Documenta 12 molto “filosofica”, al contrario di Venezia. L’intenzione del curatore è quella di riportare il dibattito sull’arte molto in alto, vicino al dibattito sull’esistenza (se c’è ancora…). La scelta è però caduta su linguaggi anni Settanta, tipicamente ideologici sia nell’assunto che nella realizzazione: gli artisti scelti vengono da quelle esperienze o tentano di ripeterle. Sembra che il curatore abbia voluto dare una chance a molti artisti rimasti nell’ombra, per la durezza e la purezza delle loro intenzioni. Massiccia presenza di artisti esotici-globalizzati. Nessun italiano, se non al cinema (per la prima volta presente in massa). Per parafrasare una delle tre domande fondamentali della rassegna (“cosa dobbiamo fare?”): che dire? Nonostante la noia, siamo almeno costretti a pensare, se non altro a cosa “non” si deve fare.