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Shakespeare Low: lezioni d’autore

Chi erano e che ruolo avevano i personaggi “bassi” shakespeariani? Quale contributo apportavano nello svolgimento della vicenda? A questi e ad altri quesiti risponde “Shakespeare Low”, la prima lezione spettacolo presentata dal teatro Eliseo di Roma, che guiderà i ragazzi tra la “marmaglia” di bassi profili che il grande poeta ci ha tramandato nelle sue opere. Personaggi che, seppure minori ed irrimediabilmente intaccati dall’immoralità, avranno, invece, un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama. Servi, messaggeri, ruffiani ed elfi, si avvicenderanno in un viaggio fantastico tra amore e morte, passione e dolore, gioco e viltà, accompagnati dalla musica e dall’esperienza creativa di Giancarlo Sepe.

Una narrazione che procede per capitoli, alla ricerca delle origini dell’essere “low”, non solo nell’entità recitativa delle battute ma , soprattutto, nell’ambito della sfera caratteriale ed emotiva. Una lezione di teatro e di vita che si articola in capitoli e coraggiosamente rovescia il precetto dantesco per cui, questa volta, tra bassi, balordi e ignavi non si guarda e passa, ma ci si sofferma per comprendere, come ci racconta Giancarlo Sepe.

Come nasce il progetto Shakespeare Low e con quali finalità?

Dopo tanta attività personale e di sperimentazione legata ai giovani, avevo intenzione e voglia di far comprendere ai ragazzi di oggi quanto fosse importante il teatro e dare a questo progetto una sorta di aura particolare, connessa appunto ad una espressività più fresca e diretta. Shakespeare Low è pertanto una chiave per affrontare un classico in un modo differente dal solito; non scegliendo una chiave narrativa specifica ma connettendola al gioco, laddove il teatro non è conosciuto come elemento professionale ma solo per gli effetti dello spettacolo stesso. È una sorta di tour in un mondo misterioso.

Perché la scelta di coinvolgere i ragazzi in un excursus di personaggi bassi, balordi e ignavi?
I personaggi bassi sono i personaggi che ignorano gli effetti delle loro azioni, in genere tralasciate durante la messa in scena. “Shakespeare Low” rappresenta, quindi, un pretesto per giocare sulla drammaturgia shakespeariana: le figure sono basse in quanto non hanno importanza, balorde perché sono anche cattive, ignave perché ignorano quanto possano essere rilevanti nell’ambito della storia. Una lezione che guarderà alla filologia del testo tramite un gioco ironico e didattico. All’epoca in cui ero uno studente, infatti, ed andavo a teatro con la scuola, ricordo con sconforto gli spettacoli che ci portavano a vedere; si trattava di piéce punitive, che non avvicinavano affatto il gusto dei giovani. Io vorrei, al contrario, che questo spettacolo costituisse un’educazione teatrale per quanti, in futuro, vorrebbero fare teatro. Normalmente, penso il teatro come un virus urticante: una volta respirato, ti rende già preposto al  mestiere. Che ci sia poi un grande teatro come l’Eliseo che finanzia operazioni di questo genere è un aspetto molto significativo, che lascia ben sperare per il futuro.
Lei ha iniziato ad occuparsi di teatro fin da giovanissimo: quale consiglio darebbe allora ad un giovane che vuole avvicinarsi a questo mondo, visto che spera di avere fra il suo pubblico un futuro artista?
Io ed altri miei colleghi, da spettatori, ci siamo avvicinati sin da giovanissimi al teatro con la segreta speranza che, un giorno, avremmo potuto prenderne parte. Di conseguenza, io leggo nei giovani sempre dei potenziali teatranti. Inoltre, il teatro è, per alcuni, una terapia che riesce ad estrinsecare lo stato d’animo e rende meno timidi. Come prima cosa, quindi, consiglio di andare a teatro, proprio per ca( r )pire il segreto e per capire se si trova in ciò una sorta di soddisfazione interiore ed emotiva. Poi, se uno sceglie di far l’attore, è necessario che si rivolga a scuole di recitazione serie, diffidando dalle facili promesse.

Pirandello, Cechov e Beckett sono solo alcuni dei nomi degli autori di cui lei ha curato la regia: con l’esperienza, quale allestimento le è rimasto maggiormente nel cuore e perché.

Con Cechov ho allestito uno Zio Vania speciale, ripensato dall’unico personaggio sopravvissuto. Beckett, invece, è stato sempre il leit motiv della mia vita. Di Pirandello, poi, ho un ricordo straordinario: con Così è (se vi pare) vinsi il premio Ubu per la regia legato, tra l’altro, ad un testo intoccabile che ha dato frutti importantissimi.
Un’altra avventura che l’ha coinvolta in questi anni è stata la direzione artistica della compagnia la Comunità… ce ne vuole parlare?
La Comunità nasce nel ’72, in un sottoscala: uno spazio molto legato alla mia attività, alla mia storia, all’immaginazione e alla pulsione interiore. Una dimensione parallela che ho cercato di tutelare dalle mode e da una facile programmazione, privilegiando gli spettacoli di ricerca.
Un altro suo grande amore è il cinema. Come si traduce questa sua passione sul palco?
Io penso come se fosse un film, uso la luce come se fosse un primo piano e lavoro molto sulla sagomazione dell’immagine, in un contesto dove quasi sempre non si vedono i confini, i perimetri. Per cui sembra proprio che quello che viene illuminato diventi, a un certo punto, l’elemento narrativo e, viceversa, ciò che riamane nell’oscurità non sia mai esistito. Poi, sicuramente, c’è l’uso della musica che ritengo uno degli elementi che maggiormente mi avvicina al cinema: io lavoro con la musica, effettuando una ricerca armonica agguerrita e presentandola, infine, non come sfondo ma come un’ulteriore drammaturgia che si aggiunge a quella scritta. Il teatro è anche questo.


INFO
Eliseo Ragazzi – Teatro Eliseo
Dal 29 ottobre a 19 dicembre

Shakespeare Low
Bassi Balordi e Ignavi

Lezione spettacolo su brani di
William Shakespeare
Testo e regia di Giancarlo Sepe

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