Freddo islandese a Milano
I Sigur Ros hanno portato il freddo islandese anche all’Arena civica di Milano, ma sono stati comunque in grado di scaldarci cuore e anima come nessun altro gruppo sarebbe stato capace di fare. Fulmini e saette, che sembravano far parte della scenografia, a rendere l’atmosfera incredibilmente suggestiva. Tuoni che sembravano provenire dal palco. Fumo che usciva da un lato come da un geyser e luci a rendere il tutto magico, sbalorditivo, lasciando a bocca aperta ogni singolo spettatore. Concerto iniziato non lealmente con un quarto d’ora di anticipo alle 21,15 e si è protratto purtroppo soltanto fino alle 23,15. Intro da favola con il singolo che li ha lanciati “Svefn g englar” appartenente al loro primo album, per continuare con alcuni dei loro pezzi più belli, “Glòsòli” e “Hoppipolla”, tracce che si trovano nell’album “Takk” e che hanno fatto letteralmente commuovere il pubblico. Le lacrime che fanno scorrere i Sigur Ros però, non sono mai lacrime tristi, anzi, il tipo di pianto che genera questo gruppo è pieno di speranza, di luce, di gioia, come fosse di espiazione. Perchè le loro sonorità mettono quasi in contatto con l’infinito, con un qualcosa che è più grande di noi, proprio come i paesaggi islandesi da dove vengono questi giovani ragazzi. Del loro nuovo lavoro, uscito questo mese, sono stati eseguiti i brani più orecchiabili, quelli che la critica ha definito in parte un pò troppo pop, ma comunque piacevoli. Bellissima presenza scenica, tra fate che suonavano piano e violini, la banda del paese arrivata direttamente da Reykjavik ed elfi alla batteria e alle chitarre. Sì, perchè i Sigur Ros sembrano venire da un altro pianeta. Il leader della band, Jònsi, ha mandato tutti in estasi, in uno stato di trance che si amplificava ad ogni suono emanato dalla sua inconfondibile voce ancestrale, sempre rigorosamente in falsetto, suonando la chitarra con l’archetto di violino e dimenandosi, a momenti, come una vera rock star. Quando si ascoltano i Sigur Ros ci si sente vivi e si è veramente contenti di esserlo. Si prende coscienza della propria esistenza, della propria essenza. Un concerto diverso da ogni altro visto fino ad oggi, qualcosa che sa di nuovo, di fresco, di inedito. Finale psichedelico e sbalorditivo che sembrava non avere mai fine, assegnato al brano “Untitled 8” tratto dall’album “()”, ma che purtroppo invece ha portato a termine questo viaggio mistico e indimenticabile. Un concerto visto da seduti, ognuno con il suo posto assegnato tranne che per le tribune. Solo durante l’esecuzione dell’ultimo brano prima del bis la folla si è alzata in piedi fomentata dai Sigur Ros stessi che hanno chiesto al pubblico di alzarsi e di andare sotto il palco per ballare e cantare tutti insieme. Il titolo del loro ultimo album è quasi impossibile da scrivere e da pronunciare ma significa “con un ronzio nelle orecchie suoniamo all’infinito” e noi ci auguriamo con tutto il cuore che sia vero.
Si consiglia vivamente l’acquisto del loro doppio dvd “Heima”, il film girato dai Sigur Ros in Islanda con interviste, riprese mozzafiato e live eseguiti nei posti più belli del mondo.