Cosa rimane della giovinezza? A questa domanda provano a rispondere Laura Curino e Michela Marelli che scrivono, a quattro mani, un monologo dal sapore nostalgico e suggestivo.
Il racconto dell’età dell’oro si presenta come un percorso ampio e mutevole che, ancora una volta, si propone di indagare sulla crescita, sull’educazione, sulla fase formativa. Lo fa rievocando discorsi, esperienze ed eventi, filtrati attraverso gli occhi di bambini calati, appunto, in un’età preziosa. Una dimensione mitica, ideale, che riassume in sé il lato migliore dell’esistenza ma che, contemporaneamente, rimanda ad una realtà vicina e circoscritta, dalle connotazioni geografiche ben precise. Valenza e le campagne limitrofe vanno infatti a delineare il luogo dell’infanzia e della familiarità, in cui i giovani protagonisti vivono la gioia e la spensieratezza delle loro avventurose fantasticherie. Il tono vibrante dell’oro si rispecchia nei campi di grano, nei fitti raggi di sole che invadono i prati ma, anche, nei gioielli d’eccellenza realizzati dagli artigiani locali.
Una cittadina vivace e bizzarra, colta in un momento storico alquanto singolare per l’Italia: quello del boom economico. Inizia in quegli anni la ricerca del benessere, una ricerca che si trascinerà dietro innumerevoli contraddizioni e che sarà fulcro delle conversazioni della comunità femminile. Nutrici per antonomasia, le donne si inseriranno al centro di questo ritratto pittoresco e lo tingeranno di chiacchiere, aspettative e saggezza popolare. “Ho pensato a questo lavoro perché volevo scrivere della “mitica” età dell’oro, che è anche l’infanzia. Volevo scrivere del luogo dove sono cresciuta, Valenza, perché è un luogo che si basa sulle differenze: come Camillo e Adriano Olivetti rappresentavano una possibile differenza produttiva della fabbrica, così Valenza è un mondo decisamente originale, unico. Ho cercato di raccontare questi paradossi: questa stranezza mi incuriosiva”, afferma l’autrice ribadendo la natura autobiografica dell’opera. Questa si colloca, poi, nell’ambito di un progetto ancora più vasto e variegato promosso da Almateatro, per festeggiare i quindici anni di attività. Appositamente pensati per la rassegna, una serie di monologhi, di cui Il racconto dell’età dell’oro costituisce il terzo appuntamento (in scena il 23 maggio), dopo Il racconto di chimera e Regina.
Grandi artiste del panorama italiano contemporaneo, pronte a mettersi alla prova con testi difficili che evidenziano il ruolo della donna nella società di ieri e di oggi. D’altra parte, la stessa associazione nasce da una grande attenzione alla multiculturalità e all’interscambio: nel lontano 1993 un gruppo di donne provenienti da diversi paesi (Marocco, Montenegro, Kenia, Argentina, Somalia, Nigeria, Etiopia, Eritrea, Cile, Perù, Colombia, Filippine, Russia, Italia) dà vita ad uno spazio-laboratorio al femminile dove, attraverso il mezzo teatrale, si mettono in comunicazione realtà culturali diverse e in continua trasformazione, si attivano conoscenze e relazioni. L’attività di Almateatro si è dunque dipanata in questi 15 anni non solo attraverso gli spettacoli (13 produzioni ad oggi) ma anche e soprattutto tramite i laboratori teatrali nelle scuole – là dove si costruiscono i legami e si impara a conoscere l’altro da sé – e numerose ricerche e seminari che coinvolgono il tessuto umano e urbano della città. Un’occasione, dunque, per apprezzare un teatro meno elitario e distante, per cogliere attraverso l’arte le pagine più vere della nostra società.
Alma 2008 Passioni teatrali
Centro interculturale delle Donne Alma Mater
Via Norberto Rosa 13/a, Torino
011 2464330 – 011 2467002
orario spettacoli: ore 21.00
ingresso: 5 euro