Lo scorso 22 Ottobre, lo scultore franco americano Arman, il cosiddetto “fabbricatore di oggetti” e cultore dell’ “accumulo” di prodotti, e’ morto a New York all’ età di 76 anni. Questo Ottobre 2005 è un mese davvero triste per la storia dell’arte, infatti solo due giorni prima, il 20, si è spento un altro grande artista del novecento, il pittore e disegnatore belga Jean Michel Folon. Ci lasciano due grandi nomi a poca distanza l’uno dall’altro, due artisti molto diversi per il tipo di lavoro che svolgevano ma entrambi fondamentali. Arman fa parte di uno di quei tanti movimenti che hanno caratterizzato la vivacissima stagione degli anni Sessanta, il “Nouveau Réalisme”, che discende dal dadaismo di inizio secolo e in parte influenzato anche dal surrealismo. Questa corrente è caratterizzata da una forte critica nei confronti della società dei consumi, della quale cerca di metter in luce le contraddizioni, proponendo un riutilizzo “estetico” degli oggetti. Di qui si può intuire la rivoluzione, l’innovazione e l’importanza delle opere di molti artisti: Arman con le “distruzioni”, Manzoni con la “merda d’artista” e Christo con il suo impacchettare gli oggetti di piccole, medie o enormi dimensioni, cercano di esemplificare questo rapporto conflittuale con la realtà e con l’oggetto, che si risolve spesso in ribaltamento delle convenzioni artistiche e sociali, ribaltamento tipico delle prime e seconde avanguardie del Novecento.
“Nella ricerca di nuove creazioni, ricerca resa necessaria per la carenza e l’affaticamento di pitture edoniste e gestuali, ho in maniera cosciente, esplorato il settore dei detriti, degli scarti, degli oggetti manufatturati scartati, in una parola: gli inutilizzati […] Io affermo che 1’espressione dei detriti, degli oggetti, possiede il suo valore in sè, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli e rendendoli simili ai colori di una tavolozza; inoltre, introdussi il senso del gesto globale senza remissioni ne rimorsi. Negli inutilizzati, un mezzo di espressione attira particolarmente la mia attenzione e le mie cure; si tratta delle accumulazioni, cioè la moltiplicazione e il bloccaggio in un volume corrispondente alla forma, al numero e alla dimensione degli oggetti manufatturati […] ” Arman
Cenni biografici
Armand Pierre Fernandez nasce a Nizza il 17 Novembre 1928. Comincia a dipingere a 10 anni e viene ammesso alla scuola di Arti Decorative di Nizza nel 1946. La sua è una giovinezza esaltante, ama studiare la filosofia e le arti dell’Estremo Oriente e questi interessi, nel 1949, lo conducono a Parigi, all’Ecole du Louvre. Fondamentale per la sua formazione artistica l’incontro con Yves Klein. Non intraprende, come invece avrebbe desiderato suo padre, una carriera di banditore d’aste, ma di insegnante a Madrid (Bushido Kwai Judo School). Nel 1951 rientra a Nizza e, sotto l’influenza di Serge Poliakoff, inizia a precisarsi la sua inclinazione per la pittura. Espone i primi “Cachets” a Parigi nel 1956, due anni dopo, in occasione di una mostra da Iris Clert, Arman autentica un errore di stampa nel biglietto d’invito ( Armand era scritto senza “d “) e cambia la sua firma. Nel 1959 la sua carriera conosce una svolta con l’inizio delle “Accumulazioni” di oggetti e l’anno seguente diventa uno dei membri fondatori del gruppo di artisti “Nouveaux Réalistes”, sotto la guida di Pierre Restany. Nel 1961 si tiene la prima mostra a New York, con l’utilizzo di nuovi materiali quali poliestere e plexiglas. Ormai l’artista si inserisce completamente nel movimento intellettuale ed artistico degli anni 60. Frequenta l’ambiente artistico newyorchese, sotto l’influenza, in particolare, di Marcel Duchamp. Vive negli Stati Uniti e viene di frequente in Europa per esporre. Alla fine degli anni ’60 risalgono le prime collaborazioni con l’industria (Arte e Industria), mentre risale agli inizi degli anni ‘70 un crescente riconoscimento della sua opera, in Francia e all’estero e addirittura è conosciuto ed espone anche in Asia. È negli anni ’80 e ’90 che Arman comincia ad ampliare il ventaglio delle opere e delle tecniche e si indirizza verso realizzazioni monumentali. Una tappa molto importante nella vita dell’artista è la grande retrospettiva che viene organizzata a Parigi dal Gennaio all’ Aprile 1998 alla Galleria Nazionale del “Jeu de Paume”. Questa mostra riunisce più di cento opere, realizzate tra il 1959 e il 1997, che segnano i momenti fondamentali del percorso dell’artista. La Retrospettiva si sposta in seguito, fino al 2001, in molti altri paesi: Germania, Portogallo, Israele, Brasile, Messico, Tai Pei, Spagna.