Aprile è il mese più caldo per il capoluogo lombardo. La “Milano Art Week 2018” è ormai un must nelle agende di collezionisti, addetti ai lavori e amanti dell’arte. Tra la fiera dell’arte moderna e contemporanea giunta alla 23^ edizione miart (13-15 aprile) e il Salone del Mobile 2018 (17-22 aprile) si inseriscono anche gli appuntamenti con i dipartimenti italiani delle major internazionali.
Sotheby’s apre le porte di Palazzo Serbelloni dal 14 al 17 aprile (ore 10-13 e 14-18) per l’esposizione dei lotti dell’asta primaverile d’Arte Moderna e Contemporanea che si terrà il 18 e 19 aprile.
Il catalogo è ricchissimo. I lotti sono 92, di cui 46 andranno all’incanto nella Evening Sale del 18. Come spesso accade nelle aste meneghine, i top lot sono per Lucio Fontana. Sue le prime tre posizioni, tre concetti spaziali: un quattro tagli su rosso del 1967 è offerto a 1-1,5 milioni €, il “Concetto Spaziale” oro del 1963-64 stima €350.000-450.000 mentre un singolo taglio arancione a 700-1 milione €. L’olio è del 1964 e ha fatto parte proveniente dalla Galleria Notizie di Torino, sul retro reca la scritta che fa riferimento al critico francese Michel Tapié. Fontana e Tapié si incontrarono a Torino durante un evento al Centre of Aesthetic Research, fondato dallo stesso critico. E come ricorda Ezio Gribaudo in American Journey del 1961: “Tapié era un persuasore occulto, un personaggio Nietzschiano, molto affascinante, un grande dandy, aveva il viso d‟aquila che mi ricordava il nostro architetto Mollino”. L’amicizia tra Fontana e Tapié diede inizio a una stagione segnata da esposizioni personali fra Torino e Parigi.
Fresco dei riflettori londinesi, quando ritratto della moglie Teresita (“Figura Femminile”) è stato aggiudicato alla cifra record di £ 1,809,000, Fontana è presente anche a Milano con una terracotta smaltata del 1937 stimata €30.000-40.000 (altezza cm 34). Segue la bella terracotta a sviluppo orizzontale del 1956, “Concetto Spaziale”, già proveniente da una collezione privata comasca e valutata €150.000-200.000.
Sempre sulla scia delle luci della ribalta londinesi, segnaliamo una Testa di bambina del 1911 di Umberto Boccioni che arriva sul mercato italiano forte del recente record nella City di un’opera futurista del 1912 (venduto a oltre €10 milioni). L’olio in asta a Milano è stimata €200.000-300.000 e ha fatto parte dalla celebre collezione Ruberl di Francoforte.
Tra gli highlight Bendato di Salvatore Scarpitta già in mostra a New York da Leo Castelli proveniente insieme ad altre 9 oper dalla collezione privata del Boccioni. Si tratta di un’opera del 1960 che Scarpitta espone alla seconda mostra personale da Castelli a New York, con larghe fasce sovrapposte intrecciate che formano dinamiche linee di forza. E’ un’opera che traduce nel colore e nella forza della composizione, energia ed equilibrio insieme. L’opera in asta ha una stima in catalogo di €350.000-450.000.
«Con la forza scultorea delle sue fasce cremisi -commentano Beatrice Botta e Marta Giani, responsabili dell’asta – intrise di sabbia e resina, l’opera di Salvatore Scarpitta in asta, fa parte della serie delle pioneristiche Bende alla quale l‟artista iniziò a dedicarsi a Roma a partire dal 1957. In una riappropriazione assolutamente innovativa e radicale del medium, la tela stessa diviene soggetto dei suoi lavori».
Nella raccolta, inoltre, è inclusa una poetica scultura di Fausto Melotti (Hotel Dieu, 1967) esposta in occasione della celebre mostra del 1976 a Parma, Sala della Pilotta, (est. €250.000-350.000); la scultura è datata 1967, l’anno seguente all’apprezzamento della critica per il lavoro presentato alla Biennale di Venezia del 1966. “Hotel Dieu” combina tecnica e mezzi, dal disegno (con i fili) al design (nella tipografia) cosicché sembra quasi riduttivo etichettarla come “scultura”. E’ un’opera, infatti, a metà strada tra i teatrini di Melotti e le composizioni a tableau che attingono ai suoi lavori su grande scala. Fausto Melotti è stato insignito del Leone d’oro in memoriam nel 1986 e ciò segnò l’inizio di un ampio riconoscimento internazionale.
Proviene da un’importante collezione privata italiana la Superficie bianca del 1985 di Enrico Castellani (st. €180.000-250.000) e dalla collezione di Anna Fendi una Superficie argento stimata €300.000-400.000. Un’altra terracotta smaltata offerta in asta è il “Senza Titolo” stimato (€55.000-70.000) eseguito da Leoncillo nel 1960. Dell’artista ricordiamo il recente world record dello scorso novembre a Milano per la terracotta policroma “Senza titolo (Donna con bambino)” aggiudicata a €218,750.
Non può mancare l’Arte Povera che è rappresentata in questa vendita da un quadro specchiante di Michelangelo Pistoletto datato 1982, “Palloncino giallo con sgabello. L’opera fa parte di quel corpus di serigrafie che meglio esprimono l’evoluzione artistica di Pistoletto, dalla pittura alla fotografia, dal pennello alla tecnica meccanica di produzione di massa. Con l’ideazione della superficie specchiata Pistoletto ha aperto il quadro allo scorrere del tempo, alla registrazione di tutto ciò che passa e trascorre. Pistoletto ha aperto una porta-specchio, dove le immagini entrano a far parte della vita così com’è. Il quadro specchiante del 1982 reca in catalogo una valutazione tra i €400.000 e 600.000.
La vendita di aprile include anche un lavoro di Giulio Paolini (Una Visione, 1973, est. €60.000-80.000) e due arazzi di Alighiero Boetti del 1988 stimati €280.000-350.000 (ciascuno). Tra le opere figurative, una piccola natura morta del 1952 “Fiori” di Giorgio Morandi conservata nella stessa collezione dal 1968 (est. €200.000-250.000). Il tema dei fiori anche se può sembrare meno frequente nell’arte di Morandi, si rivela in realtà come quello più intimo, quasi segreto, della sua intera poetica, e a partire dagli anni Cinquanta i dipinti di fiori diventano più frequenti nell’opera dell’artista.
Segue un olio su tela del 1957 di Renato Guttuso, già proveniente dalla New York Aca Heller Gallery e oggi in collezione privata: “La Discussione”, stimato €100.000-150.000. Il dipinto in oggetto è in relazione con un’opera assai simile conservata alla Tate Gallery di Londra. La GAM Torino ha inaugurato di recente un’esposizione dedicata all’artista “Renato Guttuso. L‟arte rivoluzionaria nel cinquantenario del „68”. Dello stesso artista è presente in asta “Natura morta con candela” del 1947, che reca una stima in catalogo di €60.000-80.000. Della seconda metà degli anni ’50 due capolavori di Dorazio provenienti da un’importante collezione privata europea, “Un bel niente”, 1958, già esposto nel 1959 a Londra alla New Vision Centre Gallery (est. €100.000-150.000) e “Eastern Spleen”, del 1959, in mostra a Dusserldorf al Kunstverein nel 1961 (est. €120.000-180.000).
Bianco di zinco per Bianco del 1960 di Alberto Burri, già donato nello stesso anno dall’artista al noto storico dell’arte e curatore tedesco Paul Wember (est. €200.000-300.000). Palazzo Reale di Milano nel 1992 espose “Oltremare”, 1969, una pregevole tela quadrata (cm 120×130) di Afro, che proviene da un’importante collezione privata italiana. La stima riportata in catalogo è di €180.000-250.000. Tra gli artisti stranieri ricordiamo, “Gris Brun Noir Rouge” di Serge Poliakoff del 1956, (est. €150.000-300.000), “Fines vibrations en blue et noir” di Jesus Rafael Soto del 1974 (est. €180.000-250.000) e la tecnica mista del 1985 di Christo e Jeanne-Claude “The Pont Neuf wrapped (Project for Paris)”, est. €60.000-80.000.
Merita una menzione a parte l’ambiente milanese frutto della collaborazione tra Lucio Fontana e il designer Osvaldo Borsani (1911-1985) che si trova proprio al centro del catalogo. Spesso capita di sfogliare cataloghi di design che propongono mobili creati a quattro mani dai due maestri. Ma il frutto della collaborazione in asta da Sotheby’s è davvero eccezionale.
Il progetto dell’intero appartamento fu affidato nel 1954 allo studio d’arredamento Borsani, molto in voga in quegli anni e che si avvalse della collaborazione del maestro dello Spazialismo. Si tratta di un altissimo esempio delle realizzazioni ambientali di Fontana, un risultato di quegli anni di ricerche concepite in collaborazione con i più celebri architetti del periodo che volevano realizzare la sintesi delle arti: tra questi basti citare la Struttura al Neon realizzata per la IX Triennale di Milano (1951), distrutta subito dopo l’esposizione ed oggi ricostruita presso il Museo del Novecento di Milano o le decorazioni per due padiglioni della XXXI Fiera di Milano (1953). La maggior parte di queste installazioni concepite in scala architettonica e segnate da un uso rivoluzionario dei materiali sono andate perse.
Casa Melandri, Casa Gentilini e Casa Maffioli sono alcuni esempi noti. Ora da Sotheby’s arrivano due rarità di questa residenza milanese dove Lucio Fontana intervenne con la decorazione per parete Arlecchini ed il soffitto Concetto Spaziale – una delle opere di maggiori dimensioni tuttora esistenti dell’artista.
«Anche i “plafoni”, in fondo erano una scultura luminosa, non era la luce. Adesso dicono: ho fatto il lampadario, ma perché? Se io l’ho chiamato “concetto spaziale”, perchè devono dire lampadario, oppure buco, ecc.. Chissà poi perchè, è un fenomeno che non riesco a capire, e sì che ho dato dei termini esatti: concetto spaziale» (Lucio Fontana in conversazione con Tommaso Trini, Domus n. 466,settembre 1968)
In contrasto con il rigore ortogonale dell’ambiente, le forme curvilinee di Concetto Spaziale rimandano ad Jean Arp o alle coeve gouaches découpées di Henri Matisse; l’utilizzo poi del neon come luce indiretta, è in stretta relazione con il celebre Concetto Spaziale al neon della Triennale.
La decorazione per parete Arlecchini mostra l’evidente ripensamento di Fontana sul Barocco, stile che più di qualsiasi altro aveva dato spazio all’integrazione tra pittura, scultura e architettura.
Ricordiamo che si è chiusa da poco la mostra “Lucio Fontana Ambienti/Environments” (21 settembre 2017 – 25 febbraio 2018) a cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí all’Hangar Bicocca di Milano, scarica qui la mini-guida della mostra