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Radiohead

Radiohead in Milan

I Radiohead sono in contatto con il divino. Thom Yorke e gli altri quattro componenti hanno suonato per ben due date all’Arena civica di Milano in un’atmosfera suggestiva. Primo giorno il 17 Giugno, dove, come per magia, alle 21,05, appena Thom è salito sul palco, ha immediatamente smesso di piovere -nonostante il cielo sia rimasto inquietante con nubi che sembravano drappeggi di seta grigio. Palco enorme e dalla scenografia spettacolare, con luci che investivano il pubblico e schermi che trasmettevano le immagini dei componenti mentre suonavano. I Radiohead sono una band storica. Sono i Pink Floyd del 2000, unici e inimitabili. Hanno esordito nel ’93, diventando famosi con il singolo “Creep”, inno di generazioni in piena crisi esistenziale. Thom non canta, come molti dicono: si lamenta. Con le sue canzoni e il suo modo inconfondibile di esprimersi, il leader della band ha rappresentato ed è riuscito, attraverso la sua musica, a descrivere il disagio, la condizione miserabile dell’individuo, della nostra società, del nostro secolo alla deriva, allo sbando, come Francis Bacon fece con i suoi quadri nel ‘900. Si dice che la musica dei Radiohead sia per intellettuali, ma in realtà la loro arte è per tutti. Perché di arte si parla. Giunti al loro ottavo album, i Radiohead sono stati in grado di regalarci un capolavoro dietro l’altro. La band è nata come gruppo rock alternativo, etichetta che è valsa loro fino all’album “Kid A”, disco in gran parte elettronico, come il successivo “Amnesiac”. Con “Hail to the Thief” è stato ripreso il percorso rock, solo a tratti elettronico, per arrivare al loro ultimo lavoro “In Rainbows”. L’apoteosi. Durante il live del 17, come nella data del 18, sono stati eseguiti tutti i brani più belli dell’ultimo disco, come “Videotape”, “All I need”, canzoni che sentite dal vivo hanno veramente fatto scendere le lacrime agli occhi data l’incommensurabile bellezza e perfezione nei passaggi di nota. Scaletta diversa per le due date. Uniche canzoni mantenute uguali quelle appartenenti a “In Rainbows”. Chicche eseguite nella data del 17: “Exit music”, con intro suonato in acustico da Thom ed esplosione finale come da copione, con un pubblico composto da 15.000 persone in religioso silenzio come fossero dinnanzi a un dio. L’intramontabile “Street spirit”, l’onirica “Pyramid song”, l’angosciante “Climbing up the walls”, “Lucky” e tantissime altre. Pezzi unici e rari eseguiti durante la data del 18: “How to disappear completly”, “Idioteque” e “Paranoid android”, brano simbolo dei Radiohead con cui, non a caso, Thom ha deciso di concludere l’ultima data del concerto, in un’esplosione di puro delirio cosmico che ci ha catapultati nell’universo per non fare mai più ritorno. Impeccabili, bravissimi. I Radiohead hanno suonato per due ore regalandoci due bis in entrambe le date, tutte e due imperdibili. Unica vera pecca il volume troppo basso, causa controllo decibel da parte del Comune che ad ogni modo va ringraziato comunque per l’occasione concessa. Thom Yorke e i Radiohead, eterni fautori di un sogno vissuto ad occhi aperti.

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