Quando la musica non è per tutti
Serata di chiusura del Festival internazionale della musica, il MiTo, che anche quest’anno è riuscito a riscuotere notevole seguito e successo. L’atmosfera che si crea a teatro è già di per sé sempre suggestiva, in questo caso, ad ospitare tre musicisti d’eccezione, è stato il Teatro degli Arcimboldi. A farla da padrone in questa ultima notte di festa, tre protagonisti decisamente di spessore, uno dei migliori esponenti di questi tempi moderni nell’ambito della musica contemporanea, il compositore e sassofonista John Zorn, l’ex leader dei mitici Velvet Undergroun, Lou Reed (sì proprio lui) e l’artista con la A maiuscola Laurie Anderson, da poco divenuta sposa proprio di Reed. John Zorn si sa, ama sperimentare e questa volta ha deciso di osare, proponendo il capolavoro poetico della letteratura ebraica Shir ha-shirim, tratto dal Cantico dei Cantici di Salomone, dedicato ai 60 anni dello Stato d’Israele. Partecipazione straordinaria dei novelli sposi a rendere il tutto incredibilmente sensuale ed intenso. Il concerto è cominciato con un’introduzione strumentale dei bravissimi musicisti Marc Ribot, chitarra, Carol Emanuel arpa, Greg Cohen, contrabbasso e Kenny Wollesen, vibrafono e percussioni, diretti dallo stesso John Zorn. Chi è in grado di leggere la musica ed ha come base culturale una formazione a livello di conservatorio è quasi esente da ogni giudizio di critica. Ad ogni spettatore presente in sala l’onere di giudicare. Agli assenti comunichiamo che il quartetto in questione ha suonato alla perfezione un genere non ben definibile, tra il jazz e lo “spagnoleggiante”, senza emozionare, tecnicamente impeccabili, regalando come si suol dire “musica per le nostre orecchie”. E che musica. Successivamente, nella seconda parte, dopo un veloce cambio di palco, ecco entrare le “figlie di Gerusalemme”, le voci Lisa Bielawa, Martha Cluver, Abby Fischer, Kathryn Mulvihill e Kirsten Sollek, seguite dagli amanti, Lou Reed e Laurie Anderson. Questi ultimi ai due lati del palco. Le voci al centro in semi cerchio. Parte il “La” da parte della direttrice del gruppo e subito inizia a leggere la Anderson, con la sua sensualissima voce. Poi è il turno di Reed. E via ad un alternarsi di dichiarazioni d’amore, di dolci parole, tra lui e lei, tra l’amato e la sua amata. Vedere Lou, vera legenda del rock, in piedi di fronte a noi, sentirlo soltanto parlare, anche senza cantare, ha fatto davvero emozionare. Le due voci si fondevano tra loro. Facevano l’amore su un tappeto di incantevoli voci celestiali che cantavano a cappella. Il tutto è stato letto in inglese, dando un po’ troppo per scontato che ogni spettatore conoscesse la lingua perfettamente. John Zorn sempre a dirigere l’opera, che alla fine ha abbracciato il grande amico Lou, prestatosi per questa particolare manifestazione. Una cosa da dire però ci sarebbe. Il grande Zorn è un musicista di nicchia, le sue composizioni si rivolgono ad esperti, ma è stato in grado di ottenere il tutto esaurito agli Arcimboldi. Probabilmente il carissimo Zorn ha un po’ sfruttato la partecipazione dell’amico Reed come ottima strategia di marketing. Infatti molti si sono recati allo spettacolo solo per il cantante in questione, altri perché fa sempre molto chic. Restano quei pochi che hanno veramente capito ed apprezzato il progetto del caro John, il quale, probabilmente, se avesse optato per due lettori sconosciuti, non avrebbe di certo raggiunto lo straordinario successo ottenuto. Niente da rimproverare a nessuno. Anzi, meglio così, perché in questo modo Zorn è riuscito a far avvicinare giovani ed ascoltatori di medio livello, ad un certo tipo di musica e di poesia che solitamente non ha mai notevole seguito.