile quanto involontaria tutto l’orrore e la devastazione di cui è capace l’uomo in uno scenario bellico.
La bellezza dell’arte, prima negata poi riconquistata, dovrebbe spingerci a interrogarci anche su questo: è davvero in grado di salvare il mondo? La risposta dipende da noi.
La bellezza ritrovata. Arte negata e riconquistata in mostra
Dal 2 giugno al 26 novembre 2017
Roma, Musei Capitolini
Orari: tutti i giorni ore 9.30-19.30
La biglietteria chiude un’ora prima