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Tricky

Tricky, che delusione!

Tutti in fibrillazione per l’arrivo di Tricky a Milano. Sì, proprio lui, Adrian Thaws in persona, padre del Trip – hop, a detta sua, ultimo genere innovativo in ambito musicale posteriormente al grunge, dopo di che il vuoto. Il nulla assoluto. Tricky è entrato sul palco per ultimo, dando le spalle al pubblico, indossando una maglietta bianca a maniche lunghe, della quale si è liberato circa dopo tre brani, rimanendo a torso nudo con costole e tatuaggi bene in vista. Ad accompagnarlo sigaretta o canna in mano, suoi amici inseparabili. Il live è cominciato alle 21,35 circa ed è durato meno di un’ora e un quarto. Rolling stones quasi gremito, ma non tutto esaurito. La band, una volta salita sul palco, ha cominciato con un intro solo strumentale simile a “Sweet Dreams” degli Eurythmics, o forse voleva essere proprio un tributo. Il gruppo che circondava Tricky è stato il primo a deludere un po’ le aspettative, la band infatti, sembrava arrivare direttamente da uno squallido club di Bristol della peggio specie. Imperfetti, di media bravura, ma forse anche questa scelta da parte del produttore e musicista Adrian, non è stata fatta a caso. Per non parlare della cantante, Francesca, italiana, che ha cantato la maggior parte delle canzoni. Negli album di Tricky -come per i Massive Attack, prima band della quale ha fatto l’artista- le cantanti donne sono molto presenti e interpretano sempre buona parte delle tracce. Sul palco questa volta c’era Francesca -purtroppo- la quale  non è stata in grado di trasmettere niente. Molto brava nell’impostazione della voce, ma priva di personalità, di uno stile suo e travolgente. Tricky per la maggior parte del tempo non ha fatto altro che sussurrare, gorgheggiare, appendendosi al microfono saltellando, oppure attaccandosi alla batteria in preda ad un delirio tutto suo, rischiando anche di distruggere la postazione. Che lui sia un tossico comunque geniale si sa, ma solo per questo gli si può perdonare davvero tutto? Il pubblico accorso al concerto soltanto per ballare è sicuramente uscito soddisfatto, ma il livello di qualità non è stato all’altezza delle aspettative. Il Trip – hop è un genere che rende molto di più su disco, anche questo forse è vero. I Massive e i Portishead saranno “commerciali” al suo confronto, ma almeno sono dei professionisti e si circondano di musicisti e cantanti a dir poco competenti. Molti i vecchi brani proposti, tra cui la sempre inquietante e affascinante “Overcome” e qualche brano dell’ultimo album “Knowle West boy”, del cui lavoro Tricky si ritiene molto soddisfatto, avendo dichiarato di sentirlo come se fosse di nuovo un suo primo disco e che anche noi abbiamo trovato davero buono. Il sound di Tricky è grezzo, questo è quello che lo distingue e di cui va fiero. Arriva dalla scena underground di Bristol, dove è nato e cresciuto e che tanto lo ha ispirato. Odia definire il suo genere Trip – hop, etichetta che lo ha sempre limitato. Infatti le sonorità della sua musica sono anche intrise di soul, reggae, hip – hop e jazz. Tricky vanta infinite collaborazioni, tra cui Damon Albarn dei Blur, Pj Harvey, i Tool, Bjork .Questi solo alcuni degli artisti di alto livello che hanno, più che volentieri, offerto il proprio contributo ai suoi lavori. Nonostante la grande carriera del personaggio in questione, il concerto si è rivelato deludente. Poche emozioni, anche se questo a volte può essere un pregio che connota bravura. Ma non è stato il caso di Tricky. Al termine del concerto ci ha anche regalato un finale ai massimi volumi con parte strumentale molto psichedelica, ma incapace di farci cambiare idea, tanto che qualcuno è uscito prima della chiusura del live. O nessuno capisce più niente di musica, oppure un motivo ci sarà..

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