BONHAMS HA RITIRATO 9 LOTTI
CHE RISULTAVANO TRAFUGATI IN ITALIA
di Mariangela Maritato
Si è svolta il 15 ottobre a Londra l’asta d’arte antica di Bonhams. Ottimi i risultati della vendita di reperti di epoca Romana. Un mestolo d’argento Romano del I secolo a.C. finemente decorato – lotto 218 – è stato battuto a 48,000 sterline (tasse di vendita escluse), cifra record dell’asta. Un trono Romano ricavato da un singolo blocco marmoreo – lotto 240 – è stato aggiudicato a 45,600 sterline mentre un grande capitello corinzio – lotto 242 – a 24,000 sterline. Uno splendido busto d’Afrodite in marmo di un privato inglese è stato invece battuto a 33,600 sterline. Buoni i risultati delle vendite di reperti di epoca egiziana. In particolare, un vaso in albastro con base appuntita – lotto 17 – del IX-VIII sec. A.C. è stato venduto a 36,000 sterline. L’asta – suoi brillanti risultati a parte – ha sollevato molte polemiche. E non solo. Bonhams ha infatti ritirato a pochi giorni dalla vendita 10 lotti sospettati di essere stati trafugati in Italia. La decisione è stata presa dopo una richiesta ufficiale del governo italiano. Le opere in questione fanno infatti parte della collezione dell’antiquario britannico Symes. Tra i lotti che sarebbero dovuti andare all’asta, i carabinieri dei beni culturali avevano individuato in particolare la presenza di 9 opere “che possono essere provento di furto o di scavo clandestino”. La denuncia era partita dall’ex ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli in un’interrogazione urgente in Parlamento rivolta, giovedì 9 ottobre, a un sorpreso Sandro Bondi. Rutelli aveva anche puntualizzato che alcuni oggetti in vendita erano già di Elia Borowski e Nikolas Koutoulakis, due personaggi coinvolti nella “grande razzia” che ha colpito il nostro Paese tra gli Anni ’70 e l’inizio del 2000 e che al numero 180 c’era un cratere apulo a figure rosse alto64 centimetri del 320 a.C. circa e valutato 11.500 euro, già di Symes, poi ritirato dall’asta. Il ministro Bondi ha espresso “grande soddisfazione per la notizia del ritiro dei lotti” e ha ringraziato autorità investigative, inquirenti ed ambasciata italiana a Londra. Secondo l’ex ministro dei beni culturali, però, circa la metà del totale dei lotti in vendita da Bonhams erano di illegittima provenienza italiana.
Il catalogo completo è consultabile online:
La Grande Razzia – Nel 1972, il Metropolitan Museum di New York sborsa per la prima volta un milione di dollari per un singolo reperto archeologico, e compra il Cratere di Eufronio proveniente da Cerveteri (restituito solo nel 2007). Da allora, per più di tre decenni, fino agli inizi degli Anni 2000, s’è compiuta la Grande Razzia: un sistematico ed organizzato furto dal nostro sottosuolo, operato da decine di migliaia di persone. “Soltanto io ne ho indagate oltre 2.500” dice il sostituto Procuratore di Roma Paolo Giorgio Ferri, del pool investigativo specializzato. La Razziaha privato l’Italia forse di un milione di oggetti antichissimi, tra cui parecchi capolavori unici al mondo. Un centinaio di questi oggetti, cioè pochissimi, sono stati finora restituiti da alcuni musei (tra cui il Getty, il Metropolitan, Boston e Princeton), gallerie e collezionisti americani, mentre ancora s’indaga su numerosi altri musei, giapponesi ed europei (perfino sul Louvre) e tanti privati. Agivano infinite squadre di “tombaroli”, che vendevano a pochi trafficanti. Il più famoso è Giacomo Medici, condannato in primo grado a 10 anni di carcere e 10 milioni di euro di provvisionale da rifondere allo Stato. Dai trafficanti, gli oggetti giungevano ai grandi musei spesso attraverso pochissimi mercanti internazionali. Uno è Robert Bob Hecht, sotto processo a Roma con la curator del Getty Marion True: quello che ha ceduto al Metropolitan il Cratere di Eufronio. Robin Symes non ha certo venduto meno di lui, anzi. Per indicarne il giro d’affari, disponeva di fidi in banca per ben 57 milioni di dollari. Il processo contro Bob Hecht e Marion True, iniziato nel 2005, non si è ancora concluso; anzi, ha appena subito un altro mese di rinvio. E quello contro altri due grandi mercanti, i libanesi Ali e Hisham Aboutaam che erano anche partner di Medici, non è nemmeno iniziato. Intanto, però, Alì è in galera: arrestato in Bulgaria, per un mandato di cattura emesso dall’Egitto, dove è stato condannato a 15 anni per scavi clandestini.
Chi è Robin Symes – L’antiquario londinese Robin Symes, sebbene non compaia nel registro degli imputati, ha svolto un ruolo chiave di mediatore nel traffico dei reperti che dall’Italia partivano per la Svizzera per essere poi acquistati dalla True, tanto da essersi guadagnato un intero capitolo nel volume di Peter Watson e Cecilia Todeschini «The Medici Conspiracy. The illicit journey of looted antiquities from Italy’s tomb riders to the world’s greatest museums» (cfr. n. 256, lug.-ago. ’06, pp. 28-30). Formatosi alla scuola di Robert Bothmer, curatore del Metropolitan Museum di New York, Symes diventa un raffinato e ricco trafficante d’arte, titolare di svariate società tra cui la Xoilan Trader Inc. a Ginevra, la cui sede peraltro risultava al medesimo indirizzo dell’Edition Service di Giacomo Medici. Symes è noto soprattutto per essere stato nel 1988 l’artefice della vendita (per 18 milioni di dollari) della famosa Venere di Morgantina che sarà restituita all’Italia dal Getty Museum nel 2010 e per la Maschera d’avorio di Palazzo Massimo scavata dal tombarolo Pietro Casasanta. Tra le altre sue numerose «compravendite» andate a buon fine tra gli anni ’80 e ’90 sono da segnalare quelle riguardanti i materiali delle collezioni Hunt, Levy-White, Tempelsman e Fleischman, poi confluite al Getty e al Metropolitan Museum di New York. Un giro di affari pazzesco basato sul riciclaggio dei reperti, scavati dai tombaroli e usciti illegalmente dall’Italia, smistati tramite case d’asta e collezioni private con prezzi da capogiro. Nel caso della raccolta di Leon Levy e Shelby White del Met è stato decisivo il sequestro del materiale di Giacomo Medici, avvenuto a Ginevra nel 1995 che ha restituito le polaroid degli oggetti non restaurati, messi a confronto con le fotografie, degli stessi oggetti freschi di restauro, dell’archivio di Symes, posto sotto sequestro in Grecia. Proprio qui infatti, iniziano i guai per Symes. Nell’isola greca di Schinussa, non lontano da Paros dove diciassette reperti nella villa di Marion True erano stati già messi sotto sequestro, la polizia greca mette le mani su un’altra villa, questa volta zeppa di quasi trecento manufatti, con tanto di laboratorio per creare falsi (cfr. n. 254, mag. ’06, p. 10). Dalle indagini la proprietaria Despina Papadimitriou risulta essere sorella dell’ex socio in affari di Symes, nonché compagno di vita, Christos Michailidis, proveniente da una famiglia di armatori greci, deceduto accidentalmente e misteriosamente nel 1999 in un ristorante a Terni (in Umbria) dopo aver partecipato con Symes a una cena organizzata dai coniugi Levy White. Due anni dopo, in Inghilterra, la famiglia del defunto Michailidis intenta una causa contro Symes costretto a cedere metà del valore delle imprese gestite dalla coppia. Dalle indagini condotte dalla polizia inglese, che hanno portato Symes il 21 gennaio 2005 a sette mesi di reclusione (su due anni), emerge un quadro sconcertante. Symes e Michailidis possedevano tra New York, Londra e Ginevra oltre trenta depositi d’arte, in tutto 17mila oggetti scavati illecitamente per un valore complessivo di circa 200 milioni di euro.
La commissione esaminatrice italiana e il fallimento delle trattative – “Per un accordo “riservato” stipulato a maggio 2007 tra Francesco Rutelli con l’allora ministro inglese della Cultura” – si legge in una nota d’agenzia – “una commissione italiana ha esaminato, per sei mesi, parte dei 17 mila oggetti posseduti da Symes, di cui almeno sei decimi italiani. Ne ha quindi certificato l’autenticità, ma anche l’illegale provenienza”. Sono questi i beni che i curatori hanno messo in vendita noncuranti dell’eventualità che la giustizia italiana li possa perseguire penalmente, non considerando la loro provenienza del tutto illegittima. E non si tratta di poca cosa: a Symes erano stati trovati, a New York, Londra e in Svizzera, ben 33 depositi, con 17 mila oggetti, almeno per sei decimi scavati illegalmente nel nostro Paese e valutati 125 milioni di sterline. Ma ancora peggio è che gli oggetti sono forti delle expertise della missione ufficiale italiana che ne ha garantito l’autenticità. In seguito all’intervento del governo, tuttavia, la magistratura è riuscita a bloccare la vendita e a far ritirare solo 10 lotti. Una minima parte. E gli altri? Chi lo sa: i curatori contavano forse proprio sulla lentezza della nostra giustizia.
Fonti:
Watson, Peter. “The fall of Robin Symes.” Culture Without Context newsletter of the Illicit Antiquities Research Centre, Issue 15, Autumn 2004
Watson, Peter. The Medici Conspiracy, The Illicit Journey of Looted Antiquities, From Italy’s Tomb Raiders to the World’s Greatest Museums
Isman, Fabio. “ L’arte rubata finisce in vendita” da Il Messaggero del 7 ottobre 2008.
Isman, Fabio “Rutelli: l’Italia fermi la maxivendita dell’arte rubata” da “Il Messaggero” di venerdì 10 ottobre 2008