Damien Hirst direttore artistico del video
See the light del gruppo punk TheHours
Un’attrice intrappolata nei tranelli psicologici della propria celebrità che diventano claustrofobiche scatole di vetro. Sienna Miller è la paziente di un ospedale psichiatrico nel video del nuovo singolo See the light del duo inglese The Hours che porta la firma di Damien Hirst come direttore artistico.
Il video, diretto da Tony Kaye (American History X), vede l’attrice in camicia da notte vagare in preda al delirio in una costosa boutique di moda vuota, le cui vetrine diventano per lei un labirinto senza uscita. La donna piange dalla disperazione e in un’altra sequenza del video parla dei suoi disturbi mentali ad un analista mentre fuma nervosamente una sigaretta dopo l’altra.
In un’indimenticabile scena la si vede saltare vicino ad un trittico di mucche crocifisse. Un omaggio di Hirst ad una violenta opera di Francis Bacon. La Miller gira le sue mani sotto il sangue che sgocciola dalle carcasse dei bovini e lo sparge sul muro.
Hirst ha incontrato il cantante della band, Antony Genn, a metà degli anni ’90, e da allora è stato un accanito sostenitore della sua musica e della sua carriera fino a fondare un’etichetta, Is Good, per promuovere il gruppo. Per loro aveva disegnato la cover di Ali in the Jungle, il loro primo singolo su vinile. In seguito li aveva invitati per una performance al party inaugurale – a lui affidato – del celebre Epicentro Prada di Soho, a New York. Con questo video il controverso artista britannico – che non smentisce il suo ineffabile fiuto per gli affari – ha confermato il rapporto speciale che lo lega alla band punk come artista, supervisore, mentore e finanziatore di progetti. Hirst aveva anche provato, qualche anno fa, a fondare una rock band. Una specie di sub gruppo indie-pub chiamato Fat Les, insieme al bassista del Blur,Alex James. Di tutta l’operazione quello di cui resterà traccia nella storia è solo la circostanza da cui l’idea dei Fat Les è nata: ovvero Damien Hirst che dirige il videoclip per l’inno beota dei Blur, Country.
Una sorte analoga lo lega ora al punk emotivo e melodico dei The Hours? Andando più a fondo, un po’ tutta la Young British Art – di cui è il principino regnante – ha almeno una buona metà delle sue agitate radici ben piantate in quella specie di universo speculare della tradizione e della società inglese che fu il punk. Perché oltre che un bel grumo di sputi e rock’n’roll il punk è stato – soprattutto a Londra – anche roba di scuole d’arte, di ragazzetti affamati d’attenzione e di soldi. Tanti soldi, venuti fuori dal caos. “Cash from chaos”, come si diceva allora. A ben pensarci, anche l’arte contemporanea inglese dei primi anni Novanta è esattamente “cash from chaos”. Damien Hirst diventa ricco e famoso immergendo il cadavere uno squalo tigre (ed altri animali assortiti) dentro vasche di formaldeide. E la sua ultima asta milionaria di settembre scorso? Un vero e proprio “cash from crash”. Cose così. Cose da punk.